Bertolusso (Amici di Don Bosco): «La pandemia tra le tante difficoltà ci ha insegnato a lavorare meglio insieme, ma non tutti i paesi collaborano»
Rientrati in Italia i coniugi toscani colpiti dal Covid e bloccati in India dopo un’adozione, tante sono ancora le coppie di genitori in attesa di partire o di rientrare con i loro bambini. Un mondo, quello delle adozioni internazionali che ha subito l’onda lunga della pandemia ed ha reagito grazie alla perseveranza delle famiglie adottive e degli enti come spiega Daniela Bertolusso, coordinatrice dell’associazione Amici di don Bosco Onlus di Torino.
«Credo – dice – che la sensazione di essere soli e non accompagnati sia stato l’aspetto più difficile da gestire per i genitori durante la pandemia. In ogni caso il lockdown ci ha insegnato a lavorare in rete, a migliorare i rapporti con le istituzioni e a collaborare di più e meglio con le nostre coppie e sentirci più vicini a loro. Quando il rapporto si consolida ed è di fiducia, anche i rallentamenti, le difficoltà e i ritardi che si generano a causa della situazione, si superano molto meglio».
E il sistema adozioni nonostante le difficoltà ha retto durante la pandemia come confermano i numeri: oltre 700 i bambini stranieri adottati da coppie italiane tra il 2020 e il primo trimestre del 2021, un risultato che pone l’Italia tra i paesi comunque più virtuosi. «Siamo il secondo paese per numero di adozioni internazionali – sottolinea Bertolusso -, voglio mettere l’accento non tanto sulla quantità che è già un dato significativo, ma sulla qualità perché in Italia il 70% delle coppie italiane che adottano accoglie bambini con bisogni particolari e speciali».
Tra i paesi stranieri la Colombia ha confermato anche durante la pandemia di voler mantenere vivo il legame tra genitori e bambini adottivi. Differente la situazione in Russia, Cina e nel sud est asiatico, dove la burocrazia ha avuto un peso specifico importante. «Nel nostro caso – spiega Bertolusso – ci sono Stati come la Mongolia, che non sono rappresentativi per numeri, ma per sistema. Il paese è in lockdown dal primo marzo 2020 e non è ancora uscito, ma al tempo stesso ha aperto però alle relazioni commerciali, il che è inspiegabile. Immaginare che un imprenditore sia meno virulento di una coppia che va nel paese per adottare un bambino è difficile da credere».
Differente il caso delle Filippine dove l’associazione Amici di Don Bosco ha dovuto lottare per far sì che i genitori adottivi potessero, con un anno di ritardo, abbracciare la loro piccola. Ma alla vigilia della partenza qualcosa si è inceppato. «Si è verificata una situazione paradossale – racconta Daniela Bertolusso -, mentre il paese ha reagito alla pandemia cercando di non interrompere i rapporti tra i genitori adottivi e i bambini, tale per cui ha dato il via libera all’arrivo della coppia, grazie ad un permesso speciale di ingresso riservato proprio alle famiglie adottive. Eppure, una volta che il paese ha autorizzato la partenza, i coniugi sono stati fermati dalla compagnia area che, alla vigilia della partenza, ha ridotto la capienza del volo e fatto rimanere a terra i passeggeri di economy. Una stortura che non si può accettare».
Se la pandemia ha allungato i tempi di attesa, ha però accorciato le distanze tra le famiglie e i bambini grazie alla tecnologia. La conferma arriva dalle parole della coordinatrice dell’associazione Amici di Don Bosco che ha spiegato come oggi le coppie siano ancora più motivate. «Il percorso di adozione tanto in Italia, quanto nei paesi stranieri non è stato modificato rispetto alla situazione pandemica. Certo oggi occorre molta pazienza perché la tempistica è più lunga ma al tempo stesso qualcosa di positivo è accaduto. È mutata in meglio la fase di avvicinamento tra i genitori e i figli. Se molti Stati, tra cui le Filippine, prima del Covid erano sbrigativi al punto che, tra l’abbinamento e l’incontro, c’era solo uno scambio di fotografie e poi un vuoto assoluto, l’allungamento dei tempi ha costretto i paesi ad affidarsi alle video chiamate che permettono alle famiglie e ai bambini di conoscersi e di arrivare all’incontro più preparati».
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