L’ultimo appello pro eutanasia del cantautore Amedeo Grisi, affetto da Sla. Intanto prosegue l’iter del Ddl all’esame delle commissioni Affari sociali e Giustizia della Camera. Insorge il mondo cattolico, Mons. Paglia: «Una nuova forma di eugenetica»
Prima era arrivata la lettera del Ministro della Salute Roberto Speranza che, rispondendo all’appello di un tetraplegico che chiedeva di ‘morire con dignità’, ha chiesto alle Asl di attivarsi per applicare la sentenza della Consulta in materia. Poi l’annuncio dei promotori del referendum sull’eutanasia che hanno raggiunto la fatidica soglia delle 500mila firme e puntano ad arrivare a 750mila sottoscrizioni.
Il tema del fine vita resta più che mai caldo in questa torrida estate 2021 e a settembre sarà battaglia in Parlamento: alla Camera dei deputati, presso le commissioni Affari sociali e Giustizia, è in discussione il disegno di legge che punta a rendere operativa la sentenza n. 242 del 2019 della Corte Costituzionale che ha reso non punibile chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi”. II 6 settembre scadono i termini per presentare gli emendamenti.
Speranza, in un intervento su La Stampa, ha sottolineato che «l’attesa e l’auspicio di una legge non possono esimere tutti, quali che siano le diverse legittime posizioni su un tema così delicato, dal prendere atto che la sentenza della Consulta non può essere ignorata». Per questo ha avviato già nei mesi scorsi un confronto con le Regioni che ha l’obiettivo di superare i problemi che rischiano di ostacolare l’attuazione della sentenza della Consulta o di produrre una sua applicazione non omogenea nei diversi territori.
In questi mesi si stanno moltiplicando le storie di persone in gravissime condizioni che chiedono di poter mettere fine alle proprie sofferenze. L’ultimo in ordine di tempo è stato il cantautore sanremese, Amedeo Grisi, che da anni combatte con la sclerosi laterale amiotrofica. «A noi malati di Sla – ha spiegato Grisi su Facebook – viene concesso di decidere se andare avanti, facendo una tracheotomia che vorrebbe dire un tubo in gola e altri tubi nello stomaco per essere alimentato inchiodato in un letto e comunicare con un comunicatore vocale, con una aspettativa di vita di inferno, di due anni. Altrimenti, l’altra possibilità è quella di fermarsi e sottopormi a una eutanasia. Io ho scelto la seconda, perché la prima non mi appartiene e perché il desiderio è quello di tornare ad essere libero».
A giugno Mario (nome di fantasia), 43enne marchigiano tetraplegico immobilizzato da dieci anni per un incidente stradale e in condizioni irreversibili, aveva chiesto di poter mettere fine alla propria vita seguendo le leggi, ma il giudice civile gli aveva detto di no. Poi il ricorso e il ribaltamento di quella decisione.
La raccolta firme per il referendum sull’eutanasia, nonostante le piazze svuotate dalle vacanze, ha visto una grande adesione. Ma ha anche riacceso lo scontro tra favorevoli e contrari: da un lato i promotori, in prima fila l’Associazione Luca Coscioni e il Comitato promotori eutanasia legale, dall’altro il fronte cattolico.
Il referendum ha lo scopo di abrogare la criminalizzazione del cosiddetto “omicidio del consenziente” (articolo 579 del Codice penale) e rimuovere gli ostacoli alla legalizzazione dell’eutanasia anche con intervento attivo da parte del medico su richiesta del paziente, come già avviene in Olanda, Belgio, Lussemburgo e Spagna.
Una deriva pericolosa, secondo il Vaticano: Monsignor Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, si è detto «profondamente preoccupato per la concezione vitalistica della vita. Una concezione – ha detto a Vatican News – giovanilistica e salutistica in base alla quale tutto ciò che non corrisponde a un certo benessere e a una certa concezione di salute viene espulso». Paglia ha parlato di «una nuova forma di eugenetica: chi non nasce sano non deve nascere. Chi è nato e non è sano, deve morire. Questa è una pericolosa insinuazione che avvelena la cultura».
La raccolta di firme proseguirà fino al 30 settembre. Poi saranno presentate in Corte di Cassazione: se la Corte Costituzionale riterrà legittimo il quesito, il voto si terrà non prima della primavera 2022.
Mentre il dibattito si anima, in Parlamento va avanti l’esame del testo (relatori il dem Bazoli e il pentastellato Provenza) che punta a recepire i dettami della Consulta.
La legge vuole creare un percorso disciplinato per porre fine alla propria vita “in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e la supervisione del Servizio Sanitario Nazionale” e concede tale facoltà solo “a chi è affetto da una patologia irreversibile o a prognosi infausta oppure portatrice di una condizione clinica irreversibile, a chi è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale o a chi è assistito dalla rete di cure palliative o abbia espressamente rifiutato tale percorso assistenziale”.
Il Ddl, inoltre, al fine di garantire la dignità delle persone malate e sostenere gli esercenti le professioni sanitarie nelle scelte etiche a cui sono chiamati, istituisce i Comitati per l’etica nella clinica presso le Aziende Sanitarie Territoriali e garantisce l’esclusione di punibilità per gli esercenti le professioni sanitarie.
Ottimista il presidente della Commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni (M5S) secondo cui «entro l’anno potremo avere una importante legge per la vita delle persone». Sul tema però la maggioranza che sostiene il governo Draghi è spaccata: da una parte Pd-M5S-leu che puntano ad approvare la legge entro la fine della legislatura, dall’altra Fdi-Lega e buona parte di Forza Italia che invece fanno muro.
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