Del Bufalo (oncoematologa): «L’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento della leucemia. Mira ad eliminare il tumore sfruttando il sistema immunitario del paziente, con un impatto di tossicità sugli organi molto più contenuto rispetto a chemioterapia e radioterapia»
Ci si ammala come trent’anni fa, ma due piccoli pazienti su tre vincono la loro battaglia contro il cancro. «I casi di tumori infantili, dagli anni ’90 ad oggi, non sono aumentati, ma le speranze di guarigione sì». A dare la buona notizia è Francesca Del Bufalo, oncoematologa presso il dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, in occasione della XIX Giornata mondiale contro il cancro infantile, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da Childhood Cancer International-CCI, una rete globale di 188 associazioni di genitori, con sede in 90 paesi e 5 continenti.
La Giornata mondiale contro il cancro infantile è nata per sensibilizzare l’opinione pubblica e stimolare il dibattito medico-scientifico sul cancro nei bambini e nei ragazzi. Un obiettivo ancora più importante in questo periodo di pandemia che ha ulteriormente stravolto la vita dei piccoli pazienti: sempre più isolati dal resto del mondo, soprattutto in ospedale, dove, per motivi di sicurezza, è solitamente vietato ricevere visite al di fuori di quelle dei propri genitori. Secondo uno studio pubblicato sul Lancet Oncology, infatti, i pazienti oncologici che contraggono l’infezione da SARS-CoV-2 corrono un rischio 4-5 volte superiore ai pazienti non-Covid di subire una ventilazione assistita, di essere trasferiti in una unità di rianimazione o di morire.
«In Italia, ogni anno, circa 1.400 bambini di età compresa tra gli 0 e i 15 anni ricevono una diagnosi di cancro. I nuovi casi tra i ragazzi con più di 15 anni sono circa 800 – dice Del Bufalo -. Numeri che fanno del cancro infantile una patologia rara: meno del 2% di tutti i tumori diagnosticati tra la popolazione colpisce coloro che hanno meno di 19 anni. La situazione italiana è comparabile a quella degli altri paesi occidentali: in Europa ogni anno si ammalano circa 140 bambini ogni milione di abitanti di età compresa tra gli 0 e i 14 anni».
Le tipologie di cancro a più alta incidenza variano a seconda della fascia di età. «Ma – dice la specialista -, guardando i dati che analizzano la popolazione pediatrica in generale, i tumori più diffusi sono le leucemie acute, soprattutto le leucemie linfoblastiche acute e le leucemie mieloidi, con circa 500 nuovi casi ogni anno, che rappresentano un terzo di tutte le nuove diagnosi – dice la oncoematologa -. Segue il tumore cerebrale, il tumore solido più frequente, con circa 400 nuovi casi ogni dodici mesi».
Poco o nulla si sa sulle ragioni di insorgenza: «La maggior parte dei tumori pediatrici si manifestano per cause non note, per motivi cosiddetti stocastici. La percentuale di tumori che si può attribuire a ragioni genetiche, invece – aggiunge Del Bufalo – è molto bassa: varia da tumore a tumore, ma è generalmente inferiore al 2%».
Negli ultimi 50 anni le percentuali di insuccessi e guarigioni sono state completamente capovolte dai progressi della scienza: «Stando ai dati del Registro Tumori, negli anni ’60 meno del 10% dei bambini sopravviveva ad una leucemia linfoblastica acuta. Oggi, invece, le cure sono efficaci nell’85-90% dei casi. Attualmente i 2/3 dei piccoli che ricevono una diagnosi di cancro guariscono», commenta la specialista.
Nonostante la guarigione di un paziente in età pediatrica possa essere dichiarata, come per gli adulti, al termine del quinto anno in assenza di recidiva, il follow up dei bambini dura molto più a lungo. «Le terapie di cui disponiamo attualmente da un lato – spiega l’oncoematologa – permettono di raggiungere risultati straordinari in termini di guarigione, ma dall’altro hanno effetti collaterali a lungo termine. È necessario che il piccolo paziente sia monitorato lungo il suo percorso di crescita, con particolare attenzione agli organi che principalmente possono risentire delle cure antitumorali, come la funzionalità endocrina o quella cardiaca».
Gli ostacoli da superare sono numerosi, ma non invalicabili: «Molti studi hanno mostrato come un’elevata percentuale di pazienti oncologici in età pediatrica riesca a tornare ad una vita normale, con un buon rendimento prima scolastico, poi lavorativo – racconta Del Bufalo -. Dati che, grazie all’innovazione degli approcci terapeutici, non potranno che migliorare. L’immunoterapia, ad esempio, ha completamente rivoluzionato il trattamento della leucemia linfoblastica: mira ad eliminare il tumore sfruttando il sistema immunitario del paziente, con un impatto di tossicità sugli organi molto più contenuto rispetto alla chemioterapia o alla radioterapia. Siamo fiduciosi che nei prossimi anni, grazie alla sperimentazione di terapie sempre meno invasive – conclude l’oncoematologa -, l’impatto negativo a lungo termine sulla vita dei piccoli pazienti possa essere ulteriormente ridotto».
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