Il coordinatore Ceruti: «Con il progetto Prosanté possibili percorsi con professionisti bilingue per integrare ospedale e territorio»
Arriva dai medici italiani che lavorano presso l’ospedale di Briançon, comune francese di 12 mila abitanti collocato nelle alpi della Provenza, a 110 chilometri sia da Torino che da Grenoble, la proposta per professionisti sanitari, medici e infermieri, di poter usufruire di una formazione universitaria transfrontaliera con il progetto “Prosanté”.
Ne parliamo con il coordinatore Michele Ceruti, 42 anni, torinese, medico di direzione sanitaria che in Francia ricopre il ruolo di responsabile dell’informazione sanitaria: «Ci sono percorsi già presenti in Francia, soprattutto in ambito anestesiologico e di sala operatoria, che permetterebbero al personale italiano di beneficare con professionisti bilingue di un’esperienza più avanzata rispetto al percorso italiano. Al contempo, trasferire l’esperienza della sanità italiana in Francia permetterebbe di integrare le relazioni tra ospedale e territorio. Un’esigenza che in Francia nasce dal fatto che oggi la sanità sta facendo il percorso intrapreso in Italia 10 anni fa, ovvero si cerca di accorpare servizi verso hub centrali a discapito di zone più periferiche. Una scelta per la quale, tra l’altro, in Italia si sta tornando indietro. Se oggi non fosse per la quota di transfrontalieri presenti nel nostro ospedale, che è a 15 km dal confine, ci sarebbero le condizioni per ridurlo a struttura di prossimità. Con questo progetto ci battiamo per mantenerlo come struttura ospedaliera». La deadline è fissata per il 30 giugno, mentre l’operatività dovrebbe partire con il prossimo mese di settembre.
«I presupposti ci sono tutti – ammette Ceruti – anche perché questo progetto è stato fatto sulla scia di un altro nato per superare il gap esistente tra Italia e Francia relativo al passaggio di pazienti e la tutela medico legale da un Paese all’altro, situazione ampiamente superata con Germania e Spagna».
Tutto è nato con le Olimpiadi invernali del 2006 a Torino. In quella circostanza per l’utilizzo di alcune piste francesi durante le gare venne reso possibile lo scambio delle attività ospedaliere tra i due Paesi, perché le ambulanze, così come gli elicotteri, potessero passare dall’Italia alla Francia e viceversa senza problemi. Ciò che accadde durante le Olimpiadi però non venne in seguito ufficializzato. Solo nel 2017 i 20 medici italiani dell’ospedale di Briançon guidati da Ceruti hanno creato dei percorsi condivisi tra due ospedali, uno italiano e uno francese, grazie al personale e ad una piattaforma tecnica, con l’obiettivo di mantenere in vita i servizi ospedalieri della zona alpina, altrimenti riconducibili a Torino sul versante italiano e a Marsiglia su quello francese.
«Abbiamo fatto diversi percorsi di anestesia e chirurgia, di cardiologia, dermologia, ginecologia e materno infantile – spiega Ceruti -. Molte delle attività sono state poi bloccate durante la crisi sanitaria del 2020 a causa del Covid, ma non ci siamo fermati ed abbiamo ovviato con la telemedicina».
Ha preso vita in questo modo un progetto innovativo che ha catturato l’attenzione in Italia del CNR, ricorda il coordinatore: «Abbiamo cercato di usare tecnologie innovative, come la telemedicina, per creare percorsi di cura che consentano al paziente di iniziare una terapia in Italia e proseguire in Francia e viceversa. In questo modo si compensano due sistemi: il versante francese funziona bene grazie agli ospedali, quello italiano ha una rete territoriale migliore, non eccellente, ma buona».
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