Salute 10 Febbraio 2021 14:39

Calcagni, l’uomo dei record non si arrende alla malattia: «Sopravvivo per le terapie ma vivo grazie allo sport». E punta a Tokyo 2021

Il colonnello Carlo Calcagni, atleta paralimpico, soffre di varie patologie multiorgano dopo l’esposizione all’uranio impoverito in Bosnia. Nonostante quotidiana ossigenoterapia, 300 pillole e 7 iniezioni al giorno, continua a macinare record: l’ultimo a Torino sul dispositivo per deambulare Alinker. L’11 marzo sarà testimonial per la Giornata mondiale del Rene

Calcagni, l’uomo dei record non si arrende alla malattia: «Sopravvivo per le terapie ma vivo grazie allo sport». E punta a Tokyo 2021

«Mi paragono spesso al calabrone. Il calabrone non sa che per le leggi dell’aerodinamica non potrebbe volare, perché il suo corpo è talmente sproporzionato rispetto alle piccolissime ali. Ma lui non lo sa e vola lo stesso. Allo stesso modo io vado avanti facendo quello che la mente e la passione per lo sport mi permettono di fare». Usa la parabola del calabrone per descrivere la sua situazione il colonnello Carlo Calcagni, atleta del Gruppo sportivo paralimpico della Difesa che, nonostante il lento peggioramento delle sue condizioni di salute, continua a collezionare record in diverse discipline sportive.

La sua parola d’ordine è resilienza: ma nel vero senso della parola, non abusando del suo significato. La sua vita è cambiata dopo la missione in Bosnia del 1996: l’esposizione all’uranio impoverito lo devasta con gravi ripercussioni multiorgano su cuore, reni, midollo e polmoni, la sensibilità chimica multipla, il dolore neuropatico cronico. Facile scoraggiarsi di fronte a tante difficoltà. Lui però non si è arreso e ha trovato nuova linfa vitale nello sport, da sempre sua grande passione. Oggi è un grande atleta paralimpico che insegue un sogno: rappresentare l’Italia ai giochi olimpici di Tokyo della prossima estate.

Calcagni: «Vivo grazie alle terapie ma sopravvivo grazie allo sport»

Quella di Carlo è la storia di chi ha fatto del motto “arrendersi mai” il proprio stile di vita. Ogni giorno deve lottare contro la malattia che avanza: 18 ore al giorno di ossigenoterapia, sette iniezioni intramuscolo al dì e la plasmaferesi, particolarmente debilitante, una volta a settimana. Negli ultimi anni Calcagni è seguito da vari specialisti e si sottopone periodicamente a ricoveri presso il “Breakspear Hospital” nel Regno Unito, unica struttura europea ad altissima specializzazione nel trattamento della Sensibilità Chimica Multipla e di patologie correlate alla contaminazione da metalli pesanti. Negli ultimi due anni la già severa patologia multiorgano si complica con le diagnosi di cardiopatia da metalli pesanti (cardiopatia con alterazione del rilasciamento diastolico ventricolare), encefalite demielinizzante autoimmune di tipo cronico degenerativo ed irreversibile con sindrome atassica, polineuropatia sensitivo-autonomica e sindrome da affaticamento cronico, fibromialgia, sino alla diagnosi di Parkinsonismo ricevuta nel giugno 2015.

Una “via crucis” che però non ha intaccato la voglia di continuare attraverso lo sport e la testimonianza nell’essere un esempio per chi vive situazioni di sofferenza. L’11 marzo 2021, in occasione della Giornata Mondiale del Rene, sarà testimonial della Fondazione italiana del Rene. A gennaio, invece, l’ennesimo record, quello dell’ora su pista con dispositivo di mobilità Alinker.

«Nel corso della giornata assumo circa 300 pillole – racconta il colonnello a Sanità Informazione -. Molti mi chiamano l’uomo dei record per quello che faccio nello sport ma sono nel Guinness per quanti farmaci devo assumere nell’arco della giornata. Questo mi permette di sopravvivere. Ma vivo grazie allo sport: tra il vivere e il sopravvivere c’è grande differenza».

Le tante vittorie

Il colonnello Carlo Calcagni, nonostante le gravi patologie di cui soffre da anni, è sempre un vulcano di parole e di sentimenti. E nello sport riesce ad esprimersi al meglio, come si evince dal suo palmares. Nel 2015 due medaglie d’oro alla Coppa del mondo del ciclismo paralimpico, tre medaglie d’oro agli Invictus game in Florida del 2016. Lo scorso dicembre record anche nel canottaggio: tre medaglie d’oro ai Campionati Europei di Canottaggio Indoor 2021 e nella giornata conclusiva ha stabilito un nuovo record del mondo nella gara 4 minuti.

«Le terapie sono quotidiane: ed è la quotidianità quella che mette a dura prova e che probabilmente ti porta a diventare tanto resiliente – racconta Calcagni -. Io inizio sin dal mattino con le terapie, appena metto i piedi per terra. La notte già la passo attaccato a un ventilatore polmonare. Prima ancora di fare colazione, devo fare sette iniezioni intramuscolo che sono sette cocktail di immunoterapia preparata in modo specifico per me, per le mie sensibilità chimiche multiple (MCS) che ho sviluppato proprio per una massiccia contaminazione da metalli pesanti e sostanze tossiche che hanno contaminato i miei organi. Basti pensare che queste sostanze tossiche sono state trovate persino nel Dna».

L’ultimo record a Torino

Calcagni deve seguire una dieta rigida priva di glutine, lattosio e zuccheri semplici ma anche senza nichel e quindi prevalentemente senza farine di mais. Riesce a tenere a bada il diabete con lo sport. Ma il diabete è solo una scusa: quando si parla di sport gli occhi del colonnello si accendono. E il 23 gennaio 2021 è stato protagonista dell’ultimo record nato in realtà per caso.

«Soffro di una polineuropatia cronica degenerativa e irreversibile con parkinsonismo per cui la fisiatra mi ha prescritto un ausilio mobile per deambulare – spiega -. Inizialmente ero molto contrariato, non volevo avere questo oggetto che immediatamente faceva saltare agli occhi degli altri che io avessi un problema. Poi scopro questo Alinker e mi accorgo delle sue grandi potenzialità, una rivoluzione per tanti che fanno fatica a deambulare. Allora mi chiedo come posso far conoscere questo attrezzo. Ed ecco che nasce l’idea del record dell’ora su questo dispositivo».

Grazie a una associazione “Più sport e più emozioni”, attiva nel mondo della disabilità, in 15 giorni Calcagni riesce ad organizzare nella pista dello stadio “Primo Nebiolo” di Torino questo ipotetico record dell’ora di corsa in pista con Alinker certificato dai giudici della Fidal. Percorre 16 kilometri 470 metri, una cifra ragguardevole, ma il bello comincia fuori dalla pista.

«La medaglia più bella è tutto ciò che ne sta venendo fuori dopo – racconta ancora il colonnello -. I messaggi delle persone che tornano ad avere speranze. Tra questi Steven, un bambino di Brescia di quasi 11 anni che dalla nascita ha dei problemi ed è sulla carrozzina: mi sono immediatamente attivato per comprare uno di questi Alinker e poterlo donare a questo ragazzino. Poi è stata la stessa azienda a donarlo dicendomi “grazie per tutto quello che stai facendo”».

Obiettivo Tokyo 2021

Ma Carlo è un uomo che vive di obiettivi, come ogni sportivo che si rispetti. E ora il sogno è convincere il commissario tecnico a portarlo a Tokyo 2021 per le paralimpiadi.

«Senza obiettivi non sopporti tanta sofferenza – conclude Calcagni -. L’obiettivo che sto inseguendo da anni e che mi sta aiutando a restare in piedi è quello di arrivare a Tokyo per portare medaglie all’Italia, la patria per cui ancora oggi sono pronto a dare la mia vita. In questo periodo di isolamento sto facendo altre competizioni in cui si può competere virtualmente. Questo mi ha permesso di partecipare a tante gare virtuali: ho vinto la maratona di Venezia, quella di Londra, di New York, di Lisbona, quella dello Zar a Mosca, quella di Dubai. Ovunque ho potuto partecipare e vincere. Un amico si è mobilitato per fare una raccolta firme e ha raccolto 25mila firme per farmi andare alle Olimpiadi. Al di là di questo, io ce la metterò tutta per far capire anche al tecnico responsabile che Carlo Calcagni può ben rappresentare l’Italia e donare due gioie d’oro ai nostri connazionali».

 

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