«In base alle categorie di rischio, bisogna tenere il colesterolo LDL sotto controllo, tra 100 e 50 o addirittura 40 mg/dl» puntualizza a Sanità Informazione
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di mortalità nei paesi occidentali. In Europa, ogni anno, si ammalano undici milioni di persone.
«Quando parliamo di malattie cardiovascolari dobbiamo innanzitutto evidenziare le malattie che hanno origine dall’aterosclerosi cioè le malattie di tipo ischemico, quali angina, infarto e ictus» spiega al nostro giornale il dottor Daniele Grosseto, cardiologo dell’ospedale Infermi di Rimini.
L’aterosclerosi è «un processo di degenerazione che avviene a livello delle arterie coronariche che vascolarizzano il cuore – chiarisce il cardiologo – si può complicare con un’occlusione improvvisa e completa e in quel momento dà origine all’infarto miocardico acuto». È determinata da una serie di fattori di rischio non eliminabili – l’età, il sesso, la predisposizione di tipo genetico – e altri correggibili, come l’ipertensione arteriosa, il diabete, il fumo di sigaretta e il colesterolo.
Il principale imputato tra i vari tipi di colesterolo è l’LDL, definito come “cattivo” responsabile della creazione della placca aterosclerotica. «Quando un paziente fa un controllo ematico – continua il dottor Grosseto – deve controllare tutte e tre le voci: il colesterolo totale, il colesterolo HDL e il colesterolo LDL, oltre ai trigliceridi».
L’obiettivo della terapia deve essere la riduzione marcata del colesterolo LDL: «Il target va fissato in base alle classi di rischio – evidenzia – un paziente giovane senza malattia cardiovascolare né eventi avversi ha un profilo di rischio più basso di un paziente diabetico o che ha già avuto un evento cardiovascolare. In relazione alle categorie di rischio – prosegue il cardiologo – bisogna tenere il colesterolo LDL sotto controllo a dei valori compresi tra 100 e 50 o addirittura a 40 mg/dl di LDL. Non deve essere mai troppo elevato – conclude il dottor Grosseto – non ci sono dati che provano che il colesterolo LDL troppo basso determini una patologia».
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