Aaroi Emac disapprova l’audizione in Senato della Federazione degli Ordini dei Medici sulla riforma del 118
L’audizione in Senato del presidente Fnomceo Anelli sulla riforma del 118 ha sollevato polemiche. Molto critici gli anestesisti rianimatori. «Nell’audizione della Fnomceo – si legge in una nota di Aaroi-Emac – svoltasi ieri 9 settembre sulla riforma del SET118, la Federazione continua imperterrita come sempre a farsi portavoce unicamente degli obiettivi della medicina di famiglia. In totale spregio dei medici ospedalieri, stavolta in un settore, quello della emergenza-urgenza pre-ospedaliera, che proprio nelle Regioni in cui è appannaggio esclusivo della medicina di famiglia ne dimostra la deriva simil continuità-assistenziale (guardia medica), con la quale nulla ci azzecca».
«In pratica per Fnomceo – prosegue la nota – un medico di medicina generale equivarrebbe a un (Medico Specialista in Medicina d’Urgenza) non solo nelle postazioni mobili medicalizzate, ma addirittura nelle Centrali Operative; tutte le discipline equipollenti alla MEU continuerebbero ad essere sdoganate per tale servizio; nessun riconoscimento di qualità verrebbe dato ai mezzi di soccorso con solo infermiere a bordo; dal nuovo SET118 sarebbero estromessi completamente gli anestesisti rianimatori».
«Non solo: per Anelli, il rapporto di lavoro dipendente dei medici ospedalieri diverrebbe “incompatibile” proprio con il SET118 che sogna FNOMCeO, il tutto con l’incredibile paradosso di replicare in tale Documento un assunto di cui l’AAROI-EMAC ha la paternità assoluta: “Per la FNOMCeO si ritiene inoltre indispensabile affermare che il mezzo di soccorso avanzato è l’ospedale portato nel territorio…“.»
«Magari! Se così fosse davvero – continua – plaudiremmo ad un nuovo SET118, finalmente su scala nazionale, che porti “a casa del paziente” competenze mediche avanzate, che evidentemente possono essere tipicamente il più possibile ospedaliere; e invece la “vision” Fnomceo si dimostra esattamente contraria, volendo ridurre l’Emergenza-Urgenza PreOspedaliera, Centrali Operative comprese, a feudo della medicina territoriale».
«Questo è il risultato sconcertante di volersi porre (perché la politica glielo consente) come interlocutori “di riferimento” in argomenti nel merito dei quali – oltretutto – ci chiediamo quali siano l’esperienza e la competenza specifica» conclude Vergallo.
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