A cinque mesi dalla prima somministrazione, Stati Uniti, Cina e India sul podio per dosi inoculate. In rapporto alla popolazione, Israele supera il 60% di vaccinati. L’Ungheria non va con l’Ue e vaccina di più
Toccata cifra un miliardo di dosi di vaccino anti-Covid nel mondo, un risultato che l’umanità ha ottenuto cinque mesi dopo le prime somministrazioni. Metà delle dosi sono state somministrate da Stati Uniti, Cina e India, rispettivamente con 225,6 milioni, 216,1 milioni e 138,4 milioni di vaccinati. Mentre Israele risulta il Paese più immunizzato in rapporto alla popolazione: 6 su 10 hanno ricevuto il prodotto.
La strategia israeliana è risultata così efficace da essere presa da esempio anche in Italia, specialmente dal Lazio che ha organizzato degli incontri virtuali con i responsabili della campagna vaccinale. Non sono mai mancate le dosi, questo il vero segreto del Paese esemplare. Un acquisto mirato dei prodotti ad mRna ha permesso di avere dosi per tutta la popolazione, fino a un sovrannumero offerto poi agli altri Paesi.
Da metà marzo gli shot sono stati offerti persino fuori bar e ristoranti: indimenticabile l’iniziativa che regalava un cocktail dopo il vaccino. Israele è stato inoltre pioniere dell’immunizzazione dei più giovani: uno dei pochi Paesi occidentali dove la quota di sedicenni vaccinati è ragguardevole.
Il secondo posto va direttamente al Regno Unito, che ha superato il 50% di individui vaccinati. Da qualche settimana il lockdown è stato sospeso e la vita degli inglesi ha ripreso un corso che si avvicina molto alla normalità. La strategia britannica è stata, sin dall’inizio, quella di prolungare i tempi per le seconde dosi, immunizzando il maggior numero di persone possibile nel minor tempo. Un risultato conseguito con l’aiuto dell’alto numero di dosi del prodotto Oxford-AstraZeneca, assicurate e consegnate nei tempi consoni.
Oltre il 40% della popolazione immunizzata in Cile, che tiene testa ai vicini Usa. È stato uno dei primi Paesi a offrire una larga platea per i test clinici sui vaccini in sperimentazione e ne ha poi acquistata un’ingente varietà per far fronte alla vicinissima variante brasiliana.
Si deve scendere al sesto posto per trovare un Paese membro dell’Unione europea: l’Ungheria. Oltre il 36% della popolazione immunizzata nello stato di Viktor Orbàn, che ha scelto di adottare un approccio autonomo sulla campagna. Evitando quindi di seguire la “strategia Ue” e attendere l’approvazione dell’Agenzia europea del Farmaco. Sono sette infatti i vaccini autorizzati in terra ungherese: AstraZeneca, Moderna, Pfizer e Johnson&Johnson, insieme con i vaccini cinesi CanSino e Sinopharm e il russo Sputnik V.
Anche la Serbia è riconosciuta come un caso virtuoso: quasi il 30% della popolazione immunizzata e molte dosi a disposizione. Tante da creare un vero e proprio “turismo vaccinale”, come è stato rinominato. Una vacanza in piena regola, con immunizzazione finale tramite vaccino a propria scelta. Soluzione già adottata da moltissimi italiani, che hanno desiderato velocizzare la procedura che qui avrebbe preteso un’attesa di qualche altro mese.
Nono, decimo e undicesimo posto vanno a Germania, Francia e Italia: tutte di poco sopra il 20% di popolazione vaccinata. Un risultato ottenuto nonostante i rallentamenti dovuti inizialmente alla mancanza di dosi, poi alle premure prese dopo i casi di rare trombosi con vaccino AstraZeneca e infine alle differenze regionali presenti in tutti i Paesi.
Un caso straordinario che preoccupa tutto il mondo è quello dell’India. Molto alti i numeri di immunizzati eppure i contagi continuano a salire. Solo negli scorsi tre giorni un milione di contagi causati dalla variante indiana. Una nuova versione del virus che sembra resistere e colpire con più ferocia e una trasmissibilità raddoppiata. L’India, affidandosi ai numeri di vaccinati, aveva fatto delle concessioni ai cittadini. Eventi pubblici per le elezioni ed eventi religiosi per le feste nazionali che hanno dato forza alla ripresa del contagio.
Ora il timore dell’arrivo della nuova variante preoccupa l’Europa: il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiuso i voli da e per l’India e prescritto una quarantena di 14 giorni a chi ne è tornato nelle scorse due settimane.
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