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È un’infezione dell’osso e della cavità midollare. Diagnosi rapida e cure tempestive limitano gli effetti della malattia
L’osteomielite è un’infezione dell’osso e della relativa cavità midollare. Rientra nelle infezioni osteoarticolari che colpiscono sempre di più i bambini di tutto il mondo.
Può interessare qualsiasi osso, ma il femore, la tibia, l’omero e il calcagno sono le localizzazioni più frequenti. Per ridurre al minimo le conseguenze permanenti della malattia sono indispensabili una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato.
L’osteomielite può essere causata da un gran numero di batteri: stafilococco – il più comune -, Sreptococcus pyogenes, Escherichia coli e Kingella kingae. La salmonella è spesso responsabile delle osteomieliti nei soggetti con anemia falciforme.
In che modo i batteri possono raggiungere l’osso?
Esistono varie forme di osteomielite:
I sintomi associati alla malattia sono:
L’osteomielite cronica ricorrente multifocale (CRMO) è una malattia di natura infiammatoria e non infettiva, che interessa le ossa nei bambini di qualunque fascia d’età. La causa della malattia è sconosciuta. Non c’è nessuna infezione: è il sistema immunitario ad attaccare erroneamente le ossa provocando un’infiammazione che danneggia gravemente l’osso. Si manifesta con febbre e dolori ossei diffusi e spesso è multifocale, cioè interessa contemporaneamente numerose zone dello scheletro (clavicole, sterno, ossa lunghe degli arti superiori e inferiori, ossa dei piedi, vertebre, coste).
Ecco gli accertamenti da eseguire per diagnosticare l’osteomielite:
La terapia deve iniziare prima possibile. Viene scelta in base all’età del paziente, al sito dell’infezione, allo spettro d’azione degli antibiotici più efficaci e dei microrganismi che causano osteomielite nella zona in cui vive il bambino. L’ideale sarebbe un team di infettivologi, radiologi e ortopedici.
Nelle osteomieliti non complicate la terapia per via endovenosa o intramuscolare si effettua per 7-14 giorni seguita poi da quella orale per un totale di 4-6 settimane. Il passaggio dalla terapia parentale a quella orale si decide in base al decorso clinico e alla riduzione della flogosi. In caso di mancata risposta alla terapia medica, bisogna ricorrere all’intervento chirurgico.
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