Sanità 27 Maggio 2021 15:24

Mucormicosi, che cos’è il fungo nero che in India sta infettando migliaia di sopravvissuti al Covid-19

Andrea Savarino (ISS) spiega quali sono i rischi di questa micosi, perché sta colpendo in questo momento gli indiani e se è correlata a fattori particolari che possono essere presenti anche in Europa

di Peter D'Angelo
Mucormicosi, che cos’è il fungo nero che in India sta infettando migliaia di sopravvissuti al Covid-19

Uomo, 50 anni, diabetico, che sta uscendo dal Covid-19. È questo il profilo più a rischio di contrarre un’infezione fungina rara ma spesso mortale che affligge migliaia di persone in India. L’infezione, la mucormicosi, è nota anche come “fungo nero” perché trasforma il tessuto corporeo in nero. Andrea Savarino, ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità, ci spiega quali sono i rischi di questa micosi, perché sta colpendo in questo momento gli indiani e se è correlata a fattori particolari che possono essere presenti anche in Europa.

Da cosa dipende questa mucormicosi?

«La patologia era già nota, ed è causata da alcuni funghi, che normalmente vivono nel suolo come saprofiti. Sono state chiamate in causa diverse origini di questo aumento repentino di casi in pazienti che hanno superato il Covid-19. Si è parlato di aumentata patogenicità del virus, che porterebbe ad avere infezioni opportunistiche come nel caso di HIV, sono stati accusati trattamenti anti-SARS-COV-2 a base di idrossiclorochina ed ivermectina, supplementi a base di zinco, e messa in relazione la concomitanza con diabete mellito non diagnosticato o scarsamente trattato e terapie basate su corticosteroidi. Per quanto ciascuna ipotesi meriti la dovuta attenzione ed investigazione, io escluderei alcune di queste ipotesi e ne favorirei altre, su semplice base probabilistica».

Quali sono queste cause correlabili? Ci sono persone più esposte?

«Si erano già visti casi di questa malattia, specialmente in individui immunocompromessi, per esempio con AIDS, od in pazienti con diabete mellito in stadio avanzato o sottoposti a terapia immunosoppressiva (per esempio in caso di trapianto di midollo). L’India ha in corso una grave epidemia di diabete mellito di tipo 2: qualcuno ha giustamente consigliato di saggiare la glicemia in caso di test positivo a SARS-COV-2. Queste condizioni di base sono estremamente importanti anche perché vi è un altro – a mio avviso – determinante fattore di rischio, ossia il trattamento con corticosteroidi».

Per quali motivi il cortisone?

«Le persone che hanno ricevuto corticosteroidi per il trattamento di Covid-19 possono avere incrementato la loro suscettibilità alla malattia. I corticosteroidi, specie se usati in maniera indiscriminata, hanno un effetto immunosoppressivo. Un organismo con le difese immunitarie abbassate può quindi essere più facilmente preda di infezioni opportunistiche. Infine i corticosteroidi hanno un’azione iperglicemizzante, che può aggravare un quadro diabetico sottostante».

Che c’entrano ivermectina e idrossiclorosina? Sono concause?

«Mi sentirei di escludere il contributo di pregressi trattamenti con ivermectina ed idrossiclorochina su basi probabilistiche, come precedentemente accennato. La prima è un antiparassitario che non era mai stato messo precedentemente in relazione con questo tipo di patologia, la seconda non è un farmaco immunosoppressivo come i corticosteroidi, ma immunomodulante. L’idrossiclorochina, poi, ha, a differenza dei corticosteroidi, un effetto ipoglicemizzante, confermato, fra l’altro, in pazienti di etnia indiana. Mantengo tuttavia il beneficio del dubbio: si sa comunque ancora poco della relazione tra questa patologia e Covid-19; saranno quindi necessarie ulteriori indagini per escludere qualsiasi concausa».

Quali possono essere le conseguenze?

«In talune circostanze, questi funghi possono colonizzare un organismo indebolito per trovare le sostanze necessarie al loro sostentamento. Si comportano così come “opportunisti”, e la loro proliferazione nell’organismo può portare notevoli complicanze, anche la morte».

Come avviene questa invasione?

«Vi è un’invasione dei tessuti molli, in questo caso a livello del rinofaringe. In alcuni casi vi può anche essere invasione polmonare ed encefalica da parte del micete. Si possono anche osservare forme disseminate. Le terapie disponibili basate su antifungini spesso non sono sufficienti, ed è necessaria la rimozione chirurgica del tessuto infettato, spesso con danni permanenti».

Si parla di India, perché proprio li? In Europa si sono registrati casi?

«L’India aveva già avuto un’epidemia di mucormicosi, in concomitanza con uno tsunami. In questo caso vi fu il contatto tra terriccio e ferite aperte di vittime del disastro. È assolutamente possibile che l’India abbia condizioni ambientali favorenti questo tipo di patologia, ma un’epidemia simile fu osservata anche nel Missouri, anche lì a seguito di un disastro naturale. È pertanto possibile che casi di questo tipo si stiano verificando anche in aree al di fuori del subcontinente indiano. Non sono a conoscenza di casi di mucormicosi in ex pazienti con Covid-19 in Italia od in Europa in generale».

Il vaccino potrebbe evitare questa criticità?

«Sicuramente sì, perché rimuoverebbe un’importante concausa».

 

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