Salute 23 Dicembre 2020 16:07

Anticorpi monoclonali, Silvestri (Emory University): «Riducono il rischio di essere ricoverati. Non capisco il ritardo in Italia»

Il professore della Emory University di Atlanta spiega il funzionamento di questa promettente terapia anti Covid-19: «Si legano alla proteina S, quella che il virus usa per entrare nelle cellule dell’ospite, ed agiscono impedendo a questa proteina virale di legarsi al recettore cellulare»

Anticorpi monoclonali, Silvestri (Emory University): «Riducono il rischio di essere ricoverati. Non capisco il ritardo in Italia»

«In Italia sono state approvate sperimentazioni su farmaci e terapie su cui non c’è grande evidenza, come ozonoterapia e Avigan: per questo non capisco la lentezza sugli anticorpi monoclonali». Guido Silvestri, professore e capo dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta, non si dà pace: era stato uno dei primi a segnalare le grandi potenzialità degli anticorpi monoclonali neutralizzanti ma in Italia per ora di questi farmaci non c’è traccia. Sulle Pillole di Ottimismo, il seguitissimo blog che vede tra gli animatori proprio Silvestri, si è parlato molto dei risultati di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine sul Bamlanivimab, uno di questi anticorpi, che in base ai primi dati riduce il rischio di ricoveri ospedalieri del 72%. L’uso di Bamlanivimab è stato infatti approvato in USA (che ha acquistato 950mila dosi), Canada (26mila dosi), Germania ed Ungheria ma, come evidenziato da un’inchiesta del Fatto Quotidiano, non in Italia nonostante il farmaco sia prodotto proprio nel nostro Paese. Ora della questione se ne sta occupando anche il neopresidente AIFA Giorgio Palù. Gli anticorpi monoclonali, che sono efficaci solo se somministrati nella prima fase della malattia, sono stati alla base del prodigioso recupero del presidente Donald Trump, anche lui colpito dal Covid-19.

 Professore, come funzionano gli anticorpi monoclonali anti Covid e perché si stanno dimostrando particolarmente efficaci?

«Gli anticorpi monoclonali neutralizzanti funzionano legandosi alla proteina S, quella che il virus usa per entrare nelle cellule dell’ospite, ed agiscono impedendo a questa proteina virale di legarsi al recettore cellulare, una molecola che si chiama ACE-2. La loro efficacia è più marcata nelle fasi iniziali della malattia, quelle in cui i danni sono causati direttamente dal virus, mentre diventano inutili nelle fasi più avanzate in cui ci si trova davanti a una esagerata reazione immunitaria dell’ospite».

Negli Stati Uniti la sperimentazione degli anticorpi come sta andando? Ci sono dati a riguardo?

«Ci sono dei dati pubblicati su due articoli sul New England Journal of Medicine, da cui si evince che questi farmaci riducono in modo significativo il rischio di essere ricoverati in ospedale se infettati con SARS-CoV-2. La FDA, la nostra agenzia regolatoria del farmaco, ha autorizzato l’uso di questi anticorpi nella prima metà di novembre, ed ora li stiamo usando con regolarità nei soggetti con infezione sintomatica recente. La nostra impressione clinica conferma i dati pubblicati secondo cui gli anticorpi funzionino molto bene se somministrati in questa fase iniziale di malattia».

È vero che il Presidente Donald Trump è stato curato con un ‘cocktail’ di questi anticorpi?

«Verissimo. Eravamo ad inizio ottobre e la decisione fu presa perchè sembrava che le condizioni del presidente stessero deteriorando rapidamente. Gli venne fatta una infusione del cocktail della Regeneron ed i risultati nel suo caso sono stati ottimi. Ed infatti fu proprio questo episodio che mi spinse ad adoperarmi per accelerare l’introduzione di questi farmaci in Italia, ma purtroppo il mio tentativo non ha avuto successo».

Secondo lei perché le autorità europee non hanno ancora ammesso l’uso sperimentale di questi anticorpi monoclonali?

«Onestamente non so il perchè di questa lentezza. In Italia sono stati approvati trials clinici pragmatici per terapie di cui non c’è grande evidenza che funzionino, come per esempio Avigan ed ozono, come mi ha segnalato proprio stamattina il collega Enrico Bucci della Temple University. Per questo mi stupisce che nel caso degli anticorpi monoclonali – già approvati dalla FDA ed in favore dei quali ci sono un forte razionale scientifico, eccellenti dati preclinici, e risultati molto promettenti di Fase 2 – le cose procedano così lentamente».

Il combinato disposto di vaccino e anticorpi può segnare la fine del virus o la cosiddetta ‘variante inglese’ può complicare le cose?

«Al momento non sappiamo come si comporti questa variante inglese del virus in termini di resistenza a vaccini o anticorpi. Quello che sappiamo è che ci vorranno diversi mesi prima che la maggioranza della popolazione sia vaccinata per Covid, ed in questo periodo di transizione gli anticorpi sono probabilmente il rimedio più efficace che abbiamo a disposizione».

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

 

Articoli correlati
Nasce il progetto PMLAb per i pazienti COVID-19 immunocompromessi
La gestione del paziente immunocompromesso con COVID-19 richiede una particolare attenzione, che si concretizza con le Profilassi Pre-Esposizione con anticorpi monoclonali. A questo scopo è nato il progetto Prevention Management LAboratory (PMLAb), presentato oggi a Roma
Emicrania: trattamento con monoclonali anti-CGRP riduce gli attacchi in oltre il 90% dei pazienti
Un anno di trattamento con anticorpi monoclonali anti-CGRP fa crollare la frequenza degli attacchi di emicrania nella quasi totalità dei soggetti (91,3%). È il dato emerso da uno studio multicentrico cui hanno partecipato ben 16 centri coordinati dall’IRCCS San Raffaele di Roma e appena pubblicato sulla rivista Journal of Neurology
Covid, alcune persone potrebbero aver perso l’olfatto per sempre? L’ipotesi allarmante in uno studio
La perdita dell'olfatto a causa di Covid-19 potrebbe durare a lungo o addirittura per sempre. Uno studio rivela che una persona su 20 non l'ha recuperato dopo 18 mesi
Si possono bere alcolici quando si risulta positivi al Sars-CoV-2?
Il consumo di alcolici è controindicato quando si è positivi al virus Sars CoV-2. Gli studi mostrano infatti che gli alcolici possono compromettere il sistema immunitario
Dopo quanto tempo ci si può ammalare di nuovo di Covid-19?
Gli studi indicano che le reinfezioni con Omicron sono più frequenti. Una ricerca suggerisce un intervallo tra i 90 e i 640 giorni, un'altra tra i 20 e i 60 giorni
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Percorso Regolatorio farmaci Aifa: i pazienti devono partecipare ai processi decisionali. Presentato il progetto InPags

Attraverso il progetto InPags, coordinato da Rarelab, discussi 5 dei possibili punti da sviluppare per definire criteri e modalità. Obiettivo colmare il gap tra Italia e altri Paesi europei in ...
Advocacy e Associazioni

Disability Card: “Una nuova frontiera europea per i diritti delle persone con disabilità”. A che punto siamo

La Disability Card e l'European Parking Card sono strumenti che mirano a facilitare l'accesso ai servizi e a uniformare i diritti in tutta Europa. L'intervista all'avvocato Giovanni Paolo Sperti, seg...
Sanità

I migliori ospedali d’Italia? Sul podio Careggi, l’Aou Marche e l’Humanitas di Rozzano

A fotografare le performance di 1.363 ospedali pubblici e privati nel 2023 è il Programma nazionale sititi di Agenas. Il nuovo report mostra un aumento dei  ricoveri programmati e diu...