Le due mozioni, a prima firma Bellucci (Fdi) e Lorenzin (Pd) puntano anche a garantire il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza. Il vecchio Piano Pansm è fermo al 2013-2014. Tra le misure anche quella di garantire fino a dieci sedute dallo psicologo ai giovani depressi per via della pandemia
I fatti di Ardea, con la drammatica morte di tre persone tra cui due bambini di 5 e 10 anni, hanno portato alla ribalta il tema della salute mentale e la necessità di potenziare un settore assistenziale su cui non sono ammesse lacune organizzative. La Camera dei deputati, con straordinario tempismo, ha approvato due mozioni, in realtà presentate tempo fa, che hanno l’obiettivo di predisporre un nuovo piano nazionale per la salute mentale per una strategia di intervento volta al rilancio dei servizi per la salute mentale, per garantire le prestazioni, anche domiciliari, psicologiche e psicoterapeutiche necessarie ed appropriate e per combattere ogni stigma verso le persone affette da queste patologie.
I dati non sono incoraggianti: al momento si calcola che una persona su quattro nel mondo sia colpita da disturbi mentali e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) indica come il disagio mentale rappresenti per i sistemi sanitari e sociosanitari una questione centrale. Nell’Unione europea i problemi di salute mentale colpiscono circa 84 milioni di persone (più di un cittadino su sei) e ogni anno vengono spesi a livello europeo 600 miliardi di euro, il 4 per cento del prodotto interno lordo, per le conseguenze della cattiva salute mentale.
Secondo il Rapporto italiano sulla salute mentale del 2018, gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici sono 837.027 e le prestazioni erogate dai servizi territoriali ammontano a 11.039.492, con una media di 14,2 prestazioni per utente. Per quanto riguarda le strutture residenziali psichiatriche attive pubbliche e private queste sono 1.965, mentre sono 881 quelle semiresidenziali psichiatriche attive pubbliche e private.
Il Piano che oggi è in vigore è il Pansm (Piano di azioni nazionale per la salute mentale, del 24 gennaio 2013) e i suoi tre documenti di approfondimento del 2014 (residenzialità per adulti, semi-residenzialità e residenzialità in età evolutiva, percorsi di cura per patologie ad alta complessità e/o ad alta prevalenza).
I centri di salute mentale (Csm), presenti percentualmente in numero adeguato in tutto il territorio nazionale (1 ogni 80-100.000 abitanti), non sono equamente distribuiti, sono aperti per fasce orarie ridotte (ad eccezione di alcune realtà regionali); gli interventi di gestione della crisi, di presa in carico individuale, di sostegno alle famiglie e all’abitare, nonché di integrazione sociale finiscono per essere insufficienti;
Purtroppo, sono sempre più numerosi i neuropsichiatri infantili che lanciano quotidianamente un grido di allarme sulle situazioni di emergenza «para-Covid» che stanno vivendo i pochi reparti di neuropsichiatria infantile esistenti in Italia e sull’incremento delle richieste di aiuto e di ricovero che ricevono per tentativi anticonservativi di adolescenti in particolare di sesso femminile.
La mozione a prima firma dell’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin (sul quale poi è arrivata l’adesione anche di deputati di altri partiti) impegna il Governo, tra le altre cose:
Molti degli obiettivi di questa mozione sono contenuti anche in quella presentata e approvata da Maria Teresa Bellucci di Fratelli d’Italia nel quale però sono presenti anche altre istanze come quella di adottare iniziative per aumentare la quota di spesa per i Dipartimenti di salute mentale, ferma da oltre 20 anni al 3,5 per cento del Fondo sanitario regionale, cioè a poco più 4 miliardi di euro, al fine di potenziare i servizi e coprire le richieste crescenti dei cittadini in ogni fascia d’età. O di adottare iniziative per finanziare uno specifico Fondo nazionale di lotta alle dipendenze patologiche, al fine di mettere il servizio pubblico, le comunità terapeutiche, e le associazioni del terzo settore nelle condizioni di affrontare efficacemente un fenomeno in continua evoluzione correlato alla diffusione delle dipendenze patologiche sia comportamentali che da sostanze stupefacenti;
Infine, impegna il governo a prevedere un monitoraggio costante del sistema di cura della salute mentale e degli interventi di promozione del benessere psicologico, mediante la pubblicazione di una relazione annuale da parte del Ministero della salute.
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