Al Senato la presentazione di due Ddl: il primo punta a modificare l’articolo 31 della Costituzione introducendo la parola ‘anziani’, il secondo prevede una Delega al Governo in materia di tutela e valorizzazione della terza età. Centri diurni, servizi di prossimità e assistenza domiciliare integrata continuativa nel piano di Monsignor Paglia, Presidente della Commissione per la riforma dell’assistenza agli anziani
«Ci vuole molto tempo per diventare giovani», sosteneva Pablo Picasso. In Italia abbiamo preso alla lettera le parole del grande pittore spagnolo e oggi – Covid permettendo – vediamo crescere l’aspettativa di vita anno dopo anno. Quello che potrebbe apparire come un problema è in realtà un’opportunità se i 14 milioni di italiani over 65 (che tra circa 15 anni saranno 4,5 milioni in più) saranno valorizzati attraverso opportuni interventi normativi che mettano al centro la persona e il diritto ad una vecchiaia serena, attiva e con le cure appropriate. È questo il senso dei due Disegni di legge presentati a Palazzo Madama dalla prima firmataria, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, alla presenza del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, di Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Commissione per la riforma dell’assistenza agli anziani e (in collegamento) di Roberto Messina, Presidente Senior Italia Federanziani e Fabio Massimo Castaldo (M5S), Vicepresidente del Parlamento europeo.
Non si tratta però di una iniziativa individuale: le proposte sono frutto di un lavoro bipartisan che si è concretizzato nella creazione di un intergruppo parlamentare “Longevità, prospettive socio-economiche”. Tante le adesioni (oltre 40) che si leggono in calce alle proposte di legge: dal leghista Roberto Calderoli alla Udc Paola Binetti, dalla forzista e medico Maria Rizzotti al dem Bruno Astorre.
Invita innanzitutto ad operare un cambiamento terminologico Paola Taverna, secondo cui non si dovrebbe parlare di “vecchiaia” ma di longevità: «Nel tempo i longevi hanno assunto una posizione sempre più centrale nella società, a partire dalla nostra rete familiare e sociale – ha spiegato Taverna -. Possiamo dire che sono diventati un vero e proprio ‘ammortizzatore sociale’: circa 10 milioni di longevi si occupano dei propri nipoti, ma anche un vero e proprio ‘ammortizzatore economico’. Anche in questo caso i numeri ci danno la portata del fenomeno. Circa 7,6 milioni di anziani erogano soldi ai loro figli e nipoti e, di questi 1,7 milioni lo fa regolarmente».
Per questo Taverna sottolinea di ritenere «doveroso rivedere completamente il modello su cui si basa l’attuale organizzazione dei rapporti sociali, dando centralità all’esigenza di mantenere i meno giovani attivamente inseriti nel tessuto sociale. E la collettività deve collaborare nella sua interezza per consentire alle persone anziane di poter esprimere tutto il proprio potenziale conducendo una vita di qualità e pienamente integrata con l’ambiente circostante».
Il primo Ddl punta alla modifica della Costituzione con un riferimento espresso agli anziani nella Carta. La proposta è di modificare il secondo comma dell’Articolo 31 aggiungendo la parola “anziani”: «La Repubblica…protegge la maternità, l’infanzia, la gioventù e gli anziani, favorendo gli istituti necessari a tale scopo». Un riferimento che andrebbe incontro a quanto disposto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea inserita nel Trattato di Lisbona che all’articolo 25 recita: «L’Unione riconosce e rispetta il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale».
L’inserimento darebbe forza alle istanze della terza e quarta età, ma sarebbe insufficiente senza un apposito intervento normativo che invece è contenuto in una Delega al Governo in materia di tutela e valorizzazione degli anziani e che, tra le altre cose, punta ad implementare progetti di assistenza a lungo termine a livello locale e nazionale, di realizzazione di una residenzialità collettiva socio-sanitaria e socio-assistenziale rispettosa della dignità della persona, di realizzazione di contesti abitativi e residenziali per anziani ancora autosufficienti che desiderano vivere per conto proprio, nei quali siano disponibili o facilmente accessibili servizi sanitari di base e servizi di supporto alla vita quotidiana. Obiettivo dichiarato quello di contrastare la tendenza alla marginalizzazione e all’isolamento.
Il tema delle residenze per anziani e dell’assistenza domiciliare integrata è stato al centro dell’intervento di Monsignor Vincenzo Paglia che, come Presidente Commissione per la riforma dell’assistenza agli anziani, ha annunciato un piano che avrà tre linee di azione e che verterà sul potenziamento di centri diurni, servizi di prossimità e assistenza domiciliare integrata continuativa.
«Non siamo il paese dove si invecchia meglio – commenta Paglia -. Tutti gli anziani vogliono restare a casa con i familiari e gli amici. Togliere un anziano dalla propria casa significa distruggere la sua memoria», ha ricordato il Presidente della Pontificia Accademia per la vita sottolineando come il sistema delle RSA troppo spesso non funzioni.
«L’assistenza deve passare dal territorio, nel tessuto vivo delle città e dei paesi», ha aggiunto Paglia che poi ha enunciato alcuni dati che fanno riflettere: in Italia 500mila anziani vivono dal secondo piano in su senza ascensore e con barriere architettoniche, mentre 300mila disabili vivono senza alcun aiuto né pubblico né privato. Un incremento delle ore di assistenza domiciliare integrata (al momento la media è di 17 ore al mese) potrebbe portare a un risparmio per lo Stato perché diminuirebbe gli ingressi impropri al Pronto soccorso o degenze ospedaliere che possono essere evitate.
«L’obiettivo che dobbiamo prefissarci non è solo vivere più a lungo, ma anche vivere meglio gli ultimi anni di vita. Adesso quindi è il momento dei fatti e la pandemia deve essere un’occasione di insegnamento. Negli anni se ne è parlato, ma i risultati non sono mai arrivati in modo omogeneo tra le Regioni» ha aggiunto il Sottosegretario Pierpaolo Sileri, mentre Fabio Massimo Castaldo e Roberto Messina hanno parlato delle prospettive della Silver Economy.
«Il Recovery Plan che ci aiuterà ad uscire dalla crisi Covid-19 sarà un’occasione unica per creare un circolo virtuoso per una spesa che sia davvero sociale per un vero patto intergenerazionale. In questo senso deve crearsi una vera Unione Europea della Salute», ha sottolineato Castaldo.
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