Contributi e Opinioni 8 Febbraio 2021 10:10

Adolescenza in tempo di pandemia

di d.ssa Stefania Tempesta, psicologa Odp Lazio

di d.ssa Stefania Tempesta, psicologa Odp Lazio

Il passaggio dall’età infantile all’età adulta trova spesso i genitori impreparati a comprendere i drastici cambiamenti dei propri figli: il bambino affettuoso e bisognoso delle cure di mamma e papà diventa all’improvviso ribelle e scontroso; gli amati pargoli, fino ad allora docilmente disposti a conformarsi alle regole familiari, cercano di affermare sé stessi manifestando con forza, e talvolta in modo ostile, le proprie volontà ed opinioni.

Ecco che l’adolescenza irrompe, con le profonde trasformazioni che coinvolgono l’aspetto fisico ed emotivo. I ragazzi devono fare i conti con il progressivo mutare del proprio aspetto esteriore: vedono cambiare i lineamenti del viso, il corpo assume una nuova conformazione, la voce si trasforma e si affacciano le pulsioni sessuali; questo turbinio di novità dovute al naturale processo di crescita comporta la difficoltà di riconoscersi nei nuovi panni, accettarsi ed ottenere consenso da parte dei coetanei.

Per i ragazzi non è un compito facile scoprire gli aspetti di una nuova identità che si fa largo, definendo l’esigenza di essere più indipendenti, il bisogno di esplorare il mondo lontani dall’occhio vigile dei genitori, la necessità di impostare relazioni amicali che esulano dal gioco infantile e comportano l’apprendimento di nuove regole di socializzazione.

La pandemia e l’emergenza sanitaria hanno incrementato il vissuto di incertezza ed instabilità che caratterizza il periodo adolescenziale: i ragazzi hanno assistito allo stravolgimento delle proprie abitudini di vita, che si è concretizzato nella deprivazione della scuola come luogo di apprendimento e di aggregazione sociale, la ridefinizione delle relazioni amicali che si sono trasferite nei canali tecnologici,  l’interruzione dell’attività sportiva e l’obbligo di restare in casa, con la ridefinizione di spazi spesso inadeguati a garantire la propria intimità.

Inoltre i più giovani si sono dovuti confrontare con la paura della malattia e della morte, vivendo uno stato di allarme a fronte di un nemico invisibile come il Coronavirus, di cui hanno appreso quotidianamente notizie attraverso i media, subendo stress e preoccupazione rispetto ad un futuro pieno di incertezza.

Sentimenti di ansia e solitudine si accompagnano, in tempo di pandemia, ad una accresciuta diffidenza degli adolescenti nei confronti dei genitori, anche loro presi alla sprovvista da un’emergenza sanitaria di portata inattesa, che li fa sentire inadeguati rispetto ai timori dei propri figli.

Come fornire ai ragazzi un sostegno ed un supporto appropriato?

  • La consapevolezza da parte dei genitori:

l’adolescenza è una fase della crescita che va necessariamente attraversata, e qualche volta è come navigare con una barchetta sgangherata in un mare in tempesta. Facciamocene una ragione: per imparare ad essere autonomo, a gestire i rapporti con gli altri e pensare in modo indipendente ogni individuo deve uscire allo scoperto e fare nuove esperienze, che comporteranno gioie e delusioni, scontri ed incontri, forieri di emozioni intense che talvolta possono travolgere e generare un senso di destabilizzazione e perfino di disperazione.

La presenza e l’attenzione da parte dei genitori restano i pilastri su cui fonda la crescita emotiva e psicologica dei figli, e anche il conflitto, se adeguatamente gestito, va normalizzato come elemento integrante di una fase di vita complessa, e apprezzato come fonte informativa di un vissuto di disagio reciproco.

  • L’accoglienza delle emozioni:

è opportuno che i genitori incoraggino i ragazzi ad esprimere le proprie ansie e le proprie paure, spiegando che è naturale provare emozioni e sensazioni intense e talvolta contrastanti, che si attivano quando entriamo in contatto con la realtà esterna e che ci danno la possibilità di percepirne i connotati, allontanandoci dal pericolo se necessario.

È ragionevole, ad esempio, che i ragazzi provino paura se alla classe viene ripetutamente imposta la quarantena; i genitori possono condividere questo stato d’animo e spiegare che sentirsi impauriti deriva da un momento difficile che la collettività intera sta vivendo, e che la quarantena serve a preservare la salute di tutti i membri della comunità scolastica.

  • Riconoscimento del disagio:

L’introduzione della didattica a distanza ha richiesto ai ragazzi l’adattamento ad una diversa organizzazione rispetto allo studio: le lezioni si svolgono grazie all’utilizzo di dispositivi elettronici su piattaforme virtuali (non sempre fruibili), che se da un lato consentono la continuità dell’istruzione, dall’altro privano i ragazzi della presenza fisica degli insegnanti e del loro ruolo di guida e riferimento “in presenza”. Vengono soprattutto a mancare le interazioni che caratterizzano la vita nella scuola, le relazioni con i compagni su cui fonda lo sviluppo del senso di appartenenza, la partecipazione ad attività condivise che generano empatia e coinvolgimento, l’amicizia che crea vicinanza, affetto e divertimento.

Possono intervenire così vissuti di solitudine, inadeguatezza e noia che minano la capacità di concentrazione ed attenzione, provocando a volte sfiducia e desiderio di abbandono.

Sminuire il senso di frustrazione che attanaglia i ragazzi e cercare di tranquillizzarli dicendo che “andrà tutto bene” o “passerà” non servirà a fugare i loro dubbi e renderli più sereni.

Sebbene non esista un decalogo che aiuti i genitori ad affrontare la complessità degli eventi, l’ascolto, la comprensione e la condivisione sono strumenti indispensabili di cui gli adulti possono usufruire per fornire ai figli un adeguato contenitore del disagio: si può dire ai ragazzi che hanno ragione a sentirsi stanchi, delusi e disorientati, validando le loro emozioni e facendo sì che non si sentano strani, o sbagliati.

La pressione a cui genitori e ragazzi sono sottoposti può assumere un aspetto meno “fumoso” se guardata insieme, da una prospettiva comune, aprendo un confronto sulle rispettive difficoltà; gli adulti possono comunicare ai figli, ad esempio, di come lo smartworking abbia cambiato i propri ritmi di vita, costringendoli a trascorrere ore davanti al computer, di quanto siano dispiaciuti di non poter incontrare gli amici, o di come sia doloroso dover rinunciare ad andare a trovare i nonni.

Se la condivisione ed il confronto possono contribuire a mitigare l’ansia e l’insicurezza dei ragazzi, il ruolo dei genitori come responsabili della crescita e delle azioni dei figli non può venire a mancare; questi ultimi hanno bisogno di regole e confini chiari che, se stabiliti da coloro che si prendono cura di loro, li faranno sentire protetti e al sicuro.

Può essere utile stabilire una routine quotidiana che definisca dei punti cardine a cui attenersi:

  • Il sonno non è un optional, mente e corpo hanno bisogno di riposare per riacquistare energia ed è bene stabilire quando è ora di andare a letto (intorno alle 22).
  • Una sana alimentazione è fondamentale per preservare la nostra salute ed in tempo di quarantena c’è il rischio di acquisire abitudini alimentari scorrette; i genitori possono coinvolgere i ragazzi nella compilazione della lista della spesa e nell’acquisto dei prodotti che saranno a disposizione nella dispensa. Andare alla ricerca di nuove ricette sul web e cucinare insieme i pasti può inoltre aiutare i ragazzi a sviluppare creatività ed autonomia, imparando a sbagliare e anche ad aspettare per ottenere risultati soddisfacenti.
  • Con tablet e cellulari i ragazzi ormai fanno tutto, dal chattare agli acquisti online, ed il web è anche luogo ricco di insidie, nonché un mondo virtuale che ci disconnette dalla realtà. I minori non possono essere lasciati da soli nella navigazione in rete e gli adulti hanno il compito di stabilire dei limiti, insegnare la prudenza ed allertare i figli sui rischi dell’uso eccessivo ed errato dei social. I genitori costituiscono inoltre un modello a cui i ragazzi si ispirano e un adulto che passa ore sullo smartphone non è certamente un buon esempio; occorre una ricerca continua del dialogo ed il coinvolgimento dei più giovani in attività che consentano loro di vivere esperienze nella vita reale.
  • Lo studio va portato avanti, anche se la pandemia ha reso tutto più faticoso; può essere d’aiuto stabilire insieme quali momenti della giornata dedicare all’impegno scolastico. I genitori possono garantire aiuto stimolando i figli a cercare risposte e soluzioni, senza però sostituirsi facendosi carico dei compiti: grazie allo studio e agli esercizi i ragazzi verificano le proprie capacità e mettono alla prova il proprio impegno, consolidando autodisciplina e senso di responsabilità.

Può essere proficuo fissare dei momenti di pausa e proporre ai ragazzi attività stimolanti: la prospettiva di una corsa al parco o una sessione di attività fisica da svolgere in casa (Youtube ne propone per tutti i gusti) può essere una buona opportunità per alleggerire l’impegno scolastico.

Questo tempo chiama i genitori ad elevare il livello di attenzione nei confronti dei ragazzi che si affacciano alla vita, in uno sforzo di non poco conto. Cercare un senso a questa complessità apre le porte a nuovi scenari: è proprio questo il momento di ricercare nuove modalità di relazione e di ascolto, nuovi spunti di svago e divertimento, strategie per affrontare le difficoltà e ricavare momenti per dare ai nostri rapporti un valore più profondo, consolidando il legame di fiducia e rispetto su cui fonda lo sviluppo lineare ed equilibrato dei figli.

Auguro un sereno proseguimento ad ogni genitore ed adolescente!

 

 

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