Brusaferro, Locatelli e Rezza nell’ultima conferenza Iss del 2020 confermano una curva del contagio in decrescita, anche se rallentata. In arrivo nuove dosi di vaccino con l’approvazione di Moderna, prevista il 6 gennaio
Diffusione del virus a macchia di leopardo in tutta Europa, ma in alcuni paesi la curva sembra cominciare a ricrescere. Non in Italia, dove si mantiene il segno meno per quanto in maniera rallentata rispetto a inizio mese. Ad annunciarlo Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, durante l’ultima conferenza stampa 2020 sull’analisi dell’epidemia di Covid-19.
«L’Rt di questa settimana è a 0,93, ma in leggera ricrescita rispetto alla settimana scorsa», precisa. «L’incidenza si mostra in calo, ma dobbiamo valutarla con cautela, questi dati includono anche il periodo prenatalizio, risalgono a domenica, e abbiamo visto che nel periodo natalizio il numero dei tamponi è stato più contenuto anche in relazione alle festività. Questo può avere avuto un’influenza».
«La curva dell’occupazione dei posti letto, per quanto riguarda le aree mediche e per quanto riguarda anche le terapie intensive, è in lieve decrescita. Questo è un dato positivo» aggiunge. «L’auspicio è che continuiamo a decrescere, ovviamente nella maniera più significativa possibile».
«La curva epidemica rimane sotto controllo, pur con un lieve incremento del valore di Rt su base nazionale. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza un’adesione convinta da parte di tutti gli italiani a quanto è stato deciso e proposto per contenere la diffusione di Sars-CoV-2». Segue l’intervento di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css). «Salutiamo la fine dell’anno accogliendo un raggio di sole dopo una notte buia, profonda e dolorosa sia per le persone che hanno perso la vita sia per l’impatto socio-economico della pandemia da Sars-Cov-2. A questo si aggiunge anche la messa in atto da parte dell’Aifa di tutta una serie di meccanismi per la farmacovigilanza della campagna vaccinale».
«Leggere ogni tanto, stamattina come ieri, che l’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi del continente, mi sembra francamente ingeneroso – aggiunge -. Il successo di una campagna vaccinale credo che sia largamente prematuro da valutare dopo solo 4 giorni dalle prime dosi simboliche. E della disponibilità, anche condizionata, dalle condizioni meteorologiche».
«Sommando le dosi di vaccino che abbiamo a disposizione da parte di Pfizer e di Moderna – insiste Locatelli – sostanzialmente arriviamo a sfiorare le 62 milioni di dosi. E questo deve essere sottolineato come ulteriore elemento della capacità dell’Italia di dotarsi delle dosi che servono per avviare una campagna vaccinale importante e che a tutti gli effetti sarà la più grande campagna vaccinale che la storia di questo Paese abbia mai vissuto».
«Il 6 gennaio l’Agenzia europea del farmaco ha in programma di rendere pubblica la valutazione dell’idoneità per l’immissione in commercio del vaccino di Moderna, se il giudizio sarà positivo, come tutti auspichiamo, fatta salva ovviamente l’indipendenza dell’Ema, saranno disponibili altri 10 milioni e 600mila dosi di vaccino molto simile a quello di Pfizer».
Le conclusioni sono affidate a Gianni Rezza, direttore della Prevenzione al Ministero della Salute. «Le Regioni – dice – stanno facendo un grande sforzo organizzativo sulle vaccinazioni ma questo lavoro non nasce oggi, l’Italia è una Paese con una grandissima tradizione sui vaccini e immunizzazione. Nel nostro Paese sono stati messi a punto vaccini innovativi, ricordiamolo, a Siena per esempio con il gruppo del professor Rappuoli. La nostra capacità non nasce oggi con il Covid e non c’è nulla di nuovo da inventarsi, ciò che c’è di nuovo è che si tratta di una campagna di massa da condurre in tempi brevi. Questo chiaramente necessità di uno sforzo supplementare».
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