Il parere del Comitato nazionale sicurezza alimentare più cliccato dai cittadini? La possibilità di contrarre il Covid-19 attraverso il cibo
Controllata la data di scadenza e che l’involucro sia intatto, osservato che carne, pesce, frutta e verdura siano ancora sufficientemente freschi, i prodotti alimentari di ogni genere finiscono nel nostro carrello, poi nelle nostre cucine, fino alle nostre tavole. Sono pochi e semplici i passaggi che facciamo per assicurarci la sicurezza del cibo che mangiamo. Ma se possiamo consumare pasti tranquilli lo dobbiamo ad una catena di controllo alimentare precisa e preordinata.
Un grandissimo lavoro di esperti che i cittadini, spesso, non conoscono ma che, oggi, potranno apprendere nei dettagli grazie alla campagna #EUChooseSafeFood, lanciata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).
«I consumatori europei – spiega a Sanità Informazione Marco Silano, membro della sezione sicurezza del CNSA (Comitato nazionale sicurezza alimentare) del Ministero della Salute – sono fra i più protetti e informati al mondo sui rischi collegati alla catena alimentare, proprio perché il sistema di sicurezza alimentare europeo conferisce ad ogni cittadino il diritto di sapere come viene prodotto, lavorato, confezionato, etichettato e venduto il cibo che mangia».
È l’etichettatura a contenere le informazioni più importanti per il consumatore: «Tutti gli alimenti preimballati nell’Unione Europea – come chiarito dalla campagna sulla sicurezza alimentare – devono essere necessariamente provvisti di un’etichetta alimentare in cui sia riportata l’indicazione della “data di scadenza” o del “termine minimo di conservazione”».
Ogni dicitura ha un preciso significato: “Da consumarsi entro il” riguarda la sicurezza dell’alimento che se consumato oltre la data indicata potrebbe nuocere alla salute del consumatore. “Da consumarsi preferibilmente entro il” è inerente, invece, alla qualità degli alimenti: l’alimento potrà essere consumato in sicurezza anche dopo la data di scadenza, tuttavia potrebbe avere un sapore o una consistenza diversi.
Sulla stessa etichetta devono essere riportate anche le informazioni sugli allergeni, necessarie a tutelare la salute di chi soffre di allergie alimentari. I produttori di alimenti venduti nell’Unione, ai sensi della normativa UE, sono tenuti a riportare sull’etichetta 14 allergeni: arachidi, frutta a guscio, semi di soia, senape, uova, lupini, latte, pesce, cereali contenenti glutine, sesamo, sedano, anidride solforosa, molluschi e crostacei.
Nell’ambito di questo sistema, gli esperti dell’Efsa esaminano dati e studi scientifici per valutare i rischi alimentari. E in Italia è il CNSA ad esprimere pareri in materia, basandosi sulle evidenze della scienza, documentazione fruibile gratuitamente attraverso il sito web del Comitato stesso.
Durante il 2021, a ricevere il maggior numero di click è stato il parere sulla possibilità di contrarre il Covid-19 attraverso il cibo .
«La valutazione di tutte le evidenze scientifiche disponibili ha dato dei risultati che possiamo definire tranquillizzanti – sottolinea Silano -. Ad oggi non è possibile affermare che il virus SARS-CoV-2 possa essere trasmesso per via alimentare, attraverso gli alimenti crudi o cotti. In condizioni normali, non ci sono ancora prove che gli imballaggi contaminati trasmettano l’infezione e il rischio di contagio del virus SARS-CoV-2 attraverso i materiali, il packaging e le superfici a contatto con gli alimenti appare trascurabile».
Il lavoro del CNSA è costante e ininterrotto: «Attualmente è in corso una valutazione sulle micotossine che contaminano i cereali, tra gli alimenti più consumati nel nostro Paese, che sarà – conclude – di sicuro interesse per tutti i cittadini italiani».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato