«Gentile Ministra Beatrice Lorenzin, Gentile Presidente Nicola Zingaretti, vi scriviamo in merito agli ultimi sviluppi in tema di assunzioni nel sistema sanitario regionale del Lazio, per esprimere tutta la nostra preoccupazione sul futuro del servizio pubblico». È quanto si può leggere dalla lettera inviata al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e al Presidente della Regione […]
«Gentile Ministra Beatrice Lorenzin, Gentile Presidente Nicola Zingaretti, vi scriviamo in merito agli ultimi sviluppi in tema di assunzioni nel sistema sanitario regionale del Lazio, per esprimere tutta la nostra preoccupazione sul futuro del servizio pubblico». È quanto si può leggere dalla lettera inviata al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Anaao Assomed, Fp Cgil Medici, Cisl Medici, Uil Medici-Strutture di Roma e del Lazio. «Il Lazio – ha scritto ancora l’intersindacale –, la cui sanità affronta un commissariamento e un piano di rientro durissimo, in questi anni ha pagato il prezzo più alto in un sistema già di per sé pesantemente colpito dai tagli lineari alle risorse e al personale: perso più del 19% del contingente totale, oltre 10mila operatori in meno solo tra il 2006 e il 2015, ed età media sopra i 52 anni. Dati ben più negativi di quelli, già preoccupanti, del resto del Paese. E il peggio, qualora il Governo non cambiasse orientamento, è alle porte. Il documento redatto dal Ministero ed attuativo di un sistema di standard inaccettabili per il calcolo del personale, mette nero su bianco una prospettiva magra: non più di 300 assunzioni tra il 2016 e il 2018, contro le 3.500 del piano regionale. I decreti del piano assunzionale della Regione Lazio, sui quali non sono più rinviabili le risposte alle nostre richieste di cambiamenti e integrazioni, prevede infatti da qui al 2018 1.762 nuove assunzioni e 1.740 stabilizzazioni di personale precario. Un’operazione – continuano i sindacati – che, lungi dal rafforzare la capacità di offrire servizi, servirebbe a salvare il salvabile, visto che nello stesso arco di tempo andranno in pensione altri 4.510 operatori sanitari. Il risultato finale sarebbe comunque un’ulteriore perdita di 1.000 unità e il piano tamponerebbe appena la forte emorragia di questi anni. Il metodo inaccettabile proposto per i fabbisogni è stato applicato anche ad altre regioni, provocando la prima protesta dei Sindacati nazionali che il 31 gennaio scorso sono stati ricevuti dal Ministro della Salute, che ha assunto le preoccupazioni e le proteste su tale intollerabile procedura che ha visto protagonista il Ministero dell’Economia e l’AGENAS. Al riguardo si attende ora un passo indietro del Governo sulla proposta formulata in particolare per quanto riguarda il Lazio. Senza un passo indietro nel 2018 la perdita totale di personale raggiungerebbe le 15mila unità, con un contingente di personale che passerebbe dai 50mila operatori del 2006 a poco più di 35mila, ed età media sempre più vicina a quella del pensionamento. Ci aspettiamo dal Governo risposte immediate, vista l’estrema gravità della situazione e i riflessi sulla qualità della vita dei cittadini. Un simile scenario, di vero e proprio smantellamento del sistema sanitario metterebbe la parola fine alla sanità pubblica in questa regione. Non staremo a guardare – avvertono i sindacati – e metteremo in campo una larga mobilitazione sociale in difesa del pilastro del nostro welfare».