Salute 19 Luglio 2021 15:55

Green Pass, Ippolito (Spallanzani): «Dare più libertà a chi non è un rischio per la salute pubblica»

«Il Green Pass deve essere scrupolosamente applicato per quelle che sono le sue finalità. La gente comune non capirebbe per quale motivo, in caso di ripresa della pandemia, si dovrebbero applicare le stesse restrizioni a chi è vaccinato e a chi non lo è». E sui vaccini: «È un gesto di egoistico altruismo»

Green Pass, Ippolito (Spallanzani): «Dare più libertà a chi non è un rischio per la salute pubblica»

L’incremento dei contagi – complice la variante Deltae le varie ipotesi sui cambiamenti dei parametri per definire i colori delle Regioni. Ma anche la possibile estensione del Green Pass ai ristoranti al chiuso e ai mezzi pubblici e l’avanzamento della campagna di vaccinazione. Giuseppe Ippolito, direttore Scientifico dell’INMI Spallanzani, nell’intervista a Sanità Informazione fornisce un’analisi della situazione pandemica attuale, raccomanda di potenziare la campagna di immunizzazione e mostra le argomentazioni a favore del vaccino anti Covid-19.

Direttore, tornano a salire i contagi ma non ospedalizzazioni e decessi. Cosa si è sbagliato? I vaccini neutralizzano la variante Delta?

«Le evidenze che abbiamo al momento sono che la variante Delta è tra il 40% e il 60% più contagiosa della variante Alfa, che è stata il ceppo dominante negli ultimi mesi, con una carica virale anche mille volte superiore a quelle delle altre varianti ed una durata dell’incubazione inferiore. Si prevede che in tempi brevi sarà la variante dominante. La buona notizia è che la doppia dose di vaccino sembra conferire una adeguata protezione nei suoi confronti, anche se non totale. Ciò premesso, dobbiamo rilevare che in Italia, ad oggi, meno della metà della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, e un terzo non l’ha neanche cominciato. Abbiamo dunque da un terzo alla metà della popolazione suscettibile di infezione, e questo è un potenziale problema anche per noi che siamo vaccinati, dal momento che una ripresa della circolazione del virus porterebbe con sé il rischio dello sviluppo di nuove varianti virali. Quanto alle ospedalizzazioni e ai decessi, di solito il loro numero aumenta con qualche settimana di ritardo rispetto all’impennata dei casi, quindi la prudenza è d’obbligo. Va detto, tuttavia, che le fasce di popolazione più vulnerabili al virus – anziani e persone con comorbilità – sono anche quelle con il più elevato tasso di immunizzazione. La costante e sensibile riduzione dell’età media dei contagiati riscontrata nelle ultime settimane – siamo scesi a circa 30 anni – è una chiara indicazione dell’efficacia del vaccino, quindi sotto questo aspetto si può essere fiduciosi, dal momento che i tassi di ospedalizzazione e di decesso per gli under 60 sono in generale molto bassi. Ci aiuterà anche, nelle prossime settimane, osservare l’andamento epidemiologico di paesi come Israele o il Regno Unito, che sono più avanti di noi nella vaccinazione e dove la variante Delta è ormai dominante».

Quale estate dobbiamo aspettarci? È favorevole ad estendere il Green Pass?

«Il numero dei casi positivi è in rapida risalita, e lo sarà a mio giudizio per qualche settimana ancora, favorito dal periodo vacanziero nel quale il tasso di mobilità della popolazione aumenta. Quanto al Green Pass, deve essere scrupolosamente applicato per quelle che sono le sue finalità, ovvero dare più libertà di movimento a chi, essendo vaccinato, avendo già avuto l’infezione o avendo effettuato un tampone, non costituisce un rischio significativo per la salute pubblica. Ciò detto, dico solo che la gente comune, e io sono tra questi, non capirebbe per quale motivo in caso di ripresa della pandemia si dovrebbero applicare le stesse restrizioni a chi è vaccinato e a chi non lo è».

Cambieranno i parametri per determinare le fasce di rischio delle Regioni?

«Questo è un argomento sul quale il Governo e le Regioni dovranno prendere una decisione, anche tenendo conto delle opinioni degli esperti».

Pensa che arriveremo all’immunità di gregge per settembre?

«Da qualche settimana stiamo viaggiando ad una media giornaliera di oltre 500.000 dosi somministrate. Se tra metà luglio e la fine di settembre, con le ferie di mezzo, riuscissimo a viaggiare ad una media anche soltanto di 250.000 dosi giornaliere, a fine settembre ci troveremmo con una percentuale del 67% della popolazione totale, e del 75% della popolazione vaccinabile (con più di 12 anni), completamente immunizzata, ma sono certo faremo meglio. Negli ultimi giorni però stiamo somministrando soprattutto richiami delle prime dosi, e il numero delle prime immunizzazioni è sceso: dobbiamo rafforzare la campagna vaccinale sotto questo aspetto, cercando di convincere gli indecisi e portando il vaccino il più vicino possibile alle persone, limitando al massimo i disagi e la burocrazia».

Cosa si sente di dire a chi ha paura o è contro il vaccino?

«I vaccini contro il Covid salvano la vita, soprattutto a chi ha superato i sessant’anni o ha condizioni mediche sottostanti come diabete, ipertensione, insufficienza cardiaca o renale, o patologie trattate con farmaci immunosoppressori. I vaccini approvati in Europa sono sicuri, lo dimostrano le centinaia e centinaia di milioni di dosi somministrate a tutt’oggi con una bassissima rilevanza statistica di effetti avversi. Vaccinarsi è un gesto di egoistico altruismo: ci si protegge da una malattia della quale sappiamo ancora poco e contemporaneamente si riduce la circolazione virale, proteggendo in questo modo i propri familiari, colleghi, compagni. Non vaccinarsi è un rischio per sé stessi e per gli altri, e rischia di creare danni indiretti al sistema sanitario, perché il no-vax che si becca il Covid occupa un posto in corsia o in terapia intensiva che sarebbe stato altrimenti a disposizione per altre patologie. Questi sono gli argomenti a favore del vaccino: aspetto ancora di ascoltare argomentazioni razionali di chi è contrario».

Obbligo o spinta gentile? E per sanitari, studenti e professori?

«L’esperienza di altri vaccini ci ricorda che la tematica dell’obbligo generalizzato è fortemente divisiva e fonte di posizioni contrapposte spesso strumentali. Credo che non si possa che essere favorevoli all’obbligo per chi svolge attività che comportano un contatto diretto e frequente con altre persone: in primis gli operatori sanitari, ma anche per altre categorie professionali che rappresentano la spina dorsale dei servizi essenziali di un paese. Alla base di tutto, deve esserci la considerazione che chi non è vaccinato costituisce un rischio per sé e soprattutto per gli altri. La scuola rappresenta un momento centrale della ripresa del Paese. Sono convinto che gli studenti accetteranno di buon grado la vaccinazione e spero che la quota significativa di insegnanti e personale della scuola che non si sono vaccinati lo facciano al più presto. La scuola deve riaprire in sicurezza e deve essere attuata ogni misura perché questo obiettivo si realizzi».

 

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