Il Segretariato Italiano Giovani Medici (SIGM) e l’Associazione Italiana Medici (AIM) si associano all’appello del Centro di ricerca in medicina di emergenza e delle catastrofi (Crimedim) dell’Università di Novara che mira arichiamare l’attenzione delle autorità politiche e dell’opinione pubblica a favore del medico e ricercatore, Ahmadreza Djalali, incarcerato in Iran da mesi e sul quale […]
Il Segretariato Italiano Giovani Medici (SIGM) e l’Associazione Italiana Medici (AIM) si associano all’appello del Centro di ricerca in medicina di emergenza e delle catastrofi (Crimedim) dell’Università di Novara che mira arichiamare l’attenzione delle autorità politiche e dell’opinione pubblica a favore del medico e ricercatore, Ahmadreza Djalali, incarcerato in Iran da mesi e sul quale pende una sentenza di pena capitale. Ahmadreza, quarantacinquenne, marito e padre di due bambini, ha lavorato e studiato in Italia, per quattro anni (dal 2012 al 2015), presso il CRIMEDIM in qualità di ricercatore,e, dopo essersi trasferito in Svezia, da quasi un anno è imprigionato in Iran, Paese natale dove si era recato per motivi personali, con l’accusa di spionaggio contro il governo. A nulla sono valsi gli accorati appelli dei familiari ed il lunghissimo sciopero della fame cui si è sottoposto volontariamente, che gli ha fatto perdere più di 20 kg, ed ora Ahmadreza attende l’esecuzione della sua condanna a morte. Il collega, la cui unica colpa è stata quella aver lavorato insieme a ricercatori di ‘Paesi nemici’ per migliorare la capacità operativa di ospedali in paesi affetti da povertà estrema e colpiti da disastri, è stato obbligato a firmare una confessione con la quale si dichiarava colpevole di attività di spionaggio.
SIGM ed AIM chiedono a tutti i medici italiani di contribuire all’iniziativa di far circolare la notizia sul web, utilizzando gli hashtag #AhmadrezaFree e #SaveAhmad, nonchè di sottoscrivere la petizione su change.org predisposta dalla moglie del collega Ahmad.
Link alla petizione: http://bit.ly/ahmad-change-it