Salute 25 Marzo 2021 13:25

Pendolari della salute: ogni anno un milione e mezzo di persone viaggiano alla ricerca di nuove speranze

Sanità Informazione è entrata con le sue telecamere all’interno della struttura romana di Casa Amica Onlus, sorta a Trigoria nel 2017. La responsabile della Casa: «Ci sono famiglie che alloggiano qui anche un intero anno. Il nostro obiettivo è farli sentire a casa propria». I migranti della salute arrivano soprattutto da Campania, Sicilia, Puglia e Calabria

di Isabella Faggiano

Francesca guarda la tv: ha nove anni ed è costretta su una sedia a rotelle per alcune complicanze insorte a seguito di un trapianto di midollo. Sua madre è seduta di fronte ad una macchina da cucire, intenta a confezionare un copridivano. Una giovane donna legge un libro in poltrona, cercando di riposare di tanto in tanto: la chemioterapia che sta affrontato, dopo un intervento di tumore al seno, le sta risucchiando tutte le energie.

Sono solo alcuni degli ospiti che si incontrano visitando la struttura romana di Casa Amica onlus, un’associazione che, da 35 anni, accoglie e assiste i “pendolari della salute”, quei malati costretti, con i loro familiari, a spostarsi in città diverse dalla propria per ragioni sanitarie. «La Casa di Roma, sorta a Trigoria nel 2017, è la più “giovane” di tutte – racconta Claudia Bedetti, responsabile della struttura -. Le altre 5 si trovano tra Milano e Lecco ed una settima sarà presto inaugurata a Segrate. Ad oggi, abbiamo a disposizione 200 posti letto, distribuiti in stanze da due e quattro posti».

“Questa casa non è un albergo”: è molto di più

Chi ha progettato Casa Amica ha cercato di ricreare un’atmosfera intima, che potesse alleviare i disagi che si affrontano quando si è costretti a vivere per tanto tempo lontano dalla propria abitazione. «Accogliamo famiglie e pazienti senza distinzione di età e patologie. C’è chi vive qui con noi anche un intero anno, come i familiari di coloro che sono sottoposti ad un trapianto di midollo – racconta Bedetti -. Gli ospiti devono provvedere alla pulizia della propria stanza, a fare la spesa e il bucato, alla preparazione dei pasti della giornata, proprio come farebbero se fossero a casa propria».

Ma non è tutto: c’è anche un enorme valore aggiunto. «Qui s’incontrano persone che vivono il medesimo dolore, quello scaturito dal dover affrontare una grave malattia lontano da casa. Ed è sempre qui che nascono amicizie profonde: se un ospite rientra tardi dall’ospedale, troverà sempre un piatto pronto che un altro ospite avrà tenuto in caldo per lui. Per i minori la permanenza è totalmente gratuita, agli altri è richiesto un piccolo contributo che può essere annullato in caso di famiglia indigente».

Quanti sono i pendolari della salute

Complessivamente gli italiani che, ogni anno, si mettono in viaggio per raggiungere strutture ospedaliere in città diverse dalla propria sono quasi un milione e mezzo: i pazienti sono circa 750 mila, 640 mila i loro familiari. Nel 30% dei casi, secondo lo studio Censis “Migrare per Curarsi”, i viaggi verso i centri medici di eccellenza sono molto lunghi e hanno direzione Sud-Nord: nell’85% dei casi il paziente è seguito da un accompagnatore, che nel 35% dei casi si trattiene per tutto il tempo del ricovero del proprio caro e solo nel 15% delle situazioni riesce a trovare ospitalità in ricoveri non a pagamento.

«Le regioni di accoglienza di questi flussi – spiega la responsabile della Casa di Roma – sono la Lombardia (con 62.700 ricoveri), il Lazio (con oltre 55 mila pazienti accolti) e l’Emilia-Romagna (con quasi 40 mila ricoveri l’anno)». La Campania è al primo posto per numero di partenze con 56 mila ogni anno, seguita dalla Sicilia con 43 mila partenze, la Puglia e la Calabria con circa 40 mila.

L’accoglienza ai tempi del Covid

Casa Amica non ha mai chiuso i battenti, nemmeno nei momenti più critici della pandemia, ma il numero degli ospiti è diminuito in maniera importante: «Nel 2019 la nostra rete ha accolto complessivamente circa 7 mila persone per un totale di quasi 50 mila notti di accoglienza – racconta Bedetti -. Nel 2020 le persone ospitate sono state poco più della metà. È probabile – aggiunge la responsabile del centro romano – che assisteremo ad un picco di richieste di ospitalità alla fine della pandemia, quando le nuove persone che avranno bisogno di aiuto si sommeranno a quelle che hanno rimandato le cure o le visite di controllo nei mesi precedenti».

Un cantiere aperto

L’associazione si sostiene attraverso il 5 per mille, la creazione di bomboniere solidali e campagne di raccolta fondi. «Proprio in questo momento ne stiamo portando avanti una per promuovere la nascita della settima casa (con un sms o una chiamata da rete fissa al 45594, fino al 31 marzo). La struttura di quattro piani sorgerà a Segrate, nel Milanese, a poca distanza da tre importanti realtà sanitarie di eccellenza – conclude Bedetti -: l’Istituto Nazionale dei Tumori, l’Istituto Neurologico Carlo Besta e l’IRCSS Ospedale San Raffaele di Milano».

 

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