Il direttore scientifico dell’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma è stato ascoltato in Commissione Affari Sociali alla Camera nell’ambito dell’esame, in sede consultiva, della proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza
«L’epidemia è un’occasione che non va sprecata per riorganizzare il Servizio sanitario nazionale». È cominciata così, con una citazione di Papa Francesco, l’audizione in Commissione Affari Sociali alla Camera nell’ambito dell’esame, in sede consultiva, della proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza, di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.
Il Pnrr, ha spiegato Ippolito, è un «documento corposo, su cui c’è stato un grande lavoro, ma ancora in fase di definizione. Mancano obiettivi chiari e gran parte delle risorse andranno a finire in edilizia sanitaria e tecnologia, che sono importanti, ma non rappresentano un piano a lungo termine. È necessario che la politica identifichi i bisogni del Paese, con una pianificazione dettagliata».
«Per il sistema salute – ha continuato – c’è bisogno di integrazione, per garantire continuità dalla prevenzione alla cura», ma soprattutto «non è chiaro» il modello a cui si guarda: «La sensazione è di un modello di Ssn industrialistico che dia anche benefici economici, ma che rischia di non tenere conto di funzioni essenziali, non remunerative ma che fanno parte della capacità dello Stato di dare risposte; di non tenere conto delle disparità geografiche e dell’importanza del territorio».
Secondo Ippolito «serve una riforma degli Irccs (gli istituti che coniugano ricerca e assistenza ai pazienti, ndr), ma devo dire che gli Irccs sono molti, forse troppi, e molti lavorano sulle stesse tematiche. Negli anni ci sono state anche pressioni politiche per riconoscimenti di molti Istituti che forse non avevano le caratteristiche per fare questo lavoro. Le duplicazioni non servono».
«I sistemi di finanziamenti alla ricerca devono essere chiari e a lungo termine: la ricerca è fatta di competitività e non di competizione. Competitività basata sulla qualità e non su sistemi di pressione». Infine, è necessaria, per il direttore scientifico dell’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, una struttura di coordinamento forte a livello nazionale, all’interno delle Istituzioni, che dia respiro a lungo termine ai programmi di ricerca.
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