Un aiuto al mondo dei trapianti, che ha subito una leggera flessione durante la pandemia. Biotest Italia, che opera da anni in questo campo, dona 100mila euro. Con l’Ad Silvio Audisio parliamo del ruolo delle case farmaceutiche in questo momento storico
Donare per contrastare la pandemia, donare per aiutare a salvare vite. È la storia della casa farmaceutica Biotest Italia e della sua donazione per il mondo dei trapianti. Un’attività salvavita che non doveva subire rallentamenti o flessioni, eppure qualche segno meno si è registrato. Specie nei primi mesi di lockdown, quando la situazione ha spiazzato tutti e richiesto nuovi mezzi.
Nuovi mezzi che un’azienda farmaceutica ha voluto fornire. Abbiamo incontrato Silvio Audisio, amministratore delegato di Biotest Italia, e gli abbiamo chiesto di raccontarci cosa ha portato alla donazione di 100mila euro verso il Centro nazionale Trapianti. Biotest è fortemente impegnata nel settore dei trapianti che sviluppa prodotti plasma-derivati altamente specializzati per la protezione degli organi trapiantati dalle reinfezioni virali.
Dunque il gesto è stato sentito come un dovere. «Lo scorso anno – spiega Audisio – durante il lockdown abbiamo sentito il dovere di contribuire in maniera concreta e tangibile a uno degli interlocutori più importanti come il CNT. Poiché i dati segnavano anche una situazione critica dal punto di vista del donante e del ricevente, in poco tempo abbiamo rivisto tutti i piani di investimento aziendali e abbiamo ribaltato il nostro modo di interpretare questo modo di operare».
La donazione vede al centro la realizzazione di tre progetti. «La creazione di un numero verde – prosegue – in modo tale che tutti i pazienti e quelli in attesa di trapianto possano essere più vicini ai centri trapianto, poi l’attivazione della telemedicina che oggi è in voga e ci ha fatto sentire forte questo bisogno che i medici monitorino il paziente tramite videochiamata e terzo, la fornitura dei dispositivi di protezione individuale per garantire ai pazienti più fragili una sicurezza».
In aggiunta, durante la presentazione all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, in presenza delle Associazioni dei pazienti, si è aggiunto un altro regalo. 1.024 tesserine Lego, ognuna composta da 64 mattoncini colorati, formano l’installazione artistica realizzata da Ale Giorgini. Si tratta di un Legowall di 2 metri costituito da immagini, ciascuna delle quali rappresenta un organo, un tessuto o una cellula: precisamente cuore, polmoni, fegato, reni e cellula staminale.
«Abbiamo voluto lavorare anche su un altro livello – spiega Audisio, illustrandolo – quello legato alla parte emozionale. Ed ecco l’idea di donare questo legowall dell’artista Ale Giorgini a cui chiedemmo di realizzare un’opera in cui potesse trasparire il messaggio che essere donatori significa essere eroi. Ecco il nostro claim “Be a donor, be a hero”».
Il periodo storico che stiamo vivendo ha permesso a un pubblico molto più ampio di guardare alle case farmaceutiche. Quelle che producono i vaccini sono al centro di tutte le conversazioni e la ricerca scientifica non è mai stata così seguita. Con l’Ad di Biotest abbiamo analizzato le tematiche e i messaggi che è dunque il momento di lanciare.
«Ritengo – risponde – sia fondamentale favorire una conoscenza più approfondita di tutte le tematiche legate al sistema salute per superare questo diffuso Bias cognitivo e per incrementare la conoscenza del metodo scientifico. Ovvero la modalità con cui la scienza procede e opera per raggiungere la conoscenza reale e oggettiva che sia anche verificabile e condivisibile».
«Abbiamo una grande opportunità da cogliere – prosegue Audisio – da declinare in tre aspetti. Il primo è quello di unire le forze per fare sistema, per accelerare l’accesso alle terapie ai pazienti. Non soltanto al mondo occidentale ma a tutti i paesi meno fortunati del nostro. Il secondo è quello di canalizzare ulteriori risorse sulla medicina digitale. In ultimo penso all’avvento dei farmaci innovativi, in cui sarà sempre più importante anche l’implementazione di un servizio personalizzato per ogni tipo di paziente».
Biotest sviluppa, produce e commercializza farmaci plasma-derivati, molto spesso utilizzati per malattie genetiche e quindi rare, che comprendono immunodeficienza, complicanze neurologiche, trapianti e terapia intensiva. «Lo scorso anno un nostro farmaco – aggiunge l’Ad -, un’immunoglobulina ad alto titolo di IGM, è stato impiegato anche per salvare vite a pazienti Covid». Poi «ci siamo concentrati per creare un farmaco ulteriormente evoluto con un maggior titolo anticorpale IGM, immunoglobuline con un quintuplo della potenzialità di chelare agenti tossici e tossine e quindi siamo partiti con uno studio clinico e siamo in fermento per aspettare i dati, i preliminari sono già molto confortanti».
Una piccola azienda e un grande contributo. «Non soltanto le Big Pharma – concorda in conclusione – che hanno la potenza di poter cambiare situazioni come quella dei vaccini, ritengo che la scienza fatta con passione e dedizione vince sempre, indipendentemente dalla dimensione dell’azienda».
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