Nella videoconferenza Agenas si è discusso di Titolo V e necessità di modifiche. Esperti ed esponenti politici hanno confermato che una modifica della Costituzione sarebbe insensata e che il problema che la pandemia ha sottolineato è quello di organizzazione
Non serve una modifica costituzionale del Titolo V per risolvere le problematiche Stato-Regioni insorte con la pandemia. Basterebbe una riorganizzazione finalizzata a una ridistribuzione equa dei servizi sul territorio nazionale. Alla videoconferenza organizzata dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) su “Titolo V e effetti sulla sanità” si è raggiunta unanimemente questa conclusione con tutti gli esperti convocati.
Il direttore generale dell’Agenzia Domenico Mantoan lo ha definito un momento di confronto importante, per «costruire una discussione con approccio scientifico». All’incontro hanno infatti partecipato i due costituzionalisti prof. Renato Balduzzi e prof. Mario Bertolissi, che hanno concordato sull’innecessaria riforma, a confronto con una organizzazione più chiara di tutto il sistema. «Tocca dunque al Ministero della Salute e alle sue Agenzie – ISS, AIFA e AGENAS – essere protagonista ed esercitare fino in fondo il suo ruolo di governo del sistema per la tutela della salute. Naturalmente ciò può accadere solo attraverso una fattiva collaborazione con le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano», ha sposato Montoan.
«La lungimiranza dei Costituenti di inserire il Servizio sanitario nazionale dentro una cornice unitaria – ha detto il prof. Balduzzi – che consenta alla Salute di essere tutelata dalla Repubblica, garantendo autonomia alla gestione regionale. Non è un problema di norme ma di attuazione. Durante la pandemia, abbiamo ben osservato la compresenza dei due livelli di tutela: la sanità alle Regioni e la Salute alla Repubblica».
Poi il prof. Bertolissi ha aggiunto: «Non vale la pena mettere mano alla Costituzione per una riforma. Il vero problema non è quello Stato vs Regioni. Il punto è organizzazione vs disorganizzazione. Vi sono ostacoli strutturali». «La accelerazioni di chi invoca un regionalismo differenziato – ha ripreso Mantoan – sono nate dalla mancate risposte dello Stato alle necessità delle Regioni. Ma la pandemia ci ha fatto capire che il Ssn è importante e dobbiamo far tesoro di questa tragedia che lasciato 100mila morti. Dobbiamo modernizzare la sanità ma siamo tutti convinti che questo si possa fare senza modifiche costituzionali del Titolo V che non ci porterebbero lontano».
«In più interventi – ha commentato il presidente dell’Agenzia Enrico Coscioni – è stata ribadita l’importanza di evitare semplificazioni e di trattare la materia della riforma della Costituzione in ambito sanitario senza preconcetti e approssimazioni. Sono dunque molto soddisfatto che l’Agenzia oggi abbia fatto cultura su questo argomento. La sfida del futuro è quella di creare una corretta presa in carico della cronicità e, dunque, di implementare un nuovo modello di assistenza territoriale. AGENAS è impegnata in tutto ciò attraverso l’elaborazione di un sistema di monitoraggio più articolato che comprenda anche questo tipo di servizi».
Alla tavola rotonda seguita agli interventi degli esperti hanno partecipato la presidente della Commissione Affari Sociali on. Marialucia Lorefice e il senatore Vasco Errani, ex presidente della Conferenza delle Regioni.
«La pandemia – ha detto quest’ultima – ha evidenziato problematiche che c’erano e oggi, a distanza di un anno, la politica torna ad interrogarsi su una riforma del Titolo V. Ritengo che nei rapporti tra Stato e Regioni qualcosa vada modificato: le seconde devono essere ascoltate di più. La parola d’ordine deve essere investimento, con il quale fare effettivamente delle riforme per risolvere le differenze. Ora con oltre 12 miliardi di euro investiremo in nuove borse di specializzazione e potenziamento della rete territoriale. Mentre le risorse stanziate con il PNRR (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza) sono un’occasione: 20 miliardi da impiegare in telemedicina, ricerca e prevenzione».
«A mio parere cambiare il Titolo V aprirebbe un rischio senza precedenti – ha concluso Errani -. I problemi si affrontano con interventi organizzativi, che richiedono affiancamento e sostegno alle Regioni nell’ambito di un processo di riorganizzazione. Finora la Corte Costituzionale ha risolto con equilibrio dove c’era un vuoto politico e una mancanza di chiarimenti su come vanno interpretati i principi fondamentali della legislazione. Ora interveniamo dove c’è bisogno».
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