Imposte palesemente falsate: oltre 300mila euro richiesti ai medici tutelati da un’associazione di consumatori. Si muove la principale realtà italiana a tutela dei camici bianchi e il fisco ammette il disguido
Tutto risolto: le “cartelle pazze” verranno annullate. Si sono, però, presi un bello spavento gli ex specializzandi che si erano rivolti ad una associazione di consumatori per le borse di studio negate tra il 1978 ed il 2006. L’Agenzia delle Entrate aveva chiesto loro un conto salatissimo: avrebbero dovuto versare una cifra impressionante (370mila euro a testa) per le spese relative all’imposta di registro in relazione a rimborsi pro capite oscillanti in media tra i 30 ed i 40mila euro.
La notizia “bomba”, lanciata dal quotidiano “Il Giornale” è stata ripresa da diversi siti del settore, facendo scattare il panico tra i medici ed una serie di reazioni a catena che hanno prodotto solo ulteriore caos. A mettere ordine e fare chiarezza ci ha, allora, pensato Consulcesi. Pur non essendo direttamente coinvolta nel caos, essendo il principale punto di riferimento con i suoi oltre 70mila medici tutelati, ha deciso di prendere il toro per le corna, andando a bussare direttamente alle porte dell’Agenzia delle Entrate. Il risultato è stato immediato. Dall’Agenzia è arrivata, infatti, una nota stampa che ha chiuso definitivamente la questione: «Stiamo notificando, a ciascuno dei medici interessati, un provvedimento di annullamento parziale dell’avviso di liquidazione: ciascun medico dovrà pagare soltanto l’imposta commisurata al risarcimento ottenuto». Ovviamente i 370mila euro erano da suddividere tra tutti e 400 i vincitori dell’azione collettiva. Ognuno dovrà pagare l’1,5% di quanto ricevuto e dunque solo poche centinaia di euro.
«Certo che però lo Stato quando deve sborsare ti fa penare, ma quando deve chiedere è tutta un’altra storia», polemizza Roberto Carlo Rossi, il presidente sia dell’Ordine dei medici che dello SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani) di Milano. Chiarita la vicenda resta l’amarezza per l’atteggiamento dello Stato: «Il mio – specifica – è un ragionamento che esula dal caso in questione, del quale anche io non ho riscontri diretti. Giusto non spaventare i medici, ma non si può non stigmatizzare l’atteggiamento e l’inadempienza di funzionari che in numerose situazioni di questo genere, generano confusione e spaventano i cittadini». Una dichiarazione in linea con quanto affermato nei mesi scorsi dal ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, che proprio sul caso degli ex specializzandi parlava di rapporto «falsato tra cittadino e Stato, se quest’ultimo chiede tasse ma non paga quando è chiamato a farlo».
«I medici specialisti possono stare tranquilli», afferma soddisfatto da Consulcesi che, dopo aver chiuso i giochi con l’Agenzia delle Entrate, fa notare che «qualcuno ha forse voluto creare ad arte il caso per ottenere una visibilità che altrimenti non avrebbe avuto». La richiesta sarebbe stata comunque illegittima in base alla normativa vigente (art.159 testo unico spese di giustizia art. D.P.R. 30-05-2002, n. 115) e alla costante giurisprudenza della Cassazione. «I medici specialisti non devono lasciarsi intimorire – aggiungono ancora da Consulcesi – sanno di poter contare sulle tutele che garantiamo da sempre e devono proseguire la battaglia per il riconoscimento di un diritto certo che era stato negato quando, ancora giovanissimi, iniziavano il percorso professionale, lavorando sodo al servizio dei cittadini, ma senza alcuna retribuzione». Consulcesi si prepara a lanciare un’altra azione collettiva mentre il Governo, di fronte alle continue sconfitte in Tribunale, sta correndo ai ripari. L’obiettivo è l’accordo transattivo proposto dai tre Ddl già in Parlamento che permetterebbero di risparmiare subito almeno 2 dei 5 miliardi che continuano ad uscire dalle casse pubbliche. Tutti i giornali continuano infatti a riportare notizie relative a sentenze a favore degli ex specializzandi e di rimborsi milionari, che sono al momento la prima voce di spesa per Palazzo Chigi. Il premier Matteo Renzi rispondendo alla Camera ad una interrogazione parlamentare del M5S ha spiegato che si è passati da 15 a 60 milioni, pur avendone tagliati 3 sulle auto blu, per aver dovuto pagare 48 milioni ai medici specialisti che avevano vinto i ricorsi.