Salute 1 Dicembre 2020 09:31

Giornata mondiale contro l’AIDS, luci e ombre ai tempi del coronavirus

Dati in miglioramento e speranze dalla ricerca, ma ancora troppe diagnosi sono tardive. Tutti i numeri

di Tommaso Caldarelli
Giornata mondiale contro l’AIDS, luci e ombre ai tempi del coronavirus

Buone nuove, complessivamente, per la lotta contro l’AIDS/HIV in Italia e in Europa; ma anche tinte fosche e molto ancora da migliorare e risolvere. Arriva in un momento in cui di virus si parla tanto, per motivi diversi da quelli connessi al fiocco rosso, la data del 1 dicembre 2020, nuovo appuntamento con la Giornata mondiale contro l’AIDS. L’Istituto Superiore di Sanità in un comunicato stampa diffuso a pochi giorni dalla ricorrenza sottolineava che, sebbene dal 2012 le infezioni da HIV siano progressivamente calate, i numeri continuano a raccontare una realtà meritevole di attenzione e di allarmi.

Giornata mondiale contro l’AIDS, i dati ISS

Ad esempio le maggioranza di nuove infezioni da HIV è nella fascia 25-29 anni, mentre, continua ISS, «nel 2019 per la prima volta la quota di nuove diagnosi HIV riferibili a maschi che fanno sesso con maschi (MSM) ha raggiunto quella attribuibile a rapporti eterosessuali (42%), che invece è stata da sempre la modalità più frequente».

Allarmante è poi constatare che «il 60% delle persone diagnosticate con infezione da HIV nel 2019 erano già in fase avanzata di malattia e ignoravano di essere HIV positive già da molto tempo».

Nel mondo

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato i dati più aggiornati in suo possesso: ci sono oggi nel pianeta quasi 40 milioni di persone che vivono con infezione da HIV e, a causa di disfunzioni nei servizi HIV, oltre 690 mila persone sono morte «per cause collegabili al virus» e circa 1,7 milioni di persone sono state infettate.

Vi sono fortunatamente molte notizie positive: nel 2019 il 69% degli adulti e il 53% dei bambini HIV-positivi hanno visto il beneficio di una terapia antiretrovirale gratuita e a vita. La grande maggioranza delle donne incinte e con neonati in allattamento al seno hanno ricevuto terapie antiretrovirali, il che non solo va a proteggere la salute delle donne stesse, ma sa anche prevenire la trasmissione dell’HIV verso i neonati.

In Europa

Colpisce il contributo europeo, soprattutto di alcune regioni, alla diffusione del virus. La divisione europea dell’OMS insieme al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie afferma che «il numero di persone che vive con HIV non diagnosticato è in aumento nella regione di pertinenza dell’OMS Europa. Circa 136 mila persone hanno avuto una nuova diagnosi nel 2019, di cui circa il 20% nell’Unione Europea e il restante 80% nelle regioni dell’Est Europa».

Ciò dimostra, continuano i numeri allo studio, che «ci sono più persone divenute infette all’HIV nell’ultimo decennio rispetto a quanti hanno ricevuto una diagnosi, indicando che il numero delle persone che vive senza diagnosi è in crescita nella regione». Quello degli asintomatici è ovviamente un problema, come abbiamo ormai imparato a conoscere nelle lunghe giornate del coronavirus, perché si tratta di soggetti «che non sanno di avere HIV e non si curano».

Quali passi avanti?

La Società di malattie infettive e tropicali in una nota fa presente che «l’HIV oggi si può controllare, garantendo al paziente una qualità di vita molto simile al resto della popolazione, e si può ridurre la viremia fino ad azzerarne il rischio contagio».

Vero è che i fronti aperti rimangono tanti, ma anche la ricerca medica ha in effetti fatto il suo lavoro: «Gli studi HPTN83 e HTPN84 sono tra i più rilevanti dell’ultimo periodo – ha sottolineato per la SIMIT la professoressa Antonella Castagna, primario di malattie infettive all’Ospedale San Raffaele di Milano –. L’introduzione di un farmaco long acting somministrato per via intramuscolare ogni 8 settimane ha portato a una significativa riduzione delle nuove infezioni di HIV, sia nelle donne che nei maschi che fanno sesso con maschi: questa è una delle acquisizioni più importati di questi ultimi mesi. Si sta muovendo anche la strada dei vaccini, ma resta molto complessa, per diverse ragioni tra cui la variabilità del virus e la mancanza di modelli utili nella dimostrazione dell’efficacia».

E il vaccino?

Qualche segno di vita sul fronte dei vaccini in effetti pare esserci e arriva dagli Stati Uniti; alcuni giorni fa gli scienziati dello Scripps Research Center di La Jolla in California hanno pubblicato alcune risultanze di un esperimento basato sulla riprogrammazione dei linfociti B estratti dallo stesso malato. Il nuovo studio pubblicato su Nature e per ora testato su cavie di laboratorio «mostra che questi linfociti B, dopo essere stati reintrodotti nel corpo, possono moltiplicarsi in risposta a una vaccinazione e maturano in celle di memoria e di plasma che possono produrre alti livelli di anticorpi protettivi per lungo tempo».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
HIV, focus su aderenza alle terapie e dialogo paziente-medico con “HIV. Parliamone ancora!”
Le terapie oggi disponibili per l’HIV hanno radicalmente trasformato la storia di questa infezione e delle persone che ne sono portatrici
Hiv: donne ancora sottorappresentate negli studi clinici. L’efficacia della terapia B/F/TAF
Nonostante siano più esposte all’infezione e la medicina di genere indichi che le caratteristiche sesso-specifiche giochino un ruolo importante nella gestione della patologia, le donne sono ancora sottorappresentate negli studi clinici sull’HIV. Tuttavia, negli ultimi anni, si stanno conducendo analisi e indagini specifiche sulla popolazione femminile, che confermano l’efficacia terapeutica della combinazione bictegravir/emtricitabina/tenofovir alafenamide (B/F/TAF) in tutte le fasce di età della vita di una donna
di Marco Landucci
HIV: via a studio su prima “pellicola” vaginale mensile per prevenire i contagi nelle donne
Un nuovo studio, condotto negli Stati Uniti e in Africa Subsahariana, mira a testare la fattibilità e l'accettabilità di un film vaginale progettato per sciogliersi gradualmente in 30 giorni, come possibile metodo di prevenzione dell'HIV per le donne
Aids, ISS e Fondazione The Bridge: «Più servizi di genere a sostegno di chi invecchia con HIV»
HIV Outcomes Italia è un progetto nato a livello europeo nel 2016 per ragionare su una nuova modalità di affrontare i bisogni delle persone sieropositive e migliorarne la vita. Obiettivo individuare nuovi percorsi diagnostici e terapeutici
Lotta all’HIV, arriva il supporto dei medici di famiglia per scovare il sommerso
«Si stima che in Italia ci siano circa 10mila persone inconsapevoli di essere infette dal virus dell’HIV. Il Medico di famiglia è impegnato nell’emersione del sommerso e nel seguire i pazienti in trattamento, visto che l’aspettativa di vita si è notevolmente allungata» sottolinea Alessandro Rossi, Responsabile SIMG Patologie Acute
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Percorso Regolatorio farmaci Aifa: i pazienti devono partecipare ai processi decisionali. Presentato il progetto InPags

Attraverso il progetto InPags, coordinato da Rarelab, discussi 5 dei possibili punti da sviluppare per definire criteri e modalità. Obiettivo colmare il gap tra Italia e altri Paesi europei in ...
Advocacy e Associazioni

Disability Card: “Una nuova frontiera europea per i diritti delle persone con disabilità”. A che punto siamo

La Disability Card e l'European Parking Card sono strumenti che mirano a facilitare l'accesso ai servizi e a uniformare i diritti in tutta Europa. L'intervista all'avvocato Giovanni Paolo Sperti, seg...
Sanità

I migliori ospedali d’Italia? Sul podio Careggi, l’Aou Marche e l’Humanitas di Rozzano

A fotografare le performance di 1.363 ospedali pubblici e privati nel 2023 è il Programma nazionale sititi di Agenas. Il nuovo report mostra un aumento dei  ricoveri programmati e diu...