Il consigliere scientifico del ministro Speranza a Sanità Informazione: «Solo lockdown nazionale di un mese invertirebbe la curva epidemica». E sul Mes: «Sempre stato favorevole, l’ideale sarebbe stato attivarlo a giugno. Più soldi in sanità ci sono, meglio è»
I provvedimenti restrittivi introdotti finora per contenere la pandemia hanno evitato un incremento esponenziale dei contagi, ma non hanno invertito la rotta. È questo il fulcro del ragionamento di Walter Ricciardi, docente di Igiene e Medicina Preventiva all’università Cattolica di Roma e consigliere scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza per l’emergenza coronavirus.
Il professor Ricciardi, a Sanità Informazione, ha fatto il punto sull’attuale quadro epidemiologico convinto che solo un lockdown nazionale, sul modello tedesco, potrebbe raffreddare la curva dei contagi: «Con le misure che abbiamo attuato fino ad oggi, sostanzialmente nel mese di dicembre, noi abbiamo appiattito la curva epidemica ma non l’abbiamo invertita. Siamo ad un ritmo di migliaia di casi al giorno – ha precisato – e centinaia di morti. Se invece vogliamo invertire la rotta, non c’è altra alternativa che chiudere per tre-quattro settimane con l’obiettivo di azzerare o comunque ridurre drasticamente il numero dei casi e poi ricominciare a testare e tracciare. Se non lo facciamo, è chiaro che avremo sempre una certa quantità di casi e non riusciremo a invertire la curva».
E non è tutto. Le nuove varianti del virus, quella inglese e la più recente, quella brasiliana, cominciano a sollevare non pochi timori: «La variante inglese preoccupa moltissimo – ha spiegato Ricciardi – sta iniziando a dare i primi problemi seri nel Nord d’Europa, in particolar modo nelle scuole. In Olanda, l’80% dei casi di variante inglese originano proprio da lì. Quella brasiliana, per ora, preoccupa meno perché sembra meno diffusa ma in realtà, forse, è ancora più pericolosa perché si è visto che c’è la possibilità di una reinfezione. La variante inglese è già presente in Italia, non sappiamo bene dove sia diffusa perché di fatto non facciamo una sorveglianza genomica. Ad ogni modo, ad oggi, il vaccino viene garantito come efficace per entrambe queste varianti» ha aggiunto.
È forse anche per questo che il professor Ricciardi resta dubbioso sulla riapertura delle scuole in presenza con questa situazione epidemica: «Non sono contrario, io le vorrei riaprire quanto prima in maniera definitiva, ma ritengo che in questo momento la riapertura delle scuole sia un detonatore per la ripartenza di una curva epidemica molto più difficile da contenere e un forte rischio per la campagna vaccinale soprattutto nella fase della vaccinazione di massa».
E sul tema vaccini, si avvicina la data del 29 gennaio, quando è previsto il via libera dell’Ema al vaccino di Astrazeneca. «Se va tutto bene, avremo la possibilità di utilizzare questo vaccino già da febbraio. Dobbiamo sperare che sia così perché il vaccino di Astrazeneca è più semplice da maneggiare – e meno costoso, ndr – e può essere conservato in un frigorifero normale, non ha bisogno di congelatori particolari, a differenza del vaccino di Pfizer-BioNTech» ha sottolineato il consigliere del ministro Speranza.
Infine, un accenno alla crisi di Governo, innescata anche dalla mancata attivazione del Meccanismo europeo di stabilità, un credito salva-Stati di 36 miliardi per sostenere la sanità dei paesi in difficoltà a causa della pandemia. «Io ero da subito favorevole al Mes – ha ricordato Ricciardi –. L’ideale sarebbe stato attivarlo a giugno quando ci avrebbe fatto risparmiare 500 milioni di euro sugli interessi e consentito di attrezzarci per l’estate rafforzando il sistema sanitario. È ancora vantaggioso, non quanto lo sarebbe stato a giugno, ma ad ogni modo da qualsiasi fonte vengano i soldi l’importante è rafforzare la sanità».
Ciononostante, Ricciardi promuove il Recovery Plan in cui sono stati riservati circa 20 miliardi di euro per la sanità, anche se il piano del ministro della Salute Speranza ne valeva quasi 70: «C’è stato già un passaggio significativo – ha evidenziato – è chiaro che se noi volessimo mettere a posto il SSN nella sua interezza servirebbero 60 miliardi di euro. I 20 miliardi del Recovery Plan sono importanti ma con altri 36 sarebbe stato ancora meglio» ha concluso.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato