Una condizione molto frequente che si manifesta quando il contenuto dello stomaco risale nell’esofago. È il reflusso gastroesofageo: colpisce una persona su tre, sia gli uomini che le donne, più frequentemente tra i 30 e i 50 anni.
Sintomi tipici e atipici della malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE)
I disturbi più comuni causati dalla malattia da reflusso gastroesofageo sono:
- Bruciore dietro lo sterno (pirosi retrosternale) che si irradia posteriormente fra le scapole o al collo fino alle orecchie
- Rigurgito acido (sensazione di liquido amaro o acido in bocca)
Le manifestazioni sono soggettive durante la giornata. I sintomi possono presentarsi al risveglio, dopo i pasti, durante la notte. Si possono avvertire solo in posizione sdraiata e mentre ci si piega in avanti (per allacciare le scarpe o raccogliere qualcosa caduto a terra).
I sintomi “atipici” sono:
- Sensazione di nodo alla gola con difficoltà alla deglutizione
- Difficoltà digestive, nausea
- Laringite cronica, tosse, raucedine, abbassamento della voce
- Singhiozzo
- Asma
- Dolore toracico
- Otite
- Insonnia
Gli esami per la diagnosi
Riferiti i sintomi tipici da reflusso, il medico di medicina generale di solito prescrive una terapia con gastroprotettori. Se il paziente continua a riferire fastidi, dimagrimento, debolezza o anemia, è necessario eseguire alcuni test diagnostici.
Gli esami utili per diagnosticare la malattia da reflusso sono:
- Esame radiologico del tubo digerente: il paziente deve bere una piccola quantità di liquido di contrasto per poter visualizzare l’anatomia e la funzione dell’esofago, dello stomaco e delle prime parti dell’intestino tenue
- Gastroscopia: consente di esaminare l’esofago, lo stomaco ed il duodeno. L’esame si svolge attraverso l’introduzione di uno strumento flessibile nel quale è incorporata una telecamera ed un sottile canale che permette a una pinza bioptica di eseguire prelievi di mucosa
- Manometria esofagea: l’esame consiste nell’introduzione di una sonda attraverso il naso e la somministrazione di acqua in piccoli sorsi. Viene utilizzato per verificare eventuali anomalie della motilità dell’esofago (peristalsi)
- PH-impedenziometria delle 24 ore: si posiziona un sondino sottile che, passando attraverso il naso, arriva fino all’esofago ed è connesso ad un palmare. L’esame dura 24 ore e consente il monitoraggio della quantità di materiale refluito (sia acido che non acido) nell’esofago
Cure e terapie per il reflusso gastroesofageo
Per curare il reflusso gastroesofageo è bene procedere con una rieducazione alimentare e dello stile di vita. È essenziale ridurre il peso corporeo (soprattutto la circonferenza addominale) ed evitare il fumo e gli alimenti che potrebbero peggiorare l’acidità come cioccolata, menta, caffè, alcolici, pomodori, agrumi.
Si suggerisce di aspettare almeno tre ore prima di mettersi a letto dopo i pasti e di consumare una cena leggera la sera.
Se, nonostante le attenzioni e la dieta, i disturbi permangono, lo specialista può prescrivere i seguenti farmaci:
- Antiacidi: neutralizzano l’acido nello stomaco. Hanno un’azione rapida ma non curativa
- Farmaci che riducono la produzione di acido: gli H2 antagonisti sono rapidi ed il loro effetto dura più a lungo rispetto agli antiacidi. A distanza di tempo, si riduce l’efficacia
- Farmaci che bloccano la produzione di acido: sono gli inibitori della pompa protonica. Omeprazolo, lansoprazolo, rabeprazolo, pantoprazolo, esomeprazolo hanno un’azione iniziale un po’ più lenta ma che cura maniera più efficace le erosioni a livello dell’esofago
- Farmaci procinetici: si utilizzano per migliorare lo svuotamento dell’esofago e dello stomaco, impedendo la risalita del materiale, soprattutto dopo i pasti. Possono dare effetti indesiderati – seppur rari – come tremori e disturbi neurologici, allungamento del tratto QT all’elettrocardiogramma, aumento dei livelli di prolattina
Se si è predisposti al reflusso, la prevenzione è l’arma vincente.
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