Silvia Pagliacci, Presidente di Federfarma Perugia, scrive al Presidente di Federfarma Nazionale, Annarosa Racca, in seguito alle critiche del collega di Torino sulla gestione del “Milleproroghe”. «Nella risposta che la Presidente nazionale di Federfarma ha dato al comunicato di Federfarma Torino – scrive la presidente Pagliacci –, ritrovo purtroppo tutte le criticità che ormai da […]
Silvia Pagliacci, Presidente di Federfarma Perugia, scrive al Presidente di Federfarma Nazionale, Annarosa Racca, in seguito alle critiche del collega di Torino sulla gestione del “Milleproroghe”. «Nella risposta che la Presidente nazionale di Federfarma ha dato al comunicato di Federfarma Torino – scrive la presidente Pagliacci –, ritrovo purtroppo tutte le criticità che ormai da molto tempo stanno caratterizzando le attività del Sindacato dei farmacisti titolari, riassumibili in 4 punti. Partiamo dalla mancata progettualità. La dr.ssa Racca sostiene che «ogni volta che finora si è parlato di nuovi modelli di remunerazione non si sono mai prese decisioni senza l’avallo dell’assemblea». L’affermazione è corretta, ma l’Assemblea nazionale è dal 2012, dopo la bocciatura di una prima proposta dei competenti Ministeri, pur avallata da AIFA, che non ha avuto modo di discutere un nuovo modello, ciò significa che il progetto non c’è, o per incapacità di riformulazione o per volontà. Ho così introdotto un secondo punto, quello della strategia comunicativa interna. Sulla remunerazione, come su ogni tema strategico per la Categoria, non sono mai mancate e ancor oggi si confermano tutte le rassicurazioni nel tentativo di tranquillizzare (“stiamo lavorando”, “parliamo con tutti“, “chiederemo l’apertura di tavoli”, etc.), mentre i problemi veri, quelli che sono sulla pelle dei farmacisti, rimangono lì, irrisolti. Non c’è una piattaforma per il rinnovo della convenzione, non c’è un disegno unitario su come affrontare il grande tema del ruolo della farmacia nei nuovi modelli di aggregazione dell’assistenza territoriale, non c’è un progetto sulla gestione della cronicità e neppure su come affrontare gli effetti del DDL concorrenza. La sequenza dovrebbe essere diversa: cogliere le istanze, elaborare il progetto, presentarlo agli organi interni decisionali, portarlo sul territorio e infine annunciarlo. Il terzo punto è la sottovalutazione dei poteri politici e mediatici dell’Assemblea nazionale. Sono perfettamente d’accordo con il dott. Cossolo nell’individuare, come causa del fallito emendamento sulla rivalutazione del fatturato, la mancata convocazione di un’Assemblea urgente. Quell’emendamento avrebbe prodotto una boccata di ossigeno per le farmacie più deboli, ma l’ostinata volontà a mantenere tutto tranquillo è stata più forte di una visione lucida e prospettica che avrebbe invece consigliato di riunire un’Assemblea per assumere una posizione. Questa, se non a Dicembre, con tutta probabilità avrebbe creato un credito da riscuotere a Gennaio. Come ultimo punto, vorrei citare il mancato attivismo del Sindacato Unitario dei farmacisti rurali. I farmacisti rurali hanno rappresentato in modo aperto, chiaro e forte, con una mozione votata all’unanimità dall’Assemblea del SUNIFAR lo scorso 13 Dicembre, la netta insoddisfazione delle farmacie verso una dirigenza che è apparsa priva di una realistica visione dei quotidiani problemi dei Colleghi; l’attuale inazione conferma quel giudizio di cui mi sono fatta promotrice. Il Presidente del SUNIFAR, infatti, reitera le solite promesse e definisce “bagarre elettorale” quello che, in realtà, è un atteso e democratico confronto per creare nuovo respiro all’interno del sindacato e ambire concretamente ad una farmacia più forte in tutte le sue anime e diversità».