Sono in prevalenza donne e arrivano da tutta Italia per inseguire il sogno di diventare medico. Nessuna irregolarità e massimo rispetto delle norme anti-Covid, ma chi non dovesse farcela può tentare la via del ricorso
Conclusi gli esami di maturità, per molti ragazzi è già tempo di mettersi alla prova con i famigerati test di ingresso all’Università. In calendario questa settimana il test di Medicina organizzato dall’Università Cattolica in lingua inglese. Duecentocinquanta i candidati suddivisi in quattro turni da sessantacinque minuti si sono misurati con domande di matematica, chimica, biologia e attualità al centro Selexi di Milano per superare lo scoglio del numero chiuso.
Sono arrivati da ogni parte d’Italia, alcuni addirittura dalla vicina Svizzera, accompagnati dai genitori, tutti molto motivati. «Credo che una laurea internazionale apra molti più sbocchi lavorativi», ci dice Federico che è arrivato da Torino per sostenere il test ed ha già in calendario altri appuntamenti nelle principali facoltà italiane.
«Il test non è stato semplice, alcune domande difficili, in particolare in biologia – ci racconta Maria Vittoria che ha preso il treno all’alba da Genova per inseguire il suo sogno – ma le possibilità per entrare a medicina sono molte. Se non andrà bene alla Cattolica in lingua inglese, tenterò il percorso in italiano anche in altre università private».
Viola, arrivata da Pesaro, ha il sorriso sulle labbra. È soddisfatta della sua prova anche se ammette: «Le difficoltà di sostenere un esame in lingua inglese sono tante, fosse stato in italiano tutto sarebbe stato più semplice».
Qualche domanda più complessa, ma niente di insuperabile per i ragazzi che sembrano avere le idee molto chiare sul futuro. «Io faccio altri test sia in italiano che in inglese», dice Lucia che è arrivata da Rimini e condivide questa esperienza con Bianca e Chiara, conosciute durante i corsi di preparazione al test.
L’ipotesi di non farcela è remota per tanti di loro, c’è chi addirittura ha già in tasca un pass per la facoltà di biologia in Inghilterra, ma non demorde: «Le strade per entrare sono molte, devo farcela» dice Lucrezia.
Un pensiero comune tra chi ha sostenuto i test nei due giorni, ma non cerca alibi. «Tutto è stato gestito in maniera impeccabile – dicono in coro Chiara, Bianca e Lucia – un controllo costante tra i banchi e massimo rispetto delle norme anti-Covid». «Hanno addirittura fornito le mascherine – racconta poco più in là Maria Vittoria – per garantire la massima sicurezza e nessuna possibilità di infrangere le regole anti-Covid».
Poche le critiche, ma per dare una chance ai ragazzi che non dovessero farcela, i consulenti di Consulcesi, esperti nei ricorsi legali, si sono messi a disposizione per raccogliere segnalazioni di irregolarità e suggerire eventuali percorsi possibili per centrare l’obiettivo.
«Siamo qui a Milano perché vogliamo fare in modo che gli studenti che non dovessero farcela con le proprie forze riescano comunque, tramite un ricorso collettivo, a rientrare nelle graduatorie – spiega Fabio Vecchiato, consulente Consulcesi –. È un sistema da cambiare e visto che non ci pensa lo Stato possiamo intervenire noi a livello legale. Alcuni ragazzi nella prima giornata ci hanno segnalato la presenza di cellulari e di studenti che hanno tentato di fare uso di qualche apparecchio tecnologico, il che può essere motivo di contestazione. I ragazzi hanno molta voglia di entrare e quindi c’è tanto interesse anche verso questo possibile percorso giuridico».
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