Zuccotti (prorettore) «Veicolato dalla Leishmania Tarantolae, si conserva a temperatura ambiente, sarà somministrato per via orale e colpirà solo le cellule coinvolte nella risposta immunitaria»
Si chiama LeCoVax2 ed è il nuovo vaccino contro il Covid-19 sviluppato nei laboratori dell’Università Statale di Milano con un lavoro di ricerca coordinato dal prorettore Gian Vincenzo Zuccotti che ai microfoni di Sanità Informazione ha spiegato l’unicità di questa piattaforma vaccinale.
«La proteina spike, che è la parte antigenica del coronavirus e va ad indurre la protezione nei confronti di questa infezione, viene veicolata dalla Leishmania Tarantolae che è un microrganismo non patogeno per l’uomo, che non ha nulla a che vedere con la leishmaniosi nei cani, somministrabile in forma inattivata. Questa micro-fabbrica di proteine, a differenza degli altri vaccini che vanno a colpire un pochino tutte le cellule, è molto selettiva ed entra soltanto nelle cellule che sono coinvolte nella risposta immunitaria. In pratica va nelle cellule espone l’antigene e favorisce l’anticorpale e poi dovrebbe conferire risposta immunologica».
Caratteristiche innovative differenziano infatti LeCoVax 2 da Pfizer o AstraZeneca per il meccanismo d’azione, ma anche per la modalità di somministrazione. I vaccini anti-Covid attualmente in circolazione si basano essenzialmente su due tipologie di piattaforme: mRNA somministrati all’interno di piccole particelle lipidiche o virus modificati, incapaci di replicare e di determinare infezioni, contenenti frammenti genici del virus Sars-CoV.2. In entrambi i casi la produzione delle proteine del virus, i cosiddetti antigeni che scatenano la risposta immunitaria, avviene all’interno delle cellule dei soggetti vaccinati. Al contrario LeCoVax2 è un microrganismo unicellulare modificato che produce e trasporta le proteine virali che stimola la produzione di anticorpi nel soggetto vaccinato. Può essere sviluppato in preparati liofilizzati reidratabili, quindi agevole da conservare e distribuire.
«In questa ultima fase dello studio, che partirà la prossima settimana e si completerà in un mese e mezzo, capiremo se una singola dose sarà sufficiente per fornire una copertura anticorpale e la persistenza nel tempo – ammette Zuccotti -. Non si tratta di un vaccino a vettore virale o a mRNA, e ha caratteristiche che lo rendono facilmente riproducibile: si conserva a temperatura ambiente e dovrebbe essere efficace per via orale o rettale. Stiamo studiando ora la modalità di somministrazione perché, se così fosse, sarebbe utile anche nei paesi del Terzo Mondo e per le fasi future della pandemia».
Lo sviluppo di LeCoVax2 reso possibile grazie al finanziamento della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi e con il supporto dell’Università Statale di Milano e dell’istituto di ricerca VisMederi, punta a realizzare un vaccino in grado di ridurre al minimo anche gli effetti collaterali, come conferma lo stesso professor Zuccotti.
«Si tratta di un prodotto estremamente purificato in cui sono stati eliminati tutti quegli antigeni che potrebbero dare effetti collaterali e nessun beneficio per la risposta immunitaria – spiega il prorettore dell’Università Statale di Milano -, quindi confidiamo che anche tutte quelle persone che oggi fanno fatica ad accettare vaccini veicolati da virus a RNA o DNA potranno avvicinarsi con maggiore tranquillità e serenità, in modo da poter raggiungere finalmente l’immunità di gregge. L’obiettivo è poter disporre di questo vaccino nella primavera del 2022».
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