«Impossibile categorizzare chi si tatua dalla testa ai piedi: c’è chi lo fa per trasformare il proprio corpo in un’opera d’arte, chi per diventare qualcun altro. Il tatuaggio non è più una scelta definitiva: può essere rimosso, ricoperto o modificato»
È un modo di comunicare senza l’utilizzo delle parole. A se stesso o a pochi intimi se il tatuaggio è in una zona nascosta del corpo; a chiunque se ben visibile anche all’occhio di un passante. E probabilmente Gregory Paul McLaren – in arte Rich – che, con il cento per cento della pelle ricoperta da inchiostro, detiene il titolo di uomo più tatuato del mondo, ha voluto comunicare un insieme di queste cose.
«Il tatuaggio è un segno che una persona decide di fare sul proprio corpo per se stesso e per gli altri – spiega Antonio Chimienti, psicologo, psicoterapeuta, membro del Comitato di redazione dell’Ordine degli Psicologi del Lazio -. Un elemento di auto-narrazione, un modo di comunicare senza parole, tanto che in alcuni casi viene scelto proprio per rivelare un parte di sé che, altrimenti, si riuscirebbe difficilmente a mostrare».
«Il tatuatore non svolge più una professione meramente tecnica, ma si è trasformato in un artista che rivela qualcosa di sé attraverso lo stile con cui sceglie di rappresentare un determinato segno del corpo del tatuato», sottolinea l’esperto. Ancora, la relazione instaurata da un tatuaggio può essere di natura intima «non solo con due tatuaggi uguali impressi su corpi diversi, come dimostrazione dell’amore dell’uno per l’altro, ma anche con disegni complementari che rivelano il loro significato solo se osservati insieme», aggiunge Chimienti.
Nel tatuaggio, poi, può essere contenuto un vero e proprio enigma da risolvere con l’aiuto della tecnologia: «Immagini di onde sonore impresse sul corpo che, inquadrate con lo smartphone – racconta lo psicologo -, riproducono un suono che può essere anche molto intimo, come la risata del proprio figlio».
Il tatuaggio è costituito da un segno, quello impresso sul corpo, e da un significato, quello attribuito nel momento in cui lo si sceglie. «Nel corso della vita può accadere che il significato attribuito al simbolo tatuato perda di senso, tanto da essere rifiutato», dice lo psicoterapeuta. Un cambiamento che, oggi, non rappresenta più un problema: «Pur continuando ad associare l’aggettivo “indelebile” alla parola “tatuaggio”, sappiamo bene che anche questo non ha più nulla di definitivo. I tatuaggi possono essere rimossi, ricoperti da un altro tatuaggio, modificati. Sono dei cantieri aperti su cui sempre si può rimettere mano e che, pertanto, hanno modificato il loro significato nel corso degli anni».
Allo stesso tempo ci sono individui che nel tatuaggio hanno trovato il loro stile di vita: persone tatuate dalla testa ai piedi, occhi compresi. «Non credo si possa categorizzare una scelta di questo tipo – commenta lo psicologo – perché persone interamente tatuate possono averlo fatto per ragioni completamente diverse e di conseguenza non possono essere inserite in una medesima categoria. C’è chi lo fa perché vuole trasformare il proprio corpo in un’opera d’arte, chi vuole diventare qualcos’altro, ricorrendo anche alla body modification o ad impianti sottocutanei».
«Ma come per qualsiasi altra forma di comunicazione o di relazione, anche quella del tatuaggio non può essere generalizzata: solo un’analisi clinica compiuta caso per caso può rivelare la personalità di un individuo ed eventualmente – conclude Chimienti – associarne il significato celato in un tatuaggio. Se un significato realmente esiste».
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