Salute, benessere e prevenzione
i consigli quotidiani per vivere meglio.
La Società Italiana di Nefrologia chiarisce i comportamenti da adottare per chi è affetto da malattia renale
Stagione estiva, inquinamento atmosferico, cambiamento climatico e malattia da Covid-19. Un mix esplosivo per chi soffre di malattia renale cronica o per chi rischia di sviluppare malattie renali (sovrappeso, ipertesi, diabetici). Con l’estate alle porte, la Società Italiana di Nefrologia fa il punto sulle buone pratiche da adottare per far fronte alla calura estiva, utili sia ai soggetti a rischio sia ai pazienti già affetti da malattia renale, fragili per antonomasia.
L’arrivo dell’estate rappresenta una sfida per chi ha una funzionalità renale ridotta: il caldo e l’aumento generale delle temperature, infatti, espongono l’apparato renale a uno sforzo intenso a causa della perdita di liquidi e sale da un lato, con una conseguente riduzione del volume dei liquidi intracorporei e possibile riduzione della pressione arteriosa, fattori che condizionano la quantità di sangue che arriva ai nostri reni.
«Un peggioramento della funzione renale si verifica se non si compensa adeguatamente la perdita di liquidi e sali – spiega Piergiorgio Messa, Presidente SIN. Tutto ciò è aggravato da forti e rapidissime escursioni termiche, in grado di mettere a dura prova il sistema circolatorio, neuro-vegetativo e la funzione renale. Il climate change si configura come un fattore di rischio addizionale per la salute dei reni. I pazienti con funzionalità renale ridotta a causa di una malattia preesistente o i soggetti con rene unico sono i più esposti».
Si tratta di regole valide per tutti, ma che assumono maggior peso per le popolazioni anziane o per chi presenta un aumentato rischio di sviluppare nefropatie a causa di condizioni quali obesità, sovrappeso e diabete.
Il cambiamento climatico e l’esposizione prolungata al caldo rappresentano fattori di rischio per lo sviluppo di malattia renale cronica. Gli esperti ipotizzano una forma di nefropatia causata da stress da calore. Sono particolarmente a rischio le persone che lavorano per tempi prolungati in ambienti particolarmente caldi e umidi.
Non solo, con il caldo estivo tende ad aumentare anche l’inquinamento atmosferico, un fattore di rischio che determina molteplici e ben noti effetti negativi sulla salute. Mentre studi precedenti avevano già dimostrato come l’inquinamento atmosferico sia associato a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, cancro, infezioni e mortalità, vi sono prove emergenti che suggeriscono che possa anche influire negativamente sulla salute dei reni.
«In letteratura – spiega Piergiorgio Messa, Presidente SIN – iniziano a comparire casistiche che dimostrano come nei pazienti con malattia renale di vario grado e nei pazienti portatori di trapianto renale, la risposta anticorpale al vaccino contro il Covid-19 sia ridotta rispetto a quanto osservato nella popolazione generale. Questi risultati potrebbero presagire una ridotta capacità di protezione vaccinale nei confronti dell’infezione da Covid-19 in queste categorie di pazienti. Lo studio SIN-ISS, sostenuto da AIFA, darà risposte definitive su questo punto critico, premessa necessaria per poi progettare strategie vaccinali diverse. I nostri pazienti devono continuare a mantenere il distanziamento, l’uso della mascherina e l’igiene delle mani, durante l’estate e nonostante la vaccinazione».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato