di Luciano Cifaldi, oncologo, Segretario Cisl Medici Lazio
Gentile Direttore,
mi siano consentiti alcuni pensieri in libera uscita. Pensieri comunque elaborati prima delle ore 22 ad evitare di essere sanzionato, perché dalle ore 22 tutto deve rientrare incomprensibilmente in un ambito domestico.
Del passaporto verde che fissa a sei mesi la validità vaccinale ed offre ai vaccinati di ambire ad un anelito di temporanea libertà ne ho già scritto.
Perché poi proprio sei mesi e non otto o dodici? Sei sembra un numero buttato lì un pochino alla cieca senza prendere in alcuna considerazione, ad esempio, la verifica nel vaccinato della presenza o meno di un titolo anticorpale auspicabilmente protettivo. Lungi da me l’idea di suggerire che se un soggetto ha un titolo anticorpale ancora elevato potrebbe non avere alcun senso sottoporlo ad una ulteriore vaccinazione, la terza nel mio caso. Sempre che, ammesso e non concesso, non giunga ancora una volta l’ennesima rivisitazione sulla tempistica vaccinale. Mi ami? E quanto mi ami? Mi protegge? E quanto mi protegge? Leggevo che non più tardi di pochi giorni fa qualcuno ha buttato li con nonchalance addirittura l’ipotesi della somministrazione di un cocktail di vaccini. A me il termine cocktail fa venire in mente il Bloody Mary o il Daiquiri. Forse ad altri fa venire in mente il Black Russian che è sì un cocktail con vodka e liquore al caffè, ma che di questi tempi potrebbe in maniera subliminale evocare un vaccino prodotto al di là della ex cortina di ferro.
L’alcool fa male anche se non ci si mette alla guida e non bisognerebbe mai abusarne. Il rischio è poi quello di fare dichiarazioni che possono avere conseguenze immediate sulla capacità di scelta dei detentori di tale potestà.
Volendo dunque ricapitolare, e citando me stesso per non offendere chicchessia, il prossimo 24 luglio andrà in scadenza il mio fortunato semestre vaccinale. Abbandonata sin da ora la speranza di evitare una terza dose chiedo a qualche star della telepandemia se esiste un razionale scientifico per inocularmi la terza dose senza prevedere ad esempio, in via prioritaria, la definizione del mio titolo anticorpale. Se così non dovesse essere allora devo pensare che si tratterà di una somministrazione coatta, imposta in forza di un provvedimento di pubblica autorità. L’ennesimo.
Coatta come è la permanenza al proprio domicilio dopo le ore 22.
Ah, bei tempi quando, in età giovanile, il termine coatto almeno qui a Roma lo si applicava al buzzurro ignorante. È innegabile che l’attuale pensiero dominante risente in maniera eccessiva delle dichiarazioni a ruota libera delle tante star televisive che fanno del pessimismo cosmico la propria essenza di vita. Lancio un’idea alle donne e agli uomini di buona volontà: raccogliere in un libro le dichiarazioni contraddittorie e le perle di saggezza profuse a quintali nell’ultimo anno dai soliti noti. Il successo di vendita ritengo sarebbe assicurato e non si correrebbe neanche il rischio di doverlo ritirare dalla distribuzione addirittura prima dell’entrata in commercio.
Ne avremmo di cose interessanti da leggere. Una per tutte le famose mascherine. Ma questo è argomento sin troppo conosciuto e per fortuna sui dispositivi di protezione individuali le autorità inquirenti hanno acceso fari illuminanti.
La nuova ed ormai prossima frontiera sarà il passaporto verde per partire e viaggiare. Si, con te partirò perché “quando sono solo sogno all’orizzonte e manca le parole”.
Ma posso sognare fino al 24 luglio sperando che sull’argomento non ci si risvegli nell’incubo della ennesima improvvisata approssimazione.
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