Salute 9 Marzo 2021 16:37

Vaccini, Rezza: «Con 240mila dosi al giorno riaperture in 7-13 mesi». Il fisico Parisi: «Per immunità di gregge vaccinare 80% italiani»

Audizioni in Commissione Sanità del Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute Giovanni Rezza e del Presidente dell’Accademia dei Lincei Giorgio Parisi. «Nel secondo trimestre dovremmo raggiungere le 50 milioni di dosi a disposizione. Se arrivassimo a fare 350mila vaccinazioni al giorno riusciremo a vaccinare tante categorie di persone in breve tempo» ha spiegato Rezza

Vaccini, Rezza: «Con 240mila dosi al giorno riaperture in 7-13 mesi». Il fisico Parisi: «Per immunità di gregge vaccinare 80% italiani»

«Vaccinando 240mila persone al giorno nel giro di 7-13 mesi potremmo tornare a una ‘pseudo normalità’ nello stile di vita». È l’annuncio dato da Giovanni Rezza, Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, durante l’audizione in Commissione Sanità al Senato sul tema dei vaccini. Una previsione frutto in realtà di un modello matematico messo a punto dall’Istituto superiore di sanità (ISS) e dalla Fondazione Bruno Kessler per cercare di capire quando il vaccino porterà i primi risultati.

Una normalità ancora non troppo vicina, ma neanche così lontana, soprattutto se si guarda alla parte più vicina nel tempo della ‘forchetta’ citata da Rezza.

Rezza ha poi illustrato lo stato dell’arte dei vaccini: al momento ci sono 43 vaccini in fase 1, 27 vaccini in fase due, 21 in fase uno e 6 sono stati approvati (ma in Europa sono 4).

«Per ottenere questi vaccini sono state utilizzate tutte le piattaforme tecnologiche oggi disponibili», spiega l’infettivologo che poi ha ricordato: «Non sappiamo se i vaccini proteggano dalla malattia o blocchino anche l’infezione, dato importante per dire se possiamo raggiungere l’immunità di gregge. Non sappiamo, inoltre, quant’è la durata della protezione e l’effetto delle varianti».

Rispetto al primo trimestre 2021, nel secondo le forniture di vaccini (sempre che le case farmaceutiche rispettino i contratti) dovrebbero aumentare considerevolmente.

«Nel secondo trimestre dovremmo raggiungere le 50 milioni di dosi a disposizione – spiega Rezza -. Se arrivassimo a fare 350mila vaccinazioni al giorno riusciremo a vaccinare tante categorie di persone in breve tempo».

Poi Rezza parla delle varianti del virus, da monitorare con attenzione: «Abbiamo una circolazione di varianti pericolosa. La variante inglese aumenta la trasmissibilità di circa il 35-36% rispetto ai ceppi circolanti precedentemente. La variante brasiliana riduce parzialmente l’efficacia dei vaccini e va contenuta. Mitigare l’andamento dell’epidemia è essenziale per proteggere la campagna vaccinale».

Parisi: «Per immunità di gregge vaccinare 80% degli italiani»

Prima di Rezza era stato il turno in Commissione Sanità del Presidente dell’Accademia dei Lincei Giorgio Parisi, fisico di fama mondiale, che mette in guardia sulle nuove varianti: «Le nuove varianti sono più contagiose e hanno peggiorato la situazione, e ora si stima che per raggiungere la cosiddetta immunità di gregge sarà necessario vaccinare l’80% della popolazione italiana. Quindi, per rendere immune l’80%, bisogna vaccinare il 90% della popolazione con un vaccino che sia efficace al 90% contro il contagio».

Il problema, secondo Parisi, non sarà la logistica quanto avere i vaccini: «Per fine giugno, stando ai contratti scritti, dovrebbe essere possibile iniettare la prima dose di vaccino anti-Covid a 40-45 milioni di italiani. E per settembre dovremmo probabilmente essere in grado di iniettare la prima dose a tutta la popolazione italiana, bambini compresi se uno di questi vaccini verrà approvato per loro. Secondo me, la logistica per quanto complessa sarà un problema risolubile. L’importante sarà avere i vaccini».

Parisi cita degli obiettivi a cui guardare: «Il primo è mettere in sicurezza velocemente la popolazione più fragile, cioè per esempio le persone sopra i 70 anni o con patologia». E parlare poi della necessità di non pensare solo a noi ma anche ai Paesi del terzo mondo: «Bloccare l’epidemia nel terzo mondo è non solo una questione morale, ma di autodifesa – osserva l’esperto -. Finché infatti l’epidemia continua su grande scala, il virus continuerà a mutare, a diventare più contagioso. Guardando ai contratti firmati finora mancano 2 miliardi di persone, ancora scoperte, per le quali non è stata opzionata una dose di vaccino. A seconda del vaccino, immunizzarli può costare da 6 a 30 miliardi di dollari. Non farlo sarebbe un crimine e un atto di miopia».

 

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