Il Segretario Nazionale del Gruppo Felicità e Salute Positiva: «Tra i pazienti fibromialgici chi affronta la patologia con positività tende ad avere sintomi minori. Le persone felici hanno una percezione più sopportabile del dolore fisico»
Chiedimi se sono felice e scoprirai quanto a lungo vivrò. «Essere felici può aumentare l’aspettativa di vita di 7-8 anni, esattamente come l’adozione di stili di vita corretti, dalla sana alimentazione all’esercizio fisico fino alla rinuncia a fumo e alcol». A dare la buona notizia è Sergio Ardis, Segretario Nazionale del Gruppo Italiano Felicità e Salute Positiva e membro della Società Italiana di Medicina Narrativa citando, in occasione della Giornata internazionale della Felicità, una celebre review di letteratura (Happy People Live Longer: Subjective Well‐Being Contributes to Health and Longevity) di Ed Diener, massimo esperto a livello mondiale di benessere.
Si celebra in tutto il mondo il 20 marzo di ogni anno ed è stata istituita dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite il 28 giugno 2012. L’Onu ritiene che “la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell’umanità”.
«La felicità è la definizione filosofica di ciò che in termini scientifici viene definito benessere soggettivo – spiega Ardis -. Si preferisce parlare di benessere, piuttosto che di felicità, perché il benessere, individuale e collettivo, è una dimensione misurabile».
Numerosi scienziati hanno dedicato le loro ricerche alla misurazione di questo stato positivo, per verificare quanto la felicità (benessere individuale) potesse migliorare il decorso di una patologia e l’efficacia delle terapie. «In questi casi – commenta lo specialista – si parla di studi di salute positiva: analisi che, partendo dalle emozioni positive, indagano i risultati fisici correlati. Alcune ricerche hanno dimostrato come le persone più felici siano meno esposte a patologie di tipo cardiaco. Coloro che, invece, hanno già avuto malattie cardiache, in presenza di uno stato di benessere individuale, recuperano in tempi più brevi».
Anche l’ottimismo, così come la felicità, è un ottimo alleato della salute: «Altri studi hanno sottolineato come le persone ottimiste superino meglio le malattie. Un’ulteriore ricerca, invece – aggiunge il medico – ha rilevato che le arterie delle persone felici sono meno inspessite rispetto a quelle di chi tende al pessimismo».
Molti studi sull’argomento sono tuttora in corso. «Con il Gruppo Italiano Felicità e Salute Positiva stiamo analizzando la popolazione italiana affetta da fibromialgia (detta anche sindrome di Atlante, caratterizzata da dolore a muscoli, tendini e legamenti, ndr). Finora abbiamo raccolto solo risultati parziali, ma molto incoraggianti: le persone con una maggiore resilienza e positività affette da questa patologia tendono ad avere sintomi minori. Esiti – sottolinea Ardis – che mostrano come le persone felici abbiamo una percezione più sopportabile del dolore fisico».
Ovviamente il benessere individuale è un obiettivo a cui tutti dovrebbero aspirare, a prescindere che si tratti di persone malate o perfettamente sane. «Innanzitutto – dice Ardis -, è necessario chiarire che esistono una serie di dimensioni e sottodimensioni, definiti determinanti del benessere, che agiscono sul nostro grado di felicità. Una persona estremamente povera, ad esempio, è difficile che riesca a raggiungere un elevato stato di benessere. Così come la soddisfazione per il nostro lavoro, per le relazioni familiari e amicali sono altri fondamentali determinanti del benessere».
«Tuttavia- continua -, è possibile accrescere il benessere soggettivo anche volontariamente, attraverso tecniche cognitivo comportamentali, il pensiero positivo, imparando ad avere senso dell’umorismo, quando possibile, ed essere ottimisti. Ancora, utilizzare la meditazione o la mindfulness. Anche la comunità può contribuire allo stesso obiettivo offrendo adeguati ambienti di lavoro e scolastici. Uno studio dell’Oms ha dimostrato, ad esempio, che godere di opere artistiche aumenta il livello di benessere, così come vivere circondati dal verde e dalla natura rende più felici».
Anche se la Giornata della Felicità è stata istituita da meno di un decennio, la sua ricerca è stata da secoli uno dei principali scopi dell’esistenza umana. «Già Aristotele parlava di felicità – dice Ardis – mettendola in cima alle aspirazioni dell’essere umano. La Costituzione americana, poi, ha sancito un vero e proprio diritto alla felicità che spero, un giorno, possa essere messo nero su bianco – conclude lo specialista – in tutte le carte costituzionali del mondo».
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