Il medico e deputato M5S Carmelo Massimo Misiti: «Il mio obiettivo è ridare dignità al medico non più su una base politica ma sulla base della qualità dei servizi erogati»
Sganciare il percorso di accreditamento dell’eccellenza in ambito sanitario dai desiderata della politica per tornare a far prevalere il merito e i criteri scientifici. È il cuore del disegno di legge depositato alla Camera dei deputati da Carmelo Massimo Misiti, ortopedico e deputato del Movimento 5 Stelle.
Il problema – secondo Misiti – è capire cosa sia davvero “eccellenza” e come riconoscerla, senza essere fuorviati dal marketing ormai entrato anche nel mondo delle aziende sanitarie. Per questo propone di attribuire alle società scientifiche (soprattutto quelle nell’ambito della chirurgia) un ruolo importante di valutazione e di supervisione, sempre sulla base di criteri oggettivi.
«Il mio obiettivo è ridare dignità al medico non più su una base politica ma sulla base della qualità dei servizi erogati», spiega Misiti a Sanità Informazione. «All’articolo 1.2 del DM 70 si parla di centri di eccellenza. Ma la norma che avrebbe dovuto sancire quali fossero i requisiti non è mai stata scritta. Con questo Ddl vogliamo dare un riferimento all’eccellenza sulla base di lavori, pubblicazioni, valenze e qualità che vengono erogate dal Servizio sanitario pubblico o privato».
Oggi fra i criteri riconosciuti permangono l’accreditamento istituzionale e la certificazione ISO, criteri che garantiscono il rispetto dei requisiti legislativi nazionali e regionali ma tale certificazione, secondo Misiti, non sempre è in grado di focalizzare l’attenzione sulla componente professionale.
La proposta di legge, strutturata in sei articoli, definisce i principi generali, nonché l’ambito di applicazione riconoscendo la promozione dell’eccellenza in ambito sanitario attraverso la definizione di due percorsi: il primo con una valutazione generica delle strutture sanitarie, siano esse sia pubbliche che private, il secondo attraverso la valutazione di eccellenza per specialità clinica dei professionisti o delle equipe medico sanitarie. Poi disciplina l’accreditamento generico di eccellenza attraverso un processo di valutazione sistematico e periodico svolto da un ente terzo nazionale e da un organismo internazionale. L’articolo 3 disciplina la certificazione di eccellenza per le diverse specialità dei professionisti o delle equipe medico-sanitarie, presenti negli ospedali e nelle strutture sanitarie, siano esse sia pubbliche che private accreditate. In questo ambito giocheranno un ruolo decisivo le società scientifiche che dovranno gestire questa valutazione sulla base di indicatori e standard di riferimento accettati a livello internazionale anche in considerazione delle performance del professionista o dell’equipe in accordo con l’Istituto Superiore di Sanità. Sarà compito della società scientifica garantire standard di valutazione fondate sulla competenza, imparzialità e trasparenza. La norma prevede anche l’istituzione di un Registro nazionale dell’eccellenza Sanitaria.
La proposta sembra trovare il placet delle società scientifiche. Favorevole si è mostrato Filippo La Torre, past president del Collegio Italiano Chirurghi e Professore di Chirurgia Generale presso l’Università La “Sapienza” di Roma. «Sull’accreditamento fino ad ora hanno giocato un ruolo soprattutto i gestori delle strutture, i direttori generali e poi i politici – spiega La Torre -. Ma un giudizio tecnico per quello che riguarda l’accreditamento lo possono dare soltanto le società scientifiche. Se noi dobbiamo dire qual è il centro urologico di eccellenza in una regione X, non è che possiamo sceglierlo perché il direttore generale ha rapporti stretti con l’assessore. Ma va scelto perché c’è dentro un primario affidabile e capace con numeri importanti di interventi e perché c’è una struttura dedicata capace di rispondere a tutte quante le esigenze. Dallo strumentario alla tecnologia, dall’assistenza post-operatoria alla diagnostica, ecc.».
«Se la scelta viene fatta da un amministratore o da un politico il rischio è che non ci sia la competenza specifica», rimarca il professore di Chirurgia, che poi specifica: «Anche le società scientifiche possono cadere in banalissimi errori non solo di valutazione ma anche di supervalutazione. Per questo servono criteri oggettivi: volumi, strutture adeguate, chirurghi capaci ed esperti».
In base al Ddl la certificazione di eccellenza dovrà comunque essere rivista con cadenza periodica: le valutazioni sono sottoposte a verifica triennale su richiesta degli ospedali e delle strutture sanitarie pubbliche e private, con decadenza automatica del riconoscimento di accreditamento generico di eccellenza sanitaria e della certificazione di eccellenza per specialità sanitaria, a seguito di mancata richiesta o di successiva valutazione negativa.
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