Le proposte del segretario della commissione sanità: «Formazione universitaria sul territorio per gli aspiranti MMG e Municipi punti di riferimento anche per la sanità territoriale, così come già accade per i servizi assistenziali»
Non convince la bozza di riforma della sanità lombarda approvata in giunta e presentata in commissione. Dopo aver ascoltato tutti gli stakeholders (sindacati, medici di medicina generale, infermieri, tecnici di radiologia), il consigliere regionale Gregorio Mammì, segretario della terza commissione in quota Movimento Cinque Stelle, ha preparato alcune proposte correttive che nei prossimi giorni saranno sottoposte all’assessore al Welfare Letizia Moratti.
«In particolare sotto la lente d’ingrandimento della commissione sono finiti i presìdi territoriali che, come sono stati pensati (un distretto ogni 100 mila abitanti, una casa della salute ogni 50 mila abitanti e un ospedale di comunità ogni ASST) non rispondono alle esigenze di una città come Milano – dichiara Mammì ai nostri microfoni –. Se alcune categorie ascoltate in commissione immaginano il proprio futuro nelle case di comunità, ad esempio infermieri e tecnici di radiologia, altri, come i medici di medicina generale, non si riconoscono nel nuovo modello di sanità territoriale».
Proprio il tema dei medici di medicina generale sembra essere prioritario, dal momento che a Milano e in molte città di provincia esiste un rischio concreto di rimanere a corto di camici bianchi a causa di un fattore generazionale che lo stesso Mammì spiega nel dettaglio: «Questa situazione è figlia dell’industrializzazione degli anni ‘70 e ‘80 quando sono nati quartieri ad alta densità di popolazione che hanno portato sul territorio medici di medicina generale, che oggi sono in età da pensione, ma senza preparare un adeguato ricambio. Così quartieri come Giambellino a partire dal prossimo mese di luglio rischiano di rimanere scoperti con gravi disagi per i residenti. Il nostro impegno va nella direzione di prevedere l’assegnazione automatica di un medico di medicina generale di prossimità per i cronici e gli anziani».
Per far fronte a questa criticità è anche allo studio una proposta per la formazione dei medici di medicina generale portata avanti da Mammì. «La riforma del sistema dovrebbe prevedere una formazione specialistica universitaria anche per i medici di medicina generale ma sul territorio, utilizzando gli ospedali di comunità e le case della salute».
«Se i numeri dicono che Milano ha tutte le carte in regola per avere strutture intermedie secondo il PNRR, è altrettanto vero che una metropoli così vasta ha peculiarità e caratteristiche tali per cui il rischio di creare sovrapposizioni e spreco di risorse è molto alto». Un fattore questo che per l’esponente pentastellato è superabile con una legge speciale per Milano. «Avere un dipartimento ogni 100 mila abitanti o una casa della salute ogni 50 mila in una realtà come questa ad alta densità abitativa e con più ospedali di eccellenza è assurdo. Molto meglio calibrare i dipartimenti sui municipi e far sì che questi ultimi vengano riconosciuti come punti di riferimento anche per la sanità territoriale, così come già accade per i servizi assistenziali».
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