Secondo lo studio scientifico, messo a punto da un team di dermatologi dell’Università di Bologna, la caduta dei capelli che colpisce il 50% delle donne e l’80% degli uomini in età avanzata si può combattere con tre meccanismi combinati: onde d’urto, frequenze medicali e laser che stimolano l’attività del follicolo pilifero
Per combattere l’alopecia androgenetica che colpisce fino al 50 % delle donne e l’80% degli uomini in età avanzata, oggi c’è un’arma in più. È il trattamento skin patting, tecnica brevettata allo scopo di aumentare l’attività del follicolo pilifero attraverso tre meccanismi combinati, come spiega il dottor Marco Marconi, Responsabile della dermatologia adulta e pediatrica del Fatebenefratelli Sacco di Milano.
«É una tecnologia rivoluzionaria di marca italiana che consente di migliorare l’aspetto dei capelli sia di tipo femminile che maschile, e questo macchinario funziona utilizzando tre sonde con altrettanti stimoli che sono onde frequenze medicali, onde d’urto e laser in modo sinergico per far aumentare la vascolarizzazione del follicolo pilifero».
Durante la prima visita il paziente viene sottoposto a una visita dermatologica in cui si fa una fotografia globale e una microfotografia (tricoscopia) mediante un Trichoscan. In questo modo viene effettuata una mappatura di una zona del cuoio capelluto, dopodiché si procede con il trattamento mediante skin patting e ionoforesi.
«Questo meccanismo viene utilizzato con delle applicazioni locali. La macchina unisce queste sinergie di onde per stimolare l’ossigenazione e la vascolarizzazione quindi la crescita progressiva del capello con un massaggio che dura circa mezz’ora. Il protocollo prevede una seduta ogni tre settimane per un totale di tre sedute. Una volta l’anno poi si consiglia un richiamo».
Lo studio scientifico è stato realizzato da un team del dipartimento di Specializzazione diagnostica e medicina sperimentale dell’università di Bologna guidato dalla professoressa Bianca Maria Piraccini. A sei mesi dall’inizio della sperimentazione ha rilevato un aumento del numero e della consistenza dei capelli. In particolare, la tricoscopia ha evidenziato nei pazienti di sesso maschile un aumento del 14,48% del numero totale dei capelli per cm2 e un aumento del diametro medio dei capelli al vertice dell’11,72%, mentre le donne hanno avuto un aumento del 12,52% del numero totale dei capelli per cm2 e un aumento del diametro medio del fusto al vertice del 16,55%.
La procedura messa a punto e valutata durante lo studio scientifico prevede multiple incisioni micro-dermiche del cuoio capelluto, un’onda pressoria e la ionoforesi. Le micro-ferite stimolano l’aumento della vascolarizzazione. Il dispositivo con l’ausilio di uno strumento meccanico che agisce con un’azione pressoria sul cuoio capelluto, produce tre effetti diversi: il potenziamento della microcircolazione sanguigna, la stimolazione del metabolismo cellulare e dell’attività dei fibroblasti con aumento della produzione di collagene ed elastina. Infine, la ionoforesi determina una sollecitazione muscolare, creando un immediato effetto di tensione seguito da rilassamento, che induce la dilatazione dei pori della pelle e facilita l’assorbimento dei principi attivi. Alla fine del trattamento, il cuoio capelluto viene irradiato con luce LED rossa che ha un effetto biostimolante sulla produzione di fibroblasti ed elastina.
L’obiettivo della ricerca introdotta dal team dell’Università di Bologna era di valutare l’efficacia e la tollerabilità del prodotto con fattori di crescita e ionoforesi con due tecniche: una valutazione soggettiva mediante il giudizio dell’operatore e del paziente, sia oggettiva mettendo a confronto fotografie globali e microfotografie seriali. «A partire dalla seconda seduta, quindi ad un mese e mezzo dall’inizio della terapia, si possono vedere i primi risultati – sottolinea il dermatologo – in termini di rallentamento nella caduta, spessore del capello e di crescita di nuovi peli all’attaccatura del cuoio capelluto».
Nessun effetto collaterale considerevole: «Nel caso di pelle particolarmente sensibile – puntualizza Marconi – potrebbe verificarsi un arrossamento o un eritema localizzato per circa 24 ore gestibile con dello shampoo delicato e un dolore lieve durante il trattamento senza alcuna conseguenza».
Questa tecnologia non è indicata in soggetti con patologie autoimmuni o neurologiche, donne in gravidanza o durante l’allattamento.
Il trattamento, che vedrà entro il mese di aprile la pubblicazione di un ulteriore studio scientifico su 60 pazienti, all’estero è riconosciuto già dal servizio sanitario pubblico, mentre in Italia è ancora a gestione privata.
«I costi sono variabili, ma contenuti – dichiara Marconi –. La media è di circa 180 euro a seduta e, considerando che occorre farne una ogni tre settimane, la cifra è ragionevole per avere un significativo miglioramento del cuoio capelluto».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato