Oggi è la Giornata mondiale della sindrome di Asperger. Lo psicoterapeuta: «Il 46% dei ragazzi autistici è vittima di bullismo, una percentuale che cresce in modo esponenziale tra i giovani Asperger, “presi in giro” dai compagni per i loro comportamenti insoliti nel 94% dei casi. Sette su 10 subiscono violenze fisiche»
«Io ho pensato che fosse una regola strana, ma mi sono adeguata… Quei bambini mi hanno detto di andare con loro nei bagni. Lì dentro ho ricevuto un pugno nello stomaco ogni giorno… Mi hanno picchiato tutti i giorni fino a quando improvvisamente qualcuno lo ha detto all’insegnante… A quel punto è diventato molto chiaro che ero stata ingannata in qualche modo, così mi sono sentita stupida. Non ero forse io stessa ad andare a cercarli, casomai qualche giorno si fossero dimenticati di picchiarmi? Io pensavo che era così che doveva andare». È con queste parole che Gunilla Gerland, scrittrice svedese, affetta da sindrome di Asperger, descrive nella sua autobiografia A Real Person: Life on the Outside, come ci si sente a finire inconsapevolmente nel mirino del bullismo.
E Gunilla non è stata la sola ai suoi tempi e non lo sarebbe neanche se fosse adolescente oggi. «Come dimostrato da alcuni studi molte delle persone con sindrome di Asperger hanno delle peculiarità, fisiche e caratteriali, che li rendono vittime privilegiate dei bulli – spiega, in occasione della Giornata mondiale della sindrome di Asperger, Davide Moscone, psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale, presidente dell’associazione Spazio Asperger, membro dell’ordine degli Psicologi del Lazio -. Circa la metà dei ragazzi con autismo – il 46% – è vittima di bullismo, una percentuale che cresce in modo esponenziale tra i giovani Asperger, che nel 94% dei casi vengono semplicemente “presi in giro” dai compagni per i loro comportamenti insoliti, ma nel 70% subiscono violenze fisiche».
La Giornata della sindrome di Asperger si celebra il 18 febbraio in tutto il mondo, giorno in cui nel 1906 nacque Hans Asperger, il pediatra austriaco diventato punto di riferimento per la descrizione dei sintomi dell’autismo. Lo stesso professore già negli anni ’40 del 900 aveva decritto gli atti di bullismo nei confronti dei bambini autistici spesso tormentati e respinti dai coetanei. «Nel cortile della scuola o per strada – scrisse nel suo saggio dedicato all’autismo – capita di frequente di vederne uno al centro di un’orda sbeffeggiante di piccoli monelli, mentre mena furiosamente colpi alla cieca o piange sconsolato, inerme in entrambi i casi».
Gli adolescenti con sindrome di Asperger vittime di bullismo, esattamente come descritto nel secolo scorso, possono avere reazioni sia passive che attive. «Debolezza fisica, difficoltà comunicative, timidezza, isolamento dal gruppo dei pari – continua Moscone – sono quelle caratteristiche che rendono i giovani Asperger vittime appetibili agli occhi dei bulli. Spesso, mancando di coordinazione motoria, diventano oggetto di derisione durante la pratica di attività fisiche. Gli adolescenti con sindrome di Asperger non hanno empatia e non comprendono i comportamenti dell’altro. Non distinguono se qualcuno ride “con loro” o “di loro” e, così, finiscono per difendersi anche quando nessuno li sta attaccando. Malintesi che – sottolinea lo psicoterapeuta – a volte, possono degenerare anche in liti violente, tutt’altro che verbali».
Tutte le caratteristiche che espongono gli adolescenti Asperger ad atti di bullismo non si attutiscono nel mondo virtuale. «Amano i social al pari dei coetanei, a volte hanno anche con una spiccata propensione all’utilizzo delle tecnologie. Ma – spiega Moscone – la loro condizione non gli permette di avere un’interazione adeguata con i propri pari. Si espongono con commenti non filtrati dall’empatia e dalla capacità di comprendere l’altro e l’inadeguatezza del loro linguaggio li espone ancora una volta alle grinfie dei bulli. In questo caso dei cyberbulli».
Questi fenomeni, se non individuati e tenuti a bada da adeguati percorsi terapeutici, possono trasformarsi in traumi sociali che si ripercuoteranno anche nella vita dell’adulto: «Molti dei miei pazienti, non più adolescenti, restano vittime inconsapevoli anche a distanza di anni. Non riescono a capire perché certe esperienze negative siano toccate proprio a loro». E come se non bastassero i problemi affrontati in gioventù, non di rado, la storia si ripete. «Può accadere che diventino vittime di mobbing: hanno difficoltà a riconoscere l’autorità che normalmente, per consuetudine, viene attribuita ai propri superiori, a prescinde dalla stima che se ne ha. Poi, essendo lavoratori dalle straordinarie capacità produttive, vanno poco d’accordo con quei colleghi incapaci di tenere il loro stesso ritmo lavorativo», aggiunge lo specialista.
Una difficile realtà che, solo in Italia, riguarda tra le 300 e le 500 mila persone. Ma questa è soltanto una stima approssimativa a ribasso «perché – conclude Moscone -, il mondo è pieno di Asperger che non sanno di esserlo».
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