Andronico (psicoterapeuta): «Attenzione all’uso ossessivo dei filtri. Dismorfismo corporeo e vigoressia sono i disagi psicologici conseguenti più diffusi». L’Advertising Standard Authority inglese li ha giudicati “fuorvianti”, la Norvegia ne ha bandito l’uso su social e app
«Ragazzi, so quante rughe ho accanto all’occhio, per favore rimettetele tutte a posto». Lo ha detto Kate Winslet allo staff tecnico di “Mare of Easttown”, la nuova miniserie crime di cui è protagonista, che aveva ritoccato la sua immagine. Filtri, che in versione più o meno sofisticata, sono ormai alla portata di tutti, tanto da aver trasformato le foto al naturale un oggetto raro.
Ma perché, se l’attrice britannica riesce a farsi amare dai suoi fan mostrando tutte le imperfezioni dell’età che avanza, sono sempre di più le persone, di successo e non, che non apparirebbero senza filtri nemmeno in una foto di famiglia?
«Nell’era dei social network, accanto all’immagine che abbiamo comunemente di noi stessi, guardandoci allo specchio, ne esiste un’altra, più sofisticata, accurata, che mostriamo nel mondo virtuale: l’immagine cosiddetta sociale», spiega Francesca Andronico, psicologa, psicoterapeuta, scrittrice e coordinatrice del network territoriale dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.
La Norvegia, l’11 giugno di quest’anno, ha bandito l’uso di filtri social e app per ritoccare il proprio corpo. Ora, influencer e celebrities norvegesi non possono più modificare le foto pubblicitarie postate sui loro social, a meno che non ne sia chiaramente contrassegnata l’alterazione. In precedenza, l’Advertising Standard Authority inglese, sollecitata dalla campagna social #filterdrop lanciata a luglio 2020 dalla make-up artist Sasha Pallari, aveva già giudicato “fuorviante” l’uso dei filtri nelle pubblicità social.
La riflessione sugli standard di bellezza irrealistici promossi sui social si è man mano allargata, coinvolgendo sempre più star e influencer che con la propria immagine ci lavorano. L’ultima a dire la sua è stata la beauty blogger e make-up artist ClioMakeUp: «Inizialmente non sembra ci sia molta differenza: solo la pelle un po’ più chiara, il naso leggermente più stretto, i pori meno dilatati, l’incarnato più luminoso, gli occhi più brillanti... Alla fine sono sempre io non c’è molta differenza, e allora perché quando quel filtro così apparentemente innocuo scompare mi sento più brutta, meno adeguata?» chiede Clio in un post social.
«L’uso smodato di filtri per il ritocco delle immagini può innescare anche problemi di tipo psicologico – aggiunge Andronico -. I disagi sorgono quando si crea una discrasia troppo evidente tra l’immagine sociale creata e quella che realmente si ha di sé stessi. Una trappola in cui possono finire sia le persone dalla bassa autostima, che cercano di risollevarla cancellando i propri difetti fisici, che i soggetti dotati di un eccessivo narcisismo, alla ricerca continua di nuovi motivi per auto-compiacersi».
Adolescenti di sesso femminile sono gli individui più a rischio, «ma – sottolinea la psicoterapeuta – anche le donne mature non sono completamente al sicuro, soprattutto coloro che attraverso la cosiddetta crisi di mezza età. Donne non più giovani che non accettano una pelle poco elastica e un corpo meno tonico. Non a caso, si parla sempre più di frequente di adultescenza: ragazzine vestite e truccate come delle donne e signore in post-menopausa che indossano abiti fin troppo giovanili». Anche se il fenomeno sembra riguardare maggiormente il genere femminile, pure gli uomini che si mostrano senza filtri sembrano essere sempre più rari. «Se le donne si dedicano principalmente all’eliminazione delle imperfezioni del volto, per un primo piano impeccabile, gli uomini – aggiunge la specialista – sono molto più accorti alla forma fisica, concentrandosi sulla correzione dei difetti del corpo».
Al diverso uso dei filtri corrisponde anche una differente manifestazione del disagio che ne può derivare. «Si va dal dismorfismo corporeo, caratterizzato per un’ossessione verso uno o più difetti reali o presunti tali, alla vigoressia, un’eccessiva attenzione al tono muscolare. Il dismorfismo corporeo – aggiunge l’esperta – può condurre anche ad un eccesso di chirurgia estetica per correggere persino i difetti invisibili agli occhi altrui. La vigoressia, invece, induce il soggetto ad un allenamento eccessivo, un’ossessione per la massa magra e per una dieta ipocalorica e iperproteica, non di rado costellata dall’utilizzo di steroidi anabolizzanti».
Purtroppo, però, spesso, né la chirurgia estetica, né un corpo statuario risolvono le insoddisfazioni di questi individui ossessionati dalla propria bellezza. «Di frequente – dice la psicologa – si tratta di soggetti che hanno dei problemi interiori che, se non risolti, vengono riversati sull’esteriorità. L’eccesso di attenzione per il proprio aspetto non potrà mai essere considerato un atteggiamento sano, così come d’altro canto – conclude Andronico – non lo sarà in nessun caso nemmeno la trascuratezza eccessiva». Come già aveva intuito Aristole “il mezzo è la cosa migliore”.
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