L’attrice realizzerà con le ragazze del centro pilota regionale degli Spedali Civili di Brescia un laboratorio teatrale «per raccontare e far comprendere come si combatte il cancro dell’anima»
Occhi lucidi e cuore in mano. Con un racconto carico di emozione l’attrice Ambra Angiolini, ieri, in Regione Lombardia, durante la presentazione della nuova legge per la prevenzione e la cura dei disturbi alimentari ha messo a nudo la sua anima per ricordare i 12 anni impiegati per combattere e vincere la bulimia.
«È un cancro dell’anima – ha definito Ambra questo nemico invisibile -. È una malattia che può essere mortale, ed è ancora più bastarda perché non si può diagnosticare. Per me sono stati anni molto faticosi durante i quali ho imparato a conoscermi e sono riuscita a trasformare quel sentimento in amore e voglia di vivere. Questo è possibile solo se si decide e si accetta di fare un percorso. Oggi che sono fuori dal tunnel ancora so di avere quelle fragilità che rivedo in ogni ragazza che incontro». A stento l’attrice è riuscita a trattenere le lacrime nel momento in cui ha cercato di spiegare perché questa malattia, che è la seconda causa di morte in Italia tra i giovani dopo gli incidenti stradali, è così subdola: «Non c’è un esame del sangue o una lastra che la identifica. Senza alcun preavviso succede che un giorno si manifesta e allora può essere tardi. I genitori possono fare poco. Di sicuro l’omertà non aiuta. Per questo io mi sono esposta. Sono qui oggi – ha sottolineato durante l’incontro con la stampa – perché ho deciso che è arrivato il momento di dire che non è imbarazzante avere la bulimia o l’anoressia».
Un messaggio forte per appoggiare un progetto che coinvolge ASST, ospedali pubblici e centri privati per aiutare chi sta combattendo questo male. Ambra oltre ad essere testimonial dell’iniziativa si è impegnata a realizzare con le ragazze in cura presso il centro pilota regionale degli Spedali Civili di Brescia un laboratorio teatrale dove saranno coinvolti anche i genitori.
«Si tratta di una iniziativa che vuole permettere alle ragazze di riappropriarsi della loro vita. Ha un titolo strano (“IO VOGLIO anorESSERE buliMIA”), di effetto perché all’interno della frase “io voglio essere mia” contiene le parole anoressia e bulimia che devono essere cancellate dalla volontà di ritornare proprietarie della propria testa e del proprio cuore. Durante la costruzione della drammaturgia, creeremo dei piccoli monologhi che poi vorremmo affidare ai genitori». Saranno 18 i giovani dai 17 ai 25 anni che prenderanno parte allo spettacolo teatrale di Ambra. «L’enorme fragilità di questi adolescenti non deve essere un problema – ha sottolineato l’attrice -, ma deve diventare il loro talento. Per questo, a volte, le strutture devono essere le prime corde da afferrare, mentre i genitori devono accettare di fare un passo indietro ed essere il fanalino di coda».
Approvata all’unanimità dal consiglio regionale la legge 128 prevede interventi ambulatoriali, diagnosi, cura e l’eventuale invio del paziente in centri specializzati con un progetto terapeutico riabilitativo e l’attuazione di politiche a sostegno della famiglia. «Il primo obiettivo è realizzare una rete di strutture in collaborazione con il pubblico e il privato accreditato sul territorio lombardo – ha spiegato Simona Tironi, vicepresidente della commissione Sanità di Regione Lombardia e relatrice della legge -. Si svilupperà una vera e propria cabina di regia che avrà il compito di coordinare azioni, strutture e delineare le linee giuda per il fabbisogno. Ma soprattutto questa legge ha lo scopo di abbattere le liste d’attesa ed incrementare la fase ambulatoriale con migliaia di visite in più dedicate alle ragazze».
«Al centro della legge ci sarà la famiglia che gioca un ruolo fondamentale per la riuscita degli obiettivi – ha sottolineato Tironi -. Coinvolgeremo anche la scuola. Un capitolo sarà dedicato proprio alla formazione. Partiremo dai medici di medicina generale e di libera scelta fino ad arrivare ai professionisti che si occupano di disturbi alimentari e ai docenti, perché dobbiamo partire dalla scuola per trasmettere il nostro messaggio di speranza. Guarire dall’anoressia e dalla bulimia si può, ma perché ciò avvenga è fondamentale fare interventi precoci e azioni mirate».
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