Sono stati presentati presso l’Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti e per il Contrasto delle Malattie della Povertà, i risultati raggiunti dal Progetto europeo CARE – Common Approach for REfugees and other migrant’s healt. Fanno parte del progetto coordinato dall’INMP, cinque Stati Membri sottoposti a ondate migratorie di rilievo: Croazia, Grecia, Italia, Malta […]
Sono stati presentati presso l’Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti e per il Contrasto delle Malattie della Povertà, i risultati raggiunti dal Progetto europeo CARE – Common Approach for REfugees and other migrant’s healt. Fanno parte del progetto coordinato dall’INMP, cinque Stati Membri sottoposti a ondate migratorie di rilievo: Croazia, Grecia, Italia, Malta e Slovenia.
Il Progetto, avviato nell’aprile 2016, è durato 12 mesi ed ha gestito la presa in carico di alcune iniziative per promuovere la salute dei migranti e dei bisogni delle società riceventi, e in particolare su:
1. gestione della salute all’interno dei centri per migranti in Italia (hotspot di Lampedusa e Trapani-Milo) e in Grecia (Leros e Kos), con team multidisciplinari composti da dermatologi, infettivologi, pediatri, psicologi dell’età evolutiva e mediatori transculturali;
2. sperimentazione di una scheda sanitaria elettronica portatile che racchiude i dati di salute della persona immigrata sin dall’arrivo nel continente europeo, volta ad assicurare la continuità assistenziale;
3. formazione specifica del personale sanitario sulla multiculturalità e sulle tematiche più rilevanti;
4. elaborazione e la sperimentazione di un protocollo olistico per la determinazione dell’età anagrafica dei minori stranieri non accompagnati all’interno degli hotspot;
5. sperimentazione di una piattaforma per la sorveglianza sindromica;
6. intervento sulle popolazioni per sfatare falsi miti e pregiudizi sulla presenza di migranti.
La sessione è stata aperta dalla Direttrice dell’Istituto, la Dottoressa Concetta Mirisola che ha voluto evidenziare come: «In una fase storica complessa come questa, che vede giungere nei Paesi del sud Europa imponenti flussi di migranti che fuggono da guerre, carestie e da ogni tipo di violenza, siamo orgogliosi dei risultati di questo progetto che vede l’Italia capofila in un percorso di prima accoglienza attento ai bisogni di salute di queste persone, e che finalmente delinea corretti approcci clinici e protocolli operativi condivisi» sottolinea la direttrice che prosegue «la presa in carico della salute dei migranti, a cui con il nostro personale sanitario offriamo assistenza sanitaria, 7 giorni alla settimana, sia negli ambulatori specialistici di Roma che negli hotspot di Lampedusa e Trapani-Milo, è una delle priorità dell’Istituto. Il nostro modello – sottolinea ancora – è centrato su un’assistenza sanitaria multidisciplinare, di carattere inclusivo e universalistico, perché la salute è un diritto fondativo di tutti, nessuno escluso, come conferma questo progetto, che ha anche il compito di proporre spunti di riflessione utili alla programmazione sanitaria nazionale e regionale, ponendo l’enfasi sull’importanza delle organizzazioni del privato sociale».
«In questo senso, sono state anche analizzate le sinergie e le complementarietà tra il settore pubblico e quello privato, in Italia, Grecia e Slovenia, registrando le buone pratiche riscontrate sul campo e le evidenze scientifiche che supportano lo sviluppo di politiche pubbliche integrate per migranti e rifugiati. E’ un impegno a tutto campo – conclude Mirisola – che necessita di attività di networking e di relazioni istituzionali internazionali mirate anche alla valutazione delle politiche, perché solo attraverso la conoscenza di quello che funziona e la gestione matura e lungimirante dei fenomeni migratori contemporanei si possono abbattere tutti quei muri, geografici e culturali, che alimentano pregiudizi e irrazionali paure. È la Storia che ce lo impone».