Paolo Nucci, professore di Oftalmologia all’Università Statale di Milano, spiega come riconoscerla e quali rimedi adottare per limitare i danni
In Italia un milione e mezzo di bambini e adolescenti ha problemi di miopia, condizione destinata ad aumentare con l’isolamento e la didattica a distanza. Fondamentale, dunque, la prevenzione con una visita già al nido per poi effettuare il secondo controllo a tre anni e il terzo a sei. Strategie di intervento e buone prassi che Paolo Nucci, professore di Oftalmologia all’Università Statale di Milano spiega ai nostri microfoni.
«Oggi noi stiamo assistendo ad una recrudescenza della miopia già presente verso i sei o sette anni – ammette Nucci -. Se prima si manifestava intorno ai dieci anni, oggi le prime avvisaglie si hanno con l’avvio della scuola primaria. Questo probabilmente è legato al fatto che i bambini impegnano la vista un maggior numero di ore nello studio e nel gioco con strumenti tecnologici, pc e tablet. A sostegno di questa tesi una recente indagine fatta in due paesi orientali molto vicini, come Taiwan e Filippine, ha evidenziato un numero differente di casi di miopia. In Cina gli alunni studiano anche 10 ore al giorno e si è avuta una crescita esponenziale di disturbi visivi; nelle Filippine, invece, dove lo studio impegna i ragazzi un massimo di 4 ore, i disturbi sono ridotti. Alla luce di queste considerazioni è perciò fondamentale un riconoscimento precoce della miopia, già in prima e seconda elementare. In questo modo è possibile agire tempestivamente e correggere i danni con speciali lenti (in grado di trasmettere un segnale corretto al cervello, rallentando così in media del 60% la progressione della miopia) e farmaci».
Alla nuova tecnologia si aggiunge un’arma farmacologica. Di cosa si tratta? «È una preparazione di atropina galenica, perché non esiste ancora il farmaco, che diluita ad un centesimo, riesce ad evitare la progressione del difetto nel 60 – 65% della popolazione pediatrica. Quindi, se ci troviamo di fronte ad un bambino che a sei anni inizia a manifestare lo 0,75 di miopia iniziamo a prescrivere l’atropina. Oltretutto è un farmaco che non ha alcun effetto collaterale a queste diluizioni».
Di questi tempi la situazione rischia di peggiorare ulteriormente: cosa occorre fare quindi per limitare i danni? «Non vorrei con questo creare allarme, ma se ai bambini durante questi mesi consigliamo di passare mezz’ora all’aria aperta nel prato, a passeggiare, facciamo un buon regalo e diamo un viatico giusto per controllare la miopia».
Esiste una correlazione tra difetti visivi e disturbi dell’apprendimento, e in quale percentuale? «Non esiste un nesso tra le due situazioni – risponde Nucci -. Quando un bambino ha disturbi specifici dell’apprendimento deve fare come primo esame quello della vista per evitare che sia un distratto o uno svogliato visivo perché non vede bene. Ma non è pensabile che una dislessia possa dipendere da un disturbo visivo, anche perché i meccanismi sono diversi: il bambino dislessico è capace di leggere qualsiasi lettera, il problema è che quando guarda una parola, non riesce a trasmettere quei fonemi al cervello in modo da rendere ragionevole la lettura. Anche i movimenti oculari strani che si possono manifestare nei DSA hanno una spiegazione scientifica: se un bambino non riconosce la lettera che sta leggendo, torna più volte con il movimento dell’occhio sulla stessa per trasmettere l’impulso al cervello», conclude.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato