Lavoro e Professioni 20 Febbraio 2021 11:27

Giornata del personale sanitario, il racconto dell’omaggio italiano

Segui la diretta dell’evento organizzato dalla FNOMCeO (Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri) per ricordare i medici e gli odontoiatri che hanno sacrificato la propria vita per combattere il Covid-19

Giornata del personale sanitario, il racconto dell’omaggio italiano

“L’Italia chiamò”. Mentre si chiude l’inno di Mameli, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il presidente della Camera Roberto Fico, il ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente della Fnomceo Filippo Anelli e il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia applaudono sorridendo sotto le mascherine. Si apre così, nella sede Fnomceo di Roma, la Giornata dedicata al personale sanitario, socio-sanitario, socio-assistenziale e al volontariato dedicata al ricordo delle vittime del Covid-19 .

Mattarella: «Personale sanitario sempre all’altezza, tutti gli italiani riconoscenti»

Con un messaggio ufficiale inviato in mattinata, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ha definita «un’importante occasione per rinnovare la riconoscenza del paese verso coloro che con abnegazione si trovano in prima linea contro la pandemia che a distanza di un anno ancora ci affligge». «Il personale sanitario – ha detto – si è dimostrato all’altezza, impegnandosi al meglio con ogni strumento per vietare di precipitare in una catastrofe. È stato un impegno contrassegnato da difficoltà e sofferenze: moltissimi operatori hanno contratto il virus e tante sono le vittime che abbiamo dovuto piangere tra medici e infermieri, a loro è dedicata questa giornata. Il nostro sistema sanitario sta affrontando una prova senza precedenti, dimostrando di essere un patrimonio da preservare e su cui investire. Rivolgo da parte di tutti gli italiani un saluto riconoscente a tutto il personale sanitario ed esprimo commossa vicinanza ai familiari dei caduti».

Casellati: «Il sacrificio di chi ha saputo prendersi cura»

«Un’iniziativa che ci vede riuniti a condividere emozioni e sentimenti comuni, che hanno agitato cuori e menti nei primi mesi della pandemia» l’ha definita la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati. «Quando il virus ci ha spiazzati e travolti – ha continuato – questo nemico ha trovato davanti a sé un argine sostenuto da una forza indomabile e una continua energia creativa. L’energia di chi ha lottato a mani nude contro il virus. Di chi non si è mai tirato indietro. Di chi ha saputo prendersi cura. Di chi ha saputo accompagnare il dolore. Di chi ha accompagnato alla morte le persone che non potevano abbracciare i propri famigliari. Di chi ha saputo donare un sorriso. Di chi ha saputo guarire. Queste sono le vostre storie, queste sono state e sono le vostre vite, tutt’oggi impegnate in questa dolorosa sfida. Di voi medici, infermieri, personale sanitario e operatori tutti».

«Per questo – ha concluso – per la forza di questa testimonianza, la Giornata dei camici bianchi non è una semplice celebrazione. È qualcosa di più. Di molto più grande e importante. Il segno visibile – ha concluso Casellati – di una gratitudine perenne di tutto il Paese e delle sue Istituzioni alla professionalità, al sacrificio e al coraggio di tutti i medici e di tutto il personale sanitario che hanno lavorato e continuano a lavorare senza sosta per farci uscire dall’emergenza sanitaria».

Fico: «Sanità pubblica pilastro della democrazia»

«La sanità pubblica è il pilastro della nostra democrazia – è intervenuto il presidente della Camera Roberto Fico – e quando parliamo di fondi rispetto al Recovery la sanità deve essere un asset fondamentale, perché è il pilastro che regge la nostra democrazia ed è lì che dobbiamo investire con lungimiranza, con competenza, con professionalità e con libertà, affinché tutti possano sentirsi parte di un sistema che è democratico, un sistema sanitario pubblico per tutti i cittadini».

Anelli: «326 medici morti, santi della porta accanto»

Da quella notte del 20 febbraio 2020, quando a Mattia Maestri venne diagnosticato Covid-19, sono stati 326 i medici morti, di cui 29 odontoiatri. Roberto Stella il primo a cadere, a lui e a tutti gli scomparsi è dedicata questa giornata. «Santi della porta accanto», li ha definiti Papa Francesco. «Abbiamo il dovere di proteggere i nostri operatori sanitari, come fondamento per la sicurezza delle cure. Per questo la vaccinazione dei medici e degli operatori sanitari rappresenta il dispositivo di protezione individuale più efficace», ha detto il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, prendendo parola alla cerimonia in quella che ha definito «la casa simbolica di tutti i medici e gli odontoiatri».

La pandemia, ha aggiunto Anelli, «ha messo in luce e amplificato carenze e zone grigie preesistenti nel nostro Servizio sanitario nazionale, frutto di decenni di tagli lineari e di politiche alimentate da una cultura aziendalistica che guardava alla salute e ai professionisti come costi su cui risparmiare e non come risorse sulle quali investire. Carenze nella sicurezza che hanno portato molti medici a contagiarsi, alcuni a pagare con la vita il loro impegno», ha concluso.

Anelli: «Curare tutti senza discriminazione, senza arrendersi mai»

«Questa giornata – ha detto Anelli – rappresenta per il nostro Paese il momento per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio nel corso della pandemia da coronavirus di tutto il personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato». Quei medici «hanno tenuto fede al loro giuramento, ai principi contenuti nel Codice di deontologia medica. Si sono impegnati, con un atto solenne all’inizio della professione, a curare tutti, senza discriminazione, ad avere cura dei propri pazienti in ogni emergenza, a curarli senza arrendersi mai».

«L’esercizio della professione medica – ha concluso – impone sempre un rapporto di reciprocità con la persona, spesso una persona che soffre. Nell’alleviare il dolore e nella cura della sofferenza si scopre il senso, la vocazione di essere medici: ossia fare il bene, operare per il bene della persona e della comunità. Tutte le competenze acquisite, le abilità possedute per esercitare questa straordinaria professione hanno un’unica finalità: fare il bene; il bene della persona e di tutti i cittadini, senza distinzione alcuna. Il medico diventa così uno strumento fondamentale della democrazia del bene, ossia garante di quei diritti che rappresentano il bene per ogni persona».

Speranza: «Imparare da questa lezione e programmare il futuro. Ssn pietra più preziosa»

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha invitato a una doppia riflessione. «Una su questo anno maledetto e senza precedenti ci ha sconvolti – ha ricordato -. Una sulla lezione di questo anno, su cui dovremmo programmare il futuro. Papa Francesco ha usato parole giuste: “peggio di questa crisi c’è solo il rischio di scordarla”. Abbiamo incrociato la forza del nostro servizio sanitario: l’idea della salute come diritto fondamentale di ciascuno. L’idea che di fronte a questo non conta nulla d’altro».

«Se questo concetto è vero oggi deve essere vero anche per il vaccino – ha proseguito – dobbiamo batterci perché sia gratuito e un diritto di tutti. Medici infermieri e professionisti sanitari hanno dimostrato il loro valore e la loro forza: penso che sia sbagliato parlare di eroi, il nostro personale ha dimostrato di saper coltivare quello che è successo. Donne e uomini che 24 ore al giorno fanno tutto quello che possono per servire la comunità in cui vivono».

«In questa giornata dobbiamo assumere un impegno comune della Repubblica: quello di provare a trarre lezione da questi mesi così difficili: ovvero che il Ssn nazionale è davvero la pietra più preziosa che abbiamo, su cui costruire una nuova stagione di investimenti. Voglio dire a nome del governo: grazie grazie grazie a chi ha fatto la propria parte e non ha fatto mancare nemmeno un istante il proprio impegno per contrastare questo virus. Quei giorni tremendi di febbraio e di marzo, quando cercavamo disperatamente le mascherine: oggi abbiamo anche i vaccini, ma la battaglia non è vinta ma possiamo guardare con fiducia al futuro. Il mio messaggio finale è che il Paese deve capire che il Ssn e la affermazione del diritto alla salute sono la prima mattonella su cui costruire il Paese».

Il ricordo del dolore a Codogno

Con grande commozione hanno ringraziato l’accoglienza della propria proposta di istituire una giornata dedicata ai camici bianchi il presidente della Siae Giulio Rapetti Mogol e il regista Ferzan Ozpetek. «Un’idea venuta da una terribile consapevolezza e da un momento di grande scoramento – ha detto quest’ultimo – e dal desiderio di premiare chi senza esitazione si è gettato contro un nemico sconosciuto».

Tutti hanno trattenuto il fiato durante il collegamento con Codogno. Proprio in queste date, 365 giorni fa, la città lombarda diventava protagonista del primo vero focolaio di Covid e della zona rossa di isolamento che si sperava avrebbe impedito il diffondersi del virus. Da qui il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici della Lombardia, Gianluigi Spata, ha ringraziato e ricordato l’incredibile sacrificio che la regione ha pagato alla pandemia. Il più alto di tutti.

Dalla sede dell’Enpam in collegamento, il presidente della Fondazione Alberto Oliveti ha introdotto la stele elettronica che proietterà, all’ingresso della nuova area museale, i nomi dei medici e odontoiatri scomparsi. Un segno imperituro dell’importanza del loro lavoro e del senso del dovere, che li ha accompagnati fino all’ultimo giorno. Dando la propria vita per quella dei loro pazienti.

In contemporanea, da Codogno e da Roma sono state svelate le due targhe in onore di tutti i camici bianchi caduti durante il loro lavoro.

Papa Francesco: «Società impari dai medici ad amare il prossimo e a curare gli altri»

La giornata si è conclusa con il messaggio di Papa Francesco, letto da monsignor Paglia. Voglio ricordare lo svolgimento generoso ed eroico della loro professione vissuta come una missione. Esempio di fratelli e sorelle che hanno rischiato la vita e a volte l’hanno persa, suscita in noi estrema gratitudine. La società deve dimostrare sempre più amore al prossimo e cura per gli altri, specie i più deboli. La dedizione di chi è impegnato nelle strutture sanitarie dimostra il desiderio più autentico che abita il cuore dell’uomo: farsi accanto a chi ha più bisogno e spendersi per lui».

 

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