L’assessore alla Sanità umbra: «Stiamo facendo tutto il possibile per mantenere il tracciamento e limitare la circolazione». 500 le persone ricoverate per Covid. Coprifuoco anticipato alle 21. Al Santa Maria della Misericordia contagiati 70 operatori sanitari
Tutta Italia sta guardando in queste ore a quello che accade in Umbria dove l’emergenza Covid ha avuto negli ultimi giorni una preoccupante impennata, tanto da far ripiombare la regione ai giorni del lockdown di marzo. Colpa delle varianti brasiliana e inglese, come certificato dall’Istituto Superiore di Sanità, che hanno moltiplicato i contagi: i pazienti ricoverati per Covid in Umbria sono 500, con il 59% del totale dei posti letto di terapia intensiva occupato da pazienti Covid. Quasi il doppio della soglia di attenzione fissata dal ministero della Salute al 30%.
«Abbiamo queste due varianti che sono abbastanza pesanti per quello che sono riuscite a provocare – spiega a Sanità Informazione l’assessore alla Sanità della Regione Umbria Luca Coletto -. Stiamo facendo tutto il possibile per mantenere il tracciamento e per limitare la circolazione delle persone e, quindi, la circolazione del virus. Stiamo ritornando a riattivare i reparti Covid che avevamo chiuso per accogliere i nuovi pazienti».
Da lunedì 8 febbraio tutta la provincia di Perugia è nuovamente in zona rossa, oltre a sei comuni del ternano. Strade deserte, negozi chiusi e aule scolastiche vuote, dagli asili nido alle superiori. È tornata l’autocertificazione per ogni spostamento, anche all’interno dello stesso comune, e il coprifuoco scatta in anticipo, alle 21, fino alle 5 di mattina. Tutto questo fino al 21 febbraio, nella speranza che due settimane siano sufficienti ad arrestare la corsa del virus.
Scenario da prima ondata all’ospedale Santa Maria della Misericordia del capoluogo umbro dove alla fine di gennaio 70 tra medici e operatori sanitari sono risultati positivi e il flusso di pazienti sembra inarrestabile.
«Ci sono dei cluster all’interno degli ospedali che si sono formati a causa di queste varianti, in particolare la variante brasiliana, particolarmente aggressiva nel reinfettare chi aveva già avuto il virus. Difficile dire perché la variante brasiliana si sia diffusa proprio in Umbria. A fine gennaio due positivi alla variante rientrati dall’Abruzzo erano stati intercettati. Evidentemente in Umbria ha fatto in tempo a circolare», spiega ancora Coletto.
Preoccupa soprattutto l’alta incidenza del contagio in alcuni comuni con meno di duemila abitanti. Fino a pochi giorni fa erano 38 i comuni con una incidenza superiore ai 200 casi ogni 100 mila abitanti: tra loro Scheggino, Bevagna, Foligno, Nocera, Spello, Deruta, Perugia, Amelia, Todi e Città di Castello.
«Sono paesi dove la familiarità è importante e di conseguenza il virus corre molto rapidamente. Più il paese è piccolo e più è facile il contagio. Al contrario in provincia di Terni la situazione è più tranquilla, lì riusciamo a gestirla meglio. Ma bisogna sempre prestare la massima attenzione» conclude Coletto.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato