Il partito dell’ex premier Matteo Renzi ha lanciato una campagna di ascolto con operatori sanitari e associazioni e poi sottoporrà il piano alle altre forze politiche. E rilancia la Commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia. La presidente della Commissione Sanità: «Il medico di famiglia deve essere come un ‘primario del territorio’»
Altri 30 miliardi per la sanità, oltre a quelli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per riformare il Sistema Sanitario del futuro. È la proposta che lancia Italia Viva con il suo Piano Sanità 2030, un progetto che sta prendendo forma attraverso un calendario di incontri con associazioni e operatori del settore portato avanti dalla Presidente della Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama Annamaria Parente e dalla deputata Lisa Noja. Ad anticiparlo era stato lo stesso leader di Italia Viva Matteo Renzi che nelle settimane scorse aveva annunciato il suo passaggio dalla Commissione Difesa alla Commissione Sanità: un segnale di forte impegno perché, aveva specificato l’ex premier, «occorre un grande sforzo strategico sul come dipingere la sanità di domani e di dopodomani».
Gli incontri sono entrati nel vivo: pochi giorni fa c’è stato un webinar pubblico con il microbiologo Rino Rappuoli e con la neuropsichiatra infantile Marika Pane. Ma il confronto sarà a 360 gradi e coinvolgerà tutte le forze politiche, come anticipa a Sanità Informazione Annamaria Parente.
«Partiremo dall’epidemia ma guardando oltre – spiega la Presidente della Commissione Sanità -. Dobbiamo assolutamente evitare di farci trovare così impreparati come con il Covid. Penso, ad esempio, al tema dell’antibiotico resistenza: dobbiamo prepararci perché presto lo dovremo affrontare».
«La nostra idea è di mettere in questo piano 30 miliardi. Ora abbiamo il PNRR ma i 19,7 miliardi previsti non basteranno per sistemare il SSN. Quindi vogliamo proporre anche alle altre forze politiche e poi al Parlamento un piano sanità. Poi toccherà al governo capire come potrà essere finanziato. Finora non c’è stato un piano organico. Stiamo organizzando una grandissima campagna di ascolto che rientra nell’iniziativa “La primavera delle idee”. Io ho già incontrato più di 350 persone tra operatori socio-sanitari, associazione dei pazienti, ecc., una grande esperienza di democrazia partecipata. Abbiamo lanciato questo primo tema che è la ricerca: se entriamo nella logica che la sanità non è un costo ma un investimento non dovremmo avere dubbi nell’investire in ricerca. Dobbiamo sviluppare la ricerca in vaccini, cure e in anticorpi monoclonali. Questo sarà un asse portante del nostro piano sanità 2030. Altro tema sarà quello dei pazienti non Covid come gli oncologici e i cardiopatici».
«Il ruolo dei medici di famiglia va ripensato in base al modello che sceglieremo confrontandoci con i medici stessi. Sicuramente il medico non può stare più da solo, deve essere supportato da una medicina digitale. Il medico di base deve essere come un ‘primario territoriale’ in collegamento diretto con altri professionisti. Adesso è tutto a compartimenti stagni. Se il paziente ha bisogno di una visita specialistica poi deve cercare in autonomia dove andare a curarsi. Il lavoro in équipe con il medico di base al centro può essere la soluzione giusta».
«Mi ha molto colpito un giovane medico con una grandissima esperienza acquisita anche lavorando all’estero di telemedicina. Hanno brevettato un dispositivo per fare elettrocardiogrammi a casa. È questa la strada che dobbiamo seguire. In Italia esistono tantissime esperienze di eccellenza. Quello che manca è un sistema. È ora che riformiamo il nostro Sistema sanitario nazionale soprattutto nella direzione del territorio, è il momento giusto per investire».
«È un anno che faccio questa battaglia in Parlamento per una sorveglianza attiva sui territori che è saltata. Anche adesso dovremmo coprire la campagna vaccinale proteggendola con una capacità maggiore di fare tamponi. Le faccio un esempio: noi in Senato abbiamo sempre lavorato. Abbiamo comunque la possibilità di tenere sotto controllo il virus con l’uso dei tamponi in una comunità di 300 persone. Io penso che si debba fare questo anche nelle scuole. La Gran Bretagna lo fa nonostante abbiano vaccinato di più. Servono due tamponi a settimana gratis alle famiglie. Da noi interviene l’ASL solo quando c’è la certezza che qualcuno ha il Covid. Se torna il figlio da scuola con raffreddore e febbre, una famiglia, presa dal panico, si reca in laboratorio a fare il tampone e spende circa 100 euro. Dobbiamo trovare le risorse per dare la possibilità alle famiglie di essere tranquille. Questa è solo una mozione, ora ho presentato anche un emendamento al Decreto sostegni».
«Ma Renzi lo aveva detto già all’inizio della pandemia. Adesso dobbiamo tutti lavorare fianco a fianco per superare questa fase emergenziale, ma fare una commissione d’inchiesta che possa indagare su cosa è successo e su cosa è mancato ci servirà per il futuro. Credo che sia doveroso anche per le tante persone che hanno sofferto».
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