Studi internazionali hanno mostrato l’efficacia del Cetil Piridinio Cloruro, uno dei principi attivi contenuti nei collutori, contro il Sars-CoV-2. L’esperto: «L’igiene orale non può sostituire i dispositivi di sicurezza già previsti dalle misure di contenimento del contagio, lavaggio frequente delle mani con soluzioni disinfettanti, guanti, mascherina e vaccino, ma rappresenta un valore aggiunto».
Una capsula a rilascio lento di Cpc, il Cetil Piridinio Cloruro, uno dei principi attivi contenuto nel collutorio, potrebbe diventare una delle armi in grado di depotenziare Covid-19 e non solo. «Studi internazionali, due di laboratorio ed uno sugli esseri umani, hanno mostrato la capacità del Cpc di indebolire il virus Sars CoV2», spiega Luca Levrini, direttore della Scuola di Specializzazione in Ortodonzia, presidente vicario del Corso di Laurea in Igiene Dentale dell’università dell’Insubria e coordinatore scientifico dell’advisory board multidisciplinare creato da Unilever Italia per approfondire gli studi sull’argomento.
Ma se questo principio attivo e così potente, allora anche i classici sciacqui con un collutorio che lo contiene potrebbero essere in grado di depotenziarlo? «Si, ma solo per pochi minuti. Il virus è presente nella saliva e con essa viene riprodotto. Questo significa – sottolinea il professore – che utilizzando il collutorio depotenziamo il virus presente nella bocca solo in quel momento e non quello successivamente prodotto dalla salivazione. Un’azione che, invece, potrebbe essere compiuta da una capsula impiantata in un dente in grado di rilasciare in modo continuo il Cpc».
Che alcuni principi attivi contenuti nei collutori fossero dei potenti antibatterici efficaci non solo contro le carie non è una novità assoluta. «Gli studi che finora hanno dimostrato l’efficacia del Cpc contro il Covid-19 sono decisamente pochi, ma il Cetil Piridinio Cloruro, già in passato, si era dimostrato efficace contro herpes, influenze ed altri coronavirus. Il Cpc intacca la membrana lipidica responsabile dell’attecchimento dei virus sulle cellule umane».
Anche se il collutorio ha un’efficacia limitata resta comunque un’utile arma di prevenzione. «Già dal mese di marzo il Ministero della Salute ha suggerito agli odontoiatri di far utilizzare il collutorio ai propri pazienti un attimo prima di cominciare la propria seduta, proprio per diminuire il rischio di trasmissione. Allo stesso modo – dice lo specialista – utilizzare il collutorio ogni volta che laviamo i denti, quindi almeno tre volte al giorno, un’abitudine che dovrebbe essere già consolidata tra la popolazione, è un ulteriore mezzo di prevenzione che si aggiunge, e non sostituisce in alcun modo, quelli previsti dalle misure di contenimento del contagio, come il lavaggio frequente delle mani con soluzioni disinfettanti, i guanti, la mascherina e il vaccino».
Nessuna ambizione, dunque, a sostituire alcun dispositivo già in uso, ma solo quello di poter rappresentare un valore aggiunto. «È dalla bocca che originano le goccioline che veicolano il Covid-19 e quindi depotenziare il virus in questa precisa zona anatomica può essere un ottimo aiuto, senza dimenticare che anche il naso e gli occhi possono permettere al Covid di raggiungere l’ospite. L’efficacia del Cpc apre un nuovo scenario di competitività dell’odontoiatria nella lotta al Sars-CoV-2 e ai nuovi virus che ci troveremo ad affrontare sul quale è necessario, senza alcun dubbio – conclude Levrini -, fare ulteriori approfondimenti per trovare modalità di utilizzo del Cpc dall’efficacia più duratura».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato