Salute 6 Settembre 2021 17:03

Hurry sickness, il “mal di fretta” è una patologia o uno stile di vita?

Ne soffre il 95% dei manager. Lo psicoterapeuta: «La perdita di sonno, la mancanza di concentrazione e la costante sensazione che il tempo non sia mai abbastanza ci segnalano che qualcosa non va»

di Isabella Faggiano
Hurry sickness, il “mal di fretta” è una patologia o uno stile di vita?

C’è chi prima di addormentarsi ha già pianificato tutti gli impegni del giorno seguente e, nel progettarli, percepisce pure la fretta di doverli portare a termine. Una sensazione di urgenza che di notte può togliere il sonno e di giorno provocare nervosismo, ansia e stress. Uno stato di irrequietezza che i cardiologi Meyer Friedman e Ray Rosenman hanno definito “hurry sickness”, letteralmente “malattia della fretta” (il termine è stato utilizzato per la prima volta nel libro “Type A Behavior And Your Heart”).

Secondo gli specialisti si tratta di “un tentativo continuo e incessante di ottenere sempre più cose o partecipare ad un numero sempre più numeroso di eventi, nel minor tempo possibile”. Obiettivi quotidiani che indurrebbero a pensare, parlare ed agire velocemente.

Hurry sickness, la “malattia” dei manager

Ma vivere tenendo tutto il giorno il piede premuto sull’acceleratore è patologico? «In sé l’hurry sickness non può essere definita una malattia – risponde Morris Orakian, psicologo e psicoterapeuta dell’Ordine degli Psicologi del Lazio -. Tuttavia, può essere correlata a possibili disturbi sottesi, appartenenti alla sfera psicologica o dell’umore. In casi più estremi, poi, può trasformarsi in una condotta patologica».

Il professor Richard Jolly della London Business School ha studiato il fenomeno scoprendo che i manager sono tra le categorie più colpite: il 95% soffre di questa condizione. «Partendo dal presupposto che ogni essere umano si adatta al contesto socio-culturale in cui vive, è inevitabile che in occidente, dove il miglioramento della performance sia lavorativa che sociale è all’ordine del giorno, siamo tutti più a rischio di “mal di fretta”», dice lo specialista.

L’identikit

L’essere multitasking è, di solito, il tratto distintivo dei soggetti affetti da hurry sickness: per loro è inconcepibile dover concentrarsi, anche solo per una volta, su un unico compito. E così, anche nei momenti di relax, provvederanno ad occuparsi di più faccende contemporaneamente.

Ma attenzione: «L’essere multitasking è solo un’illusione, un falso mito da sfatare – assicura lo psicoterapeuta -. La nostra mente è in grado di fare una cosa alla volta. Tanto che, compiendo più azioni contemporaneamente, a nessuna verrà dedicata la massima attenzione. Performance, efficacia ed efficienza aumenteranno al diminuire degli impegni simultanei».

Dal mal di fretta al vivere male

Al di là della qualità dei risultati raggiunti, sono gli effetti collaterali nocivi sul benessere individuale a doverci mettere in allarme. «La perdita di sonno, la mancanza di concentrazione, la costante sensazione che il tempo non sia mai abbastanza, il dover continuamente rincorrere qualcosa, sono tutti segnali che il nostro corpo emette per comunicarci che qualcosa non va. Lo stress, soprattutto se cronico, può indebolire il nostro sistema immunitario e interferire sui livelli di energia, sulle prestazioni lavorative e sull’umore», spiega Morris Orakian.

Rimedi alla hurry sickness

Ma tenere sotto controllo il proprio “mal di fretta” è possibile. «Consiglio di sottoporsi ad una sorta di auto-checkup quotidiano o settimanale, attribuendo un paramento di valutazione (ad esempio da 0 a 10) alla sensazione di “non avere tempo da perdere in quella giornata che sta per iniziare”. Una descrizione quindi della propria percezione, dove lo zero sta per “nessun tempo” mentre il dieci per “tutto il tempo”. Questo esercizio poi andrebbe ripetuto all’inizio del pomeriggio. In questo modo, sarà più facile rendersi conto se i ritmi accelerati delle giornate stiano compromettendo lo stato di salute o se appaiono funzionali al proprio modo di essere».

«Se ci si accorge di aver aumentato troppo il passo sarà meglio rallentarlo: abbassare i ritmi non significa cancellare degli impegni o rinunciare a qualche obiettivo prefissato. Semplicemente, ci si dovrebbe concedere un tempo più lungo, anche di pochi minuti per cominciare, per portare a termine il proprio programma. È quello che chiamiamo “un piccolo disordine nell’ordine”. Quando la situazione apparirà troppo fuori dal nostro controllo, allora – conclude lo psicoterapeuta – sarà meglio rivolgersi ad uno specialista».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Il decluttering e i suoi benefici: ecco come riordinare può far “decollare” la nostra vita
La psicologa Paola Medde: «Un atto che scaturisce da una crisi e che implica profonda consapevolezza. Impariamo a declutterare anche relazioni e abitudini tossiche»
Quando e perché il cibo può fare paura fino a diventare fobia. Il parere dell’esperto
Gianluca Castelnuovo, psicologo, dirige il centro specializzato dell’istituto Auxologico di Milano: «La citofobia colpisce in particolare i bambini, l’età media è di 12,9 anni, l’insorgenza della patologia è determinata da un evento traumatico. È bene rivolgersi ad un centro specializzato dove esiste una interdisciplinarità tra professionisti»
Un’offesa fa “male” come uno schiaffo in faccia
Gli studiosi dell’Università di Utrecht hanno analizzato le reazioni ad affermazioni di diversa natura, come insulti, complimenti e dichiarazioni descrittive, utilizzando l’elettroencefalografia (EEG) e il biofeedback della conduttanza cutanea. L’analisi della psicologa Paola Biondi
Baciare sulle labbra i bambini, giusto o sbagliato? «Puntiamo su manifestazioni più soft ma più efficaci»
Cosmi (componente Ordine Psicologi Lazio): «Il rischio non è erotizzare il rapporto, ma svuotare di significato l’affettività e confondere i ruoli»
Cosa spinge un figlio ad uccidere il proprio padre?
Intervista alla psicologa e criminologa Cristina Brasi
di Stefano Piazza
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Percorso Regolatorio farmaci Aifa: i pazienti devono partecipare ai processi decisionali. Presentato il progetto InPags

Attraverso il progetto InPags, coordinato da Rarelab, discussi 5 dei possibili punti da sviluppare per definire criteri e modalità. Obiettivo colmare il gap tra Italia e altri Paesi europei in ...
Advocacy e Associazioni

Disability Card: “Una nuova frontiera europea per i diritti delle persone con disabilità”. A che punto siamo

La Disability Card e l'European Parking Card sono strumenti che mirano a facilitare l'accesso ai servizi e a uniformare i diritti in tutta Europa. L'intervista all'avvocato Giovanni Paolo Sperti, seg...
Sanità

I migliori ospedali d’Italia? Sul podio Careggi, l’Aou Marche e l’Humanitas di Rozzano

A fotografare le performance di 1.363 ospedali pubblici e privati nel 2023 è il Programma nazionale sititi di Agenas. Il nuovo report mostra un aumento dei  ricoveri programmati e diu...