Le ultime novità sul credito d’imposta in ricerca, sviluppo, innovazione e design

Potenziati gli incentivi legati al credito d’imposta per R&S, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica. Previste agevolazioni per l’acquisto di beni strumentali nuovi, da software a dispositivi per la sicurezza del posto di lavoro

La Legge di Bilancio 2021 ha introdotto una serie di cambiamenti rilevanti sul credito di imposta ricerca e sviluppo ai fini del calcolo e dell’utilizzo del credito stesso. L’obiettivo della misura è incoraggiare la spesa privata per sostenere la competitività delle imprese e favorire i processi di passaggio al digitale nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale.

«Il credito ricerca e sviluppo è esteso anche alle attività di innovazione tecnologica, design e ideazione estetica – spiega a Sanità Informazione Giampietro Salvatore, consulente della Sercam Advisory che collabora con Consulcesi & Partners -. Una delle novità fondamentali è la sostituzione del metodo di calcolo che veniva utilizzato fino a qualche anno fa. Oggi non è più quello relativo all’incremento rispetto alla media triennale fissa 2012-2014 ma si basa sul metodo volumetrico ossia sulla spesa realizzata per l’acquisto di beni relativi a ricerca e sviluppo. Inoltre, – precisa il dottor Salvatore – il credito ricerca e sviluppo può essere utilizzato in tre quote annuali in compensazione».

Per quanto riguarda le agevolazioni relative al credito ricerca e sviluppo, una delle più importanti novità è il passaggio dalle aliquote precedenti alle nuove. «L’agevolazione fiscale per il credito ricerca e sviluppo passa dal 12% al 20% con un massimale del credito che sale dai tre milioni ai quattro milioni. Per l’innovazione tecnologica e in particolare per l’ideazione estetica e design si passa dal 6% al 10% con un massimale che va da 1.25 a due milioni di euro. Per la digitalizzazione 4.0 e per la transizione ecologica si passa dal 10% al 15% e da un massimale di 1.5 milioni a due milioni di euro».

Un altro vantaggio è rappresentato dalla possibilità di integrare il credito ricerca e sviluppo con gli altri crediti. «Laddove una struttura sanitaria investa in strumenti relativi alla propria attività che sperimentino innovazioni tecnologiche nei processi produttivi e nei prodotti sanitari – aggiunge il dottor Salvatore –. Il credito ricerca sviluppo può essere cumulato, se si rientra nei requisiti, con quello relativo ai beni ammortizzabili introdotti dal piano transizione 4.0».

L’ambito di applicazione dei vantaggi fiscali è molto esteso: «Il credito ricerca e sviluppo si rivolge a tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato – evidenzia l’esperto -, anche le stabili organizzazioni di soggetti non residenti in Italia, indipendentemente dalla natura giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione, dal regime contabile e dal sistema di determinazione del reddito ai fini fiscali».

Possono accedere all’agevolazione fiscale, sempre che svolgano attività di ricerca e sviluppo e innovazione tecnologica e design, anche tutte quelle imprese a cui viene commissionato un progetto di ricerca e sviluppo, ma devono risiedere in paesi dell’Unione Europea, ovvero in paesi collaborativi.

Inoltre, per poter accedere al credito ricerca sviluppo occorre adempiere agli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori e rispettare la normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Non possono accedere al credito le imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo senza continuità aziendale, e procedure concorsuali. Sono escluse anche le imprese destinatarie di sanzioni interdittive o che risiedano in paesi non collaborativi.

 

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