Il Presidente del maxi Ordine delle professioni sanitarie traccia un bilancio del 2020. Positivo il ‘fronte interno’: «Abbiamo perfezionato l’architettura istituzionale anche assumendoci delle responsabilità»
L’anno volge al termine e anche per le Federazioni ordinistiche è tempo di tirare le somme dopo dodici mesi estremamente complicati, con la pandemia che ha stravolto le priorità e ha messo a dura prova tutti i professionisti della sanità. Alessandro Beux, Presidente della Federazione degli Ordini dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione, traccia un bilancio in “chiaroscuro” per il mondo della 19 professioni afferenti alla Federazioni: se da un lato il ‘fronte interno’ della Federazione ha registrato un bilancio in attivo con il completamento dell’architettura istituzionale, il ‘fronte esterno’ registra ancora alcune criticità.
È la parte che più ha dato soddisfazioni al Presidente Beux: «Il bilancio è complessivamente positivo – spiega il Presidente della FNO TSRM e PSTRP – perché abbiamo perfezionato l’architettura istituzionale, eleggendo le Commissioni di Albo nazionale; l’abbiamo fatto assumendoci delle responsabilità e fronteggiando anche qualche critica alla fine del mese di settembre. Molti progetti stanno andando avanti spediti, soprattutto quelli promossi per creare l’identità comune delle 19 professioni: gli aspetti giuridici e medico-legali, la gestione del rischio e la sicurezza delle cure, la Costituzione etica. Qualche settimana fa abbiamo avuto grandi soddisfazioni al Forum Risk Management in Sanità con eventi promossi su questi temi da coloro che all’interno della Federazione li stanno seguendo e coordinando. A metà anno si è chiusa la possibilità di presentare le domande agli elenchi speciali ad esaurimento, si stanno processando quelle di più difficile valutazione. Nonostante ci sia ancora del lavoro e che una parte di quel che è stato fatto richiede degli aggiustamenti, possiamo essere soddisfatti».
Nelle ultime settimane si è affacciato un tema nuovo: la richiesta da parte della Commissione d’albo nazionale dei Fisioterapisti di costituire un Ordine proprio: richiesta formulata in base alle previsioni della legge 3 del 2018 per le professioni che contano più di 50mila iscritti. «Si configura come una richiesta legittima che come tale riconosciamo, ma certamente ha un verso contrario rispetto a quello in cui abbiamo e continuiamo a credere: aggregare, affrontando la fatica richiesta per costruire un contesto istituzionale plurale, in cui le singole componenti professionali lavorano a favore di ciò che accomuna e unisce, piuttosto che esaltare i distinguo che dividono», spiega il Presidente Alessandro Beux. «Alcuni mali del nostro Paese sono la parcellizzazione, la frammentazione, la scarsa unitarietà, la fatica del diverso a stare insieme a ciò che non è (come) lui, l’individualismo: tutti elementi che impattano negativamente sulla realtà perché quando c’è parcellizzazione si esaltano gli interessi differenti, c’è la tensione all’azione corporativa e ci sono i presupposti per la contrapposizione tra le parti. Si tratta di una scelta legittima ma non tutto ciò che è legittimo è anche giusto e fa bene. Il tempo ci dirà se oltre che legittima, l’iniziativa sarà anche utile al Sistema Paese».
Al momento non ci sono certezze sui tempi che porteranno alla nascita dell’Ordine dei Fisioterapisti. «Lunedì 21 dicembre – continua il Presidente della FNO TSRM e PSTRP – c’è stato un primo incontro all’interno del quale sia noi che il Ministero ci siamo presentati senza elementi di dettaglio perché questo è un altro percorso senza precedenti, pertanto da definire. La legge 3 ha previsto la possibilità di istituire un Ordine per quelle professioni chi abbiano almeno 50mila iscritti, in questi due anni e mezzo gli Ordini hanno censiti 63mila Fisioterapisti, quindi abbondantemente al di sopra del numero minimo previsto. La richiesta dei Fisioterapisti è quella di fare quanto prima possibile; da parte nostra nessun impedimento, ma certo è che la loro priorità non può essere anche quella della Federazione nazionale, che non può e non deve pensare a una sola delle 19 professioni rappresentate, ma ad ognuna di esse e a quella dimensione generale che, in quanto tale, le interessa tutte».
Lo tsunami Covid-19 è stato affrontato da tanti professionisti sanitari in prima linea e il tributo in termini di contagi e decessi è stato alto. Eppure raramente nella rappresentazione generale si è dato conto dell’impegno di tutti questi professionisti. «Abbiamo sempre cercato di essere obiettivi e non apparteniamo a coloro che nell’imprevedibilità della pandemia trova la motivazione a tutto quel che di drammatico è successo e sta succedendo – spiega Beux -. È vero che la pandemia non era stata prevista ma era prevedibile. Sulla base di questa possibilità ci si sarebbe dovuti preparare, cosa che non è successa. Quando è arrivata è stata affrontata con le competenze dei singoli professionisti, la loro dedizione e poco altro. In estate ci si sarebbe dovuti preparare meglio a quel che sarebbe accaduto in autunno».
Il vero cruccio di Beux è quello di non essere riuscito a portare adeguatamente all’attenzione dell’opinione pubblica il fatto che, parimenti impegnati ed esposti, a fronteggiare la pandemia non c’erano solo medici e infermieri. «Grande responsabilità di questo va ai mezzi di comunicazione generalisti che sono sinceramente, ma erroneamente, convinti che parlando di medici e infermieri ci si riferisca a tutte le professioni sanitarie interessate, cosa che invece non è vera. A noi non è mai interessata la visibilità fine a sé stessa, ma quella necessaria per prevenire che le rappresentazioni semplicistiche e parziali della realtà possono avere ricadute negative su chi, parimenti impegnato ed esposto, non viene riconosciuto e trattato come meriterebbe».
La prima bozza della legge di Bilancio aveva fatto infuriare i professionisti sanitari esclusi dall’indennità Covid. Il pressing sui partiti di sindacati, Ordini e FNO TSRM e PSTRP ha fatto sì che l’indennità fosse estesa a tutte le professioni sanitarie. «È inammissibile che il Governo licenzi una bozza di legge di Bilancio che fa riferimento solo a una parte delle professioni coinvolte nel contrasto alla pandemia: ritengo che sia un indicatore di quanto anche coloro che, per specifica competenza istituzionale, sono chiamati a prendere decisioni importanti sul contesto sanitario non abbiano le idee chiare», spiega il Presidente Beux. «La soluzione a cui si è giunti ci soddisfa dal punto di vista concettuale, certamente non anche dal punto di vista economico, perché si tratta di pochi euro al mese che saranno erogati chissà quando perché sono rimandati alla contrattazione collettiva sulla quale non sappiamo né quando si aprirà né quando si concluderà. Dal punto di vista meramente formale abbiamo recuperato e questo è un elemento positivo. Quando a metà novembre abbiamo segnalato la questione abbiamo trovato tutti d’accordo: le forze politiche, i sindacati, le Istituzioni locali. È un elemento che non può non essere registrato con favore. Resta lo sconforto per le risorse che per più di un mese si sono dovute impegnare per recuperare una criticità che si sarebbe potuta facilmente evitare, se solo il Governo fosse stato più accorto e responsabile».
Secondo Beux uno dei mali che affliggono la sanità è la parcellizzazione delle rappresentanze istituzionali e sindacali che, inevitabilmente, determina un approccio parziale e di parte in cui ogni professione pensa al suo interesse, sino ad arrivare a vere e proprie forme di ‘razzismo professionale’: «Questo si verifica – spiega Beux – quando qualcuno ha la irresponsabile e pericolosa presunzione di ritenere e sostenere che ogni persona fisica che esercita una determinata professione è necessariamente di maggior valore rispetto a ognuna di quelle che esercitano una professione differente. Eppure si tratta di professioni sanitarie che vengono formate all’interno delle stesse scuole di medicina degli atenei del nostro Paese, con percorsi formativi costruiti sulla base delle stesse norme e chiamate alle stesse autonomie e responsabilità. In alternativa proponiamo l’adozione di un sistema meritocratico che distingua all’interno delle singole professioni, sulla base della professionalità dei singoli professionisti».
L’organismo che potrebbe fare sintesi delle visioni di parte e, quando necessario, risolvere i conflitti che ne derivano è la Consulta permanente delle professioni sanitarie e socio-sanitarie, voluta dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, ma di fatto quasi mai convocata e consultata. «All’inizio dell’anno il Ministro ha dato corso a una buonissima intuizione, con finalità pienamente condivisibili, ma poi è spartita dai radar. La sopraggiunta pandemia avrebbe dovuto intensificarne l’attività quale importante luogo di dialogo, invece ne ha decretato il congelamento» continua il Presidente FNO TSRM e PSTRP.
Anche sul vaccino Covid-19 Beux registra una disparità di trattamento, segnalata in una lettera al ministro Speranza, questa volta interna alle professioni: «Se il tema fosse stato affrontato all’interno della Consulta permanente, tutte le Federazioni avrebbero certamente suggerito al Ministro di evitare che, laddove il piano strategico individua gli operatori sanitari e socio-sanitari tra le categorie prioritarie da sottoporre al vaccino, fossero fatti distinguo tra coloro che esercitano nel pubblico o nel privato accreditato e coloro che lo fanno nel privato puro o come liberi professionisti. Partendo dal distinguo invece presente nel piano strategico, abbiamo scritto al Ministro per chiedergli di attivarsi al fine di prevedere che tutti gli operatori sanitari e socio-sanitari rientrino tra i soggetti da sottoporre prioritariamente a vaccinazione, a prescindere dalla natura del datore di lavoro o dallo stato libero professionale. Se, come è giusto che sia, si afferma che il vaccino deve essere disponibile in forma gratuita per tutti gli individui, significa che si riconosce l’esistenza di un interesse di sanità pubblica che sovrasta tutte le altre possibili considerazioni e distinzioni, a partire da quelle esistenti tra i professionisti sanitari».
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